Horror Vacui
di Guido Contessa
Le case sono piene di oggetti, più della metà inutili. Il vuoto di suono (il silenzio) viene riempito con urla e musica a volume elevatissimo. Il tempo è colmo di impegni dei quali è difficile spiegare la necessità. La psicologia associa l'horror vacui all'agorafobìa cioè alla paura degli spazi aperti. La storia dell'arte ne ha trovato tracce in ogni epoca. |
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Tuttavia mi sembra che la tragedia del coronavirus abbia messo
in luce una nuova declinazione dell'horror vacui. La paura del vuoto,
del silenzio, della solitudine, dell'ozio. Prima della crisi Covid19 a tutti è capitato di sentire lamentazioni sull'eccessivo carico di impegni, sullo stress della frenetica vita quotidiana, sul desiderio di pace, riposo e sonno. Abbiamo sentito ovunque il mantra del voglio occuparmi di me. Abbiamo sorbito l'elogio degli amici virtuali, degli amori via web, dei videogiochi. Siamo stati assordati dal non riesco a stare abbastanza coi miei cari. Non leggo perchè non ho tempo. Non faccio ginnastica
perchè non ho tempo. Non riesco a contattare amici e parenti
lontani perchè mi manca il tempo. Vorrei tanto imparare una
lingua, ma ho troppi impegni. Il lavoro, i viaggi, le code agli
sportelli mi ammazzano. Non riesco a cucinare come vorrei, perchè
mi manca il tempo. Accompagnare i figli a scuola, al calcetto, alla
lezione di musica, mi uccide. Non parlo mai coi miei figli: non
ho tempo. Poi è arrivato Covid19, e tutto è cambiato. Lavoro
e trasporti sospesi; tempo disponibile: 24 ore al giorno; scuole
chiuse; reclusione obbligatoria dell'intera famiglia; proibiti gli
assembramenti e le code; tempo rubato dalla burocrazia zero; possibilità
di comunicazione telematica illimitata. Ed esplode l'horror vacui.
Il vuoto e il silenzio obbligatori diventano minacciosi e depressivi.
I mass media, abituati al loro invadente ruolo pedagogico, si sentono
obbligati a fornire un decalogo per riempire il vuoto: dalla lettura
all'uncinetto, dal giardinaggio alla ginnastica da camera. Gli artisti
si sentono in dovere di offrire concertini, letture attoriali, videoclips,
come se la Rete non offrisse già milioni di concerti, letture
e videoclips. Giornali, tv e artisti percepiscono la diffusione
non solo del virus, ma anche dell'horror vacui. L'imperativo categorico
è riempire il vuoto, possibilmente dall'esterno perchè
sembriamo incapaci di farlo da soli. |
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