La rete ha più di 20 anni...ma non li dimostra (Eva Zenith)

La Rete ha iniziato la sua espansione nell'ultimo decennio del secolo scorso. I profeti dell'imminente rivoluzione immateriale (compreso chi scrive) non hanno fatto i conti con la viscosità della cultura, degli interessi e delle abitudini del Novecento, che non vuole arrendersi. Internet ha quasi 25 anni ma sembra ancora un neonato.

Politica
Nell'area politica assistiamo a fenomeni contraddittori. Si dice che la primavera araba sia stata favorita dalla Rete e si dice che Obama abbia fatto di Internet uno dei suoi punti di forza. In Italia, Grillo deve la sua ascesa al web e i vecchi tromboni della politica hanno scoperto Twitter. In realtà, verso la politica la rete sta svolgendo un ruolo solo come sostituto dell'informazione tradizionale. Essendo i giornali e la tv nelle mani della conservazione, ogni informazione innovativa, popolare, im-mediata, viene messa in Rete.
Nella vita politica e istituzionale la situazione è del tutto diversa: il web lì non è ancora arrivato. Malgrado le roboanti e populistiche dichiarazione di "e-governance", le istituzioni vivono ancora sulla carta e gli sportelli. L'ipotesi di diffusione della banda larga è rimandata sine die. La legislazione contro lo SPAM e i vari sistemi di intrusione, è visibilmente inefficace. I siti istituzionali sono incompleti, aggiornati all'anno precedente, spesso inaccessibili. I politici preferiscono i summit faccia a faccia alle teleconferenze; i disegnini fatti a mano ai grafici video-dinamici; la televisione ai blogs.

Telelavoro e pratiche cartacee
La diffusione del web sembrava poter portare al superamento dell'ufficio, con conseguenti benefici per gli alberi da carta, il traffico e la libertà degli orari di lavoro. In Italia, i lavoratori che lavorano da casa con l’ausilio di un pc e un collegamento in rete (fonte: Eurofound 2007) sono il 3,9% degli occupati, mentre la media europea (EU15) è all’8,4%, che non è granchè. Oltre a ciò, l'ansia per la carta non è stata scalfita e pochi resistono alla tentazione di stampare e archiviare ogni cosa appaia sullo schermo.

Libri
Nel 2010 le vendite di e-book nel Vecchio Continente hanno rappresentato lo 0,5/0,6% del mercato del libro, nel 2014 saliranno al 6/7%. In Italia nel 2010 abbiamo raggiunto lo 0,2% del mercato librario, nel 2014 potremo dunque arrivare fino al 2/3%. Queste previsioni da alcuni definite rosee sono la prova del fallimento della rete che agli albori sembrava poter segnare la fine del libro cartaceo. La cosa è anche più tragica nel settore scolastico dove milioni di famiglie continuano a dissanguarsi per testi cartacei che potrebbero essere rimpiazzati facilmente da prodotti telematici gratuiti.

Commercio
L’incidenza del commercio elettronico sulle vendite al dettaglio nel 2010 in Europa rappresenta una quota molto interessante per le aziende: Gran Bretagna 9,5%, Germania 6,9% Francia 4,9%, Spagna 1% e fanalino di coda l’Italia con lo 0,8%. L’e-commerce in Italia ha un valore stimato di oltre 14 miliardi di euro nel 2010. I settori principali sono il tempo libero (principalmente giochi d’azzardo) che rappresenta quasi metà del mercato (48,5%), il turismo (31,4%) e l’elettronica di consumo (7,1%). Questi dati sembrano incoraggianti agli ottimisti, ma stanno a indicare che in Europa e soprattutto in Italia è ancora molto lontano il sogno di abolire il tempo buttato e le code per lo shopping; di ridurre i costi di intermediazione di negozianti, grossiti, trasportatori di merci; di sfoltire il traffico verso i centri commerciali.

In buona sostanza, la Rete ha toccato la vita quotidiana molto marginalmente, e solo in piccole minoranze della popolazione. Una rivoluzione rinviata.