Il terrorismo dei NoWeb (Eva Zenith)


Il web è la più importante invenzione del XX secolo e lo strumento più utile e democratico del XXI. Come tuttie le invenzioni e gli strumenti democratici, attira lo sdegno dei benpensanti, conservatori e reazionari. Sono i nipotini di quelli che consideravano le macchine a vapore, le automobili e il cinema come "strumenti del diavolo". In genere, questi critici non sanno spedire una mail o navigare in Rete, oppure hanno difficoltà col pensiero logico. Vediamo alcuni temi sbandierati dai terroristi NoWeb.

1. La profilazione

Grande allarme sembra provocare la profilazione. Cioè quell'attività che, raccogliendo informazioni in Rete su ogni singolo navigatore, consente di inviare pubblicità coerenti coi suoi presunti interessi. L'allarme è anche maggiore se la pubblicità riguarda l'attività elettorale.

Le tv non fanno profilazione e ci rifilano le pubblicità e promozioni più improbabili. Esilaranti sono gli spot di automobili da 100.000 euro ed oltre, che arrivano ai 300 km. ora. Le donne devono sorbirsi lo spot del profuno da uomo che "Non deve chiedere mai". Gli uomini vengono bombardati dalla promo di rossetti e tampax. I giovani devono sopportare pubblicità di pannolini per bebè. Lo stesso accade nella pubblicità stradale, dove siamo obbligati e vedere proposte di maxiappartamenti anche se siamo poveri, di reggiseni anche se siamo uomini e di dopobarba anche se siamo donne.

Ogni volta che entro in Rete mi arrivano pubblicità di moda e arte: due argomenti che mi interessano. Non sarei più felice se fossi bombardato da immagini e filmati di trattori agricoli o mazze da golf.
Per la politica vale lo stesso discorso. Se la mia profilazione indicasse che sono di sinistra, non vedo perchè non dovrei gradire una propaganda di partiti o candidati di sinistra. Certo non gradirei essere seppellito da spot centristi o, peggio, fascisti. Ugualmente, se la mia profilazione mi catalogasse come simpatizzante della destra, non vorrei essere seppellito da citazioni di Marx o Gramsci.
Nella realtà non virtuale abbiamo manifesti stradali invadenti, tavole rotonde e talkshows ammorbanti, addirittura prediche dal pulpito di decine di candidati e partiti, molti dei quali non ci interessano o odiamo.

2. I feed backs negativi

I terroristi NoWeb passano le giornate a stigmatizzare gli "odiatori", quelli che criticano gli abbigliamenti o le pettinature, quelli che dicono "non mi piace quello che vedo" o "non concordo con quello che dici". Quando ciò avviene mediante insulti, minacce, volgarità o diffamazioni siamo nel campo dei reati, che devono essere puniti sia quando sono espressi in Rete sia quando sono manifestati al bar, in classe o sul metrò. Il vantaggio della Rete è che queste espressioni ributtanti possono essere cancellate, mentre nella realtà fisica no. In Rete, nel tuo spazio, puoi cancellare un post sgradito (Facebook e Twitter lo fanno di continuo) e puoi rimuvere dagli "amici" chi insiste.

Il fatto è che queste espressioni di opinioni negative sono osteggiate anche quando sono fatte con linguaggio e toni del tutto accettabili. Sembra che ormai debbano essere messi fuorilegge le critiche e i feedbacks negativi. Se io metto online la mia foto in mutande, considero legittimo sentirmi dire che ho le gambe storte o sono sovrappeso o che guardarmi rattrista la giornata di qualcuno. Se credo di non poter accettare questi feebacks, mi limiterò a postare la foto in costume di un Brad Pitt ventenne. Se pubblico un post con una mia idea, trovo utile sentirmi correggere da chi trova l'idea balzana o folle. Se non sopporto le critiche, posso sempre pubblicare un aforisma di Gandhi o una preghiera di S.Rita.

Purtroppo il web, fra i tanti benefici, ha il limite di attirare molti individui narcisisti e dall'Io debole. Pubblicano foto mostruose e piangono se qualcuno le definisce brutte. Esprimono opinioni deliranti, ma non sopportano che qualcuno lo faccia notare. Approfittano dei navigatori, del loro tempo e della loro attenzione, ma accettano solo applausi e Likes.

3. Pedopornografia e guru assassini

In trenta anni e migliaia di ore di navigazione web non sono mai incappato nè in materiale pedopornografico nè in siti di guru ladri e assassini. I reazionari anti-web amano terrorizzare le famiglie descrivendo una Rete stracolma di pedopornografia, che non solo può essere vista dai pargoli ogni volta che cercano su Google la voce "spiaggia" ma può essere anche fatta col loro innocente consenso.
Invece di puntare l'attenzione sui processi educativi, familiari e scolastici, i NoWeb pr eferiscono additare la Rete come fonte di ogni pericolo. La famiglia e la scuola forse hanno smesso di dare le regole più elementari dell'educazione, che sono state utili per almeno un secolo: non si dà confidenza agli sconosciuti e non si distribuiscono a nessuno, proprie foto senza vestiti. I reazionari non sono interessati a queste noiose questioni pedagogiche: preferiscono diffondere la paura della Rete.
Discorso simile riguarda i guru che diffondono truffe o, peggio, percorsi suicidari. Come ci si imbatte "per caso" in questi siti? E' difficile pensare che nessun genitore e nessun maestro elementare abbia mai detti ai pargoli che non si salta dal primo piano di un palazzo, non si fuma crack, non si ascolta uno sconosciuto che invita a farsi dei tagli sulle gambe. Nè che sia un'idea normale suicidarsi a 10 anni. Anche qui il problema non è la Rete, ma un'educazione che esclude la capacità di "dire NO". La tendenza planetaria all'omologazione e all'assoggettamento, fa crescere i minori nell'ubbidienza a chiunque si mostri più forte e affascinante degli educatori.

4. Il telelavoro e la didattica a distanza

Il telelavoro (smart working per gli anglofoni) e la didattica a distanza sono il futuro. I passatisti si rassegnino. Le automobili hanno sostituito i calessi. Il telefono ha messo fuori gioco i piccioni viaggiatori. Per decenni il lavoro e la scuola sono stati considerati una condanna, cui i più speravano di sottrarsi. Per gli ambienti malsani in cui si svolgevano, per i tempi di trasporto sprecati, per la poca autonomia che concedevano. Assentarsi dal posto di lavoro è tuttora uno sport nazionale praticatissimo; marinare la scuola è stato per tutti un vanto adolescenziale; frequentare l'università era considerata una jattura riservata alle lauree con laboratori obbligatori. Chiunque si sia laureato in scienze umane o sociali si presentava in Facoltà solo per gli esami.

Il COVID ha dato grande potere di influenzemento ai terroristi NoWeb, che hanno invaso i mass media con anatemi anti-modernisti. Improvvisamente, tutti i lavoratori desiderano farsi 4 ore di tradotta superaffollata, pranzare in bar strapieni e costosissimi, aggiornare il guardaroba e l'acconciatura, pur di andare al lavoro in uno sgabuzzino fantozziano di un anonimo grattacielo. Non senza aver prima affidato i figli a una costosa quanto inesperta baby sitter. Improvvisamente, bambini che si inducevano la febbre o fingevano il mal di pancia pur di non andare in classe; bambini che dicevano di essere torturati dal bullismo dei compagni e mobbizzati da insegnanti crudeli; bambini che piangevano ad ogni separazione da mamma e papà, mandano letterine al Presidente della Repubblica e fanno cortei per tornare alla "didattica in presenza". Universitari la cui presenza in Facoltà avveniva due volte l'anno, reclamano a gran voce il diritto alla frequenza.

La più patetica scusa per la ripresa del lavoro e della scuola in presenza, è quella della socialità. I compagni di lavoro con cui litigavamo ogni giorno e i compagni di classe di cui eravamo vittime o che erano le nostre vittime, ci mancano tantissimo. A nulla vale ricordare che ci sarebbero una famiglia o dei vicini di casa con cui socializzare. A nulla vale ricordare che quando lavoravamo o studiavamo in presenza, il massimo della socialità stava nel cellulare, nel tablet e nei Social Networks.

Certo, il telelavoro e la DAD vanno organizzati, come sono stati organizzati (e magari meglio) i luoghi di lavoro e le scuole. E' vero che l'ambiente domestico va organizzato, come per 100 anni abbiamo cercato di organizzare le fabbriche e gli uffici. E' vero che la connessione in Italia fa schifo, ma non è peggio dei trasporti. E' vero che il telelavoro è disorganizzato e sregolato, ma non è che le fabbriche e gli uffici siano esempi di perfezione. E' vero che la didattica a distanza lascia molto a desiderare, ma non più di quanto fosse soporifera quella in presenza.