Appena finita la tempesta del virus si scatenerà uno tsunami
giudiziario, non contro gli operatori anch'essi vittime, ma contro
lo Stato imprenditore della Sanità: dai Governi ai Ministri,
dai Presidenti agli Assessori regionali, dai presidenti delle ATS
ai direttori sanitari ai primari dei reparti.
E contro lo Stato Vaticano, gestore di istituti religiosi di sanità
e assistenza e datori di lavoro degli oltre 100 preti deceduti: dai
vescovi, ai cardinali, al Papa.
Avere giustizia sul piano penale e civile sarà la domanda principale
del prossimo lustro.
- I parenti dei deceduti per coronavirus vogliono sapere
se sono morti per infausta casualità o per difetto di cura
medica o, peggio, per contagio ricevuto da operatori mandati a curarli
senza i sussidi di legge e senza un preventivo controllo di non
infettività. In questi ultimi casi vogliono essere risarciti.
- I parenti dei deceduti per coronavirus vogliono sapere
dove e come sono stati sepolti o cremati i loro cari. Quelli che
hanno visto sparire i loro defunti senza una funzione religiosa
e senza un cimitero di prossimità, vogliono essere risarciti
per il danno morale.
- I contagiati "guariti" vogliono sapere se la
loro sofferenza, passata e magari anche futura o cronica, sia attribuibile
al fato o all'incompetenza, l'incuria, l'illegalità del sistema
sanitario. Nel secondo caso hanno diritto ad un risarcimento.
- I parenti dei lavoratori della sanità, dell'assistenza,
dell'educazione che sono deceduti per il lavoro esigono risposte
e risarcimenti, da parte di un sistema sanitario e religioso che
li ha mandati a morire e a contagiare migliaia di pazienti/utenti
senza i sussidi di legge e senza un preventivo controllo di non
infettività.
- I lavoratori della sanità, dell'assistenza, dell'educazione
contagiati sul lavoro ma poi "guariti", vogliono vedere
riconosciuta la loro malattia professionale e richiedere il relativo
risarcimento.
- I parenti dei pazienti deceduti o i pazienti non curati, non
per il coronavirus, ma per altre malattie neglette in nome dell'epidemia,
vogliono avere giustizia, penale e civile, per le loro sofferenze.
- I milioni di cittadini agli arresti domiciliari per legge,
vogliono giustizia per i conviventi che hanno dovuto contagiare
o uccidere e vogliono essere risarciti per le spese di mascherine
e guanti che sono stati obbligati per legge a comprare.
- I milioni di cittadini agli arresti domiciliari per legge,
vogliono essere risarciti per i danni non materiali subiti: quasi
due mesi di segregazione, disagi e malattie mentali, disastri relazionali.
- Le migliaia di cittadini costretti al lavoro chiedono giustizia
e risarcimenti, nei casi in cui i datori di lavoro li hanno spinti
al contagio per carenza di misure di protezione.
- Le migliaia di cittadini denunciati o multati per comportamenti
contrari alle disposizioni del "coprifuoco", si rifiutano
di pagare le multe e adiscono le vie legali per difendersi.
- Le centinaia di imprese che falliscono o chiudono, chiedono
i danni allo Stato che non ha saputo prevenire l'epidemìa
o ha imposto leggi largamente contestabili.
- I milioni di cittadini che perdono il lavoro, chiedono
i danni allo Stato che non ha saputo prevenire l'epidemìa
o ha imposto leggi largamente contestabili.
- Le migliaia di cittadini che diventano senzatetto perchè
non possono più pagare l'affitto, chiedono il risarcimento
per i danni materiali e morali.
Inoltre, ricordiamo che:
- i danni materiali e morali provocati dalla pandemìa non
si riducono ai mesi di crisi conclamata (fabbraio, marzo, aprile
2020), ma avranno conseguenze per almeno 1 anno: il tempo
perchè l'economia si riavvii e perchè le ferite psicologiche
si attenuino.
- INPS e fisco devono dimenticarsi, per almeno due anni, di ricevere
contributi e tasse da imprese e cittadini che hanno perso tutto.
- sarebbe doveroso che qualche magistrato (o almeno l'Ordine professionale)
facesse giustizia contro quei giornalisti e opinionisti che hanno
bombardato l'Italia con notizie imprecise o false.
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