Il Covid19, come ogni tragedia, ci offre insegnamenti che, se non
fossimo un Paese del Terzo Mondo, dovrebbero farci cambiare e crescere.
Purtroppo abbiamo già dato decine di prove che i disastri
ci interessano solo come emergenza e li dimentichiamo il giorno
dopo. Quello che non abbiamo fatto per i terremoti è eloquente.
Ecco cosa dovremmo imparare.
1. La Sanità va preservata e pianificata
La Sanità pubblica è l'unico servizio dello Stato
per cui vale ancora la pena di pagare le tasse. Purtroppo è
tutta una retorica sulle "eccellenze" e una totale indifferenza
per le "ordinarietà". La medicina italiana è
fantastica se ti serve un trapianto cuore e polmoni, un trapianto
di fegato da vivo a vivo, un impianto di spina dorsale in plastica.
Invece è disastrosa se hai solo una bronchite, una gastrite
o una cefalea: devi soffrire e puoi anche restarci secco.
In questi anni la Sanità è stata trattata come Cenerentola,
con la riduzione di mezzi e posti letto (37 miliardi di euro in
10 anni). Abbiamo trasformato i medici di famiglia in ufficiali
del catasto. Non abbiamo fatto il calcolo del personale medico e
infiermieristico, necessario per integrare i pensionamenti. Abbiamo
chiuso gli accessi alle Facoltà di medicina e alle specializzazioni.
Abbiamo inventato concorsi idioti, utili solo a facilitare le clientele.
Abbiamo affidato le aziende sanitarie ai trombati o ai vassalli
della politica. Abbiamo tollerato il turismo sanitario dal sud al
nord, accettando la pericolosità e l'inefficienza della Sanità
meridionale. Abbiamo trattato i ricercatori sanitari e biologici
come raccoglitori di pomodori (sottopagati e precari).
Il Coronavirus è un test di realtà. Ci ha detto che
la Sanità pubblica è l'unico bene rimastoci e che
dovrebbe, insieme all'istruzione e all'ambiente, essere la prima
preoccupazione di ogni Governo.
Ma lo sappiamo: finita l'emergenza, cioè finito il ballo,
Cenerentola tornerà a fare la serva.
2. Il telelavoro, finalmente
Chiamarlo telelavoro crea vergogna, e allora via con lo "smartworking".
Perchè il telelavoro crea vergogna? Perchè si iniziò
a parlarne almeno 25 anni fa. Dibattiti, studi, pubblicazioni, esperimenti:
tutto inutile. Negli Usa la media dei telelavoratori è del
37%. Nella UE la media è del 17%. Ma l'Italia è al
4,8% e viene dopo Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia,
Ungheria, Portogallo e Germania.
Ora che il telelavoro diventa coatto scopriamo che non abbiamo le
Reti, non abbiamo le competenze, non abbiamo la velocità
di connessione, non abbiamo una moderna normativa. Insomma, lavoriamo
ancora come se il web non esistesse.
Il Coronavirus ci ha fatto scoprire che la segretaria, il contabile,
il venditore, l'archivista ed altre decine di professioni possono
essere svolte benissimo da casa, con un salto in azienda per un
pomeriggio a settimana. Ma non crediamo che impareremo: finita la
crisi, tutti in auto o in metro per arrivare ad una scrivania, un
bancone, un laboratorio del tutto inutili. Il capitalismo italiano
non è turbo: è cieco.
3. Teledidattica, streaming show, teleconferenze: che scoperta!
Esami universitari e teledidattica a distanza. Si fa da 30 anni
in Rete, ma il Ministero dell'Istruzione scopre ora che è
possibile. Naturalmente, poche sono le scuole e le università
attrezzate.
Gli stilisti di moda scoprono che possono mandare in diretta video
le loro sfilate. E magari scoprono che così possono raggiungere,
se sono svegli, un miliardo di compratori di tutto il pianeta, invece
che i 100 snob abituali. Scoprono ora che gli avvenimenti più
importanti e seguiti in tutto il pianeta sono avvenuti in diretta
video: dall'allunaggio alla caduta del muro di Berlino, dalla consegna
degli Oscar alle Olimpiadi.
Le teleconferenze invece non è riuscito a scoprirle nemmeno
il Coronavirus. L'unità di crisi non vede l'ora di riunirsi
intorno a un tavolo ogni sera alle 18 (vicini vicini). Il ministro
della Sanità non resiste dal fare un salto a Bruxelles per
parlare 20 minuti ai colleghi europei, con sequenza di strette di
mano e abbracci. L'Unione Europea adora i viaggi, che sembrano la
sua sola ragione di esistere: non ha ancora assimilato le teleconferenze.
Quindi, finita l'emergenza del Coronavirus non illudiamoci: le
scuole continueranno a insegnare con lavagna e gesso; gli stilisti
torneranno a riempire Milano e Firenze; e i politici continueranno
a viaggiare a nostre spese.
4. Asiatica, Sars e Coronavirus: a quando un "protocollo
epidemie"?
Nel ventesimo secolo si sono verificate tre pandemie influenzali,
nel 1918, 1957, e 1968, che sono identificate comunemente come:
Spagnola (50 milioni di morti), Asiatica (2 milioni di morti) e
Spaziale (1 milione di morti e 20.000 in Italia). Tra il 2011 e
il 2018, l'Oms ha monitorato 1483 eventi epidemici in 172
paesi. "Malattie a tendenza epidemica come influenza, sindrome
respiratoria acuta grave (Sars), sindrome respiratoria del Medio
Oriente (Mers), Ebola, Zika, peste, febbre gialla e altre, sono
testimoni di una nuova era di forte impatto, potenzialmente in rapida
diffusione con focolai sempre più frequentemente rilevati
e sempre più difficili da gestire". (vedi
qui)
Un rapporto del Global Preparedness Monitoring Board (Gpmb),
datato settembre 2019, parlava già di un'imminente
pandemia globale, mesi prima che l'epidemia di coronavirus emergesse
per la prima volta a Whuan: "Il mondo sa che sta arrivando
una pandemia apocalittica. Ma nessuno è interessato a fare
qualcosa al riguardo". L'epidemia di Sars del 2003 ha richiesto
un bilancio di circa 40 miliardi di dollari sull'economia globale,
l'epidemia di influenza suina del 2009 ha raggiunto circa 50 miliardi
di dollari e l'epidemia di Ebola dell'Africa occidentale del 2014-16
è costata quasi 53 miliardi di dollari. Una pandemia dovuta
a un'influenza affine all'influenza del 1918 oggi potrebbe costare
all'economia mondiale 3 trilioni di dollari, ovvero fino al 4,8%
del prodotto interno lordo globale (Pil).
Malgrado ciò OMS, Unione Europea, Governo, Ministero della
Sanità hanno saputo solo fare i sorpresi. In quasi un secolo
non hanno saputo mettere in atto un protocollo internazionale e
nazionale serio, che dicesse a tutti cosa fare di fronte a una possibile
futura pandemìa. A questi parassiti piace di più l'emergenza
e preferiscono prendere decisioni a caso e di momento in momento,
non importa se inutili e contradditorie.
Non possiamo credere che, finito il Coronavirus, le autorià
sanitarie e politiche metteranno finalmente in azione un protocollo
serio che imponga decisioni globali unitarie e automatiche al verificarsi
di certi fenomeni. La globalizzazione va bene per gli affari, ma
non per la sanità.
5. Ridimensionare la scienza
COVID19 dovrebbe insegnarci (per l'ennesima volta) che la cosiddetta
spocchiosa scienza è solo l'ennesima bufala del regime. I
medici, a seconda dei casi, dicono che la medicina è un'arte
o che è una scienza. Per i mezzibusti non ci sono dubbi:
la scienza ha sostituito la Bibbia, e la filosofia aristotelica
dell'ipse dixit. Il problema è che è difficile trovare
due scienziati che dicano la stessa cosa, ed è quasi impossibile
trovare uno scienzato che dica di non sapere qualcosa. Nessuno scienziato
tv ci ha detto che l'OMS sapeva dal settembre 2019 di una imminente
epidemia. Poi arriva la scienziata che dice: "niente allarmismi,
il coronavirus è solo un tipo di influenza". Con
grande sicumera ci spiegano che il virus si trasmette con goccioline
di saliva e solo a interlocutori vicini. Poi arriva la notizia che
il virus sopravvive anche sugli oggetti. Infine che si trasmette
anche a 4-5 metri. Tutti scienziati accreditati.
Il tampone si fa solo a chi ha i sintomi. Poi ci dicono che ci sono
contagiati asintomatici. Muoiono solo i vecchi con altre patologie,
poi ci dicono che il 30% dei decessi ha meno di 60 anni. La mascherina
serve solo a non infettare gli altri; ma allora non si spiega come
mai ne mancano milioni. E non è chiaro come mai tanti "scienziati"
della medicina si sono infettati. Dobbiamo stare in casa e lavarci
le mani. Se stiamo a casa perchè farlo? E se usciamo dove
possiamo lavarci le mani dopo aver tastato una superfiie o un euro?
Se fossimo una società basata sulla ragione impareremmo
a dare alla medicina e alla scienza il ruolo che loro compete: cioè
quello di competenti consiglieri. Purtroppo siamo una società
basata sulla fede, e non riusciremo mai a liberarci dalla servitù
di credere ciecamete in qualcuno o in qualcosa.
6. Cacciare politici e giornalisti
Un ministro dei Trasporti che chiude i voli da e per la Cina,
ma non controlla nè i cinesi che fanno tappa a Dubai o Francoforte,
nè i tedeschi che sono appena stati in Cina. Un capo del
Governo che impedisce alle Regioni di mettere in quarantena
gli studenti che tornano dalla Cina, e dopo un mese chiude tutte
le scuole. Un Governo che fa trapelare la chiusura della
Lombardia, così tutti i meridionali fanno in tempo a prendere
il treno e tornare al Sud: naturalmente non ha pensato di fermare
tutti i mezzi di trasporto non locali. Un ministro della Sanità
che scopre con un mese di ritardo che non ha abbastanza mascherine
o apparecchiature respiratorie, e che il personale sanitario è
insufficiente. Un ministro degli Esteri che va a mangiare
la pizza con l'ambasciatore francese, invece di cominciare a chiedere
il risarcimento dei danni alla Cina. Un ministro della Giustizia
che non si preoccupa di fare tamponi e sanificare le carceri, ma
sospende le visite dei famigliari, col risultato di una rivolta
con 7 morti, 17 feriti e 50 evasi.
Poi ci sono i sedicenti giornalisti, gli opinionisti, i tecnici
esperti che in due mesi sono riusciti a dire tutto e il suo contrario
e che da due mesi campano sullo stesso argomento. Fra questi si
annidano anche le brillanti menti che un mese fa invitavano tutti
ad andare a cena nei ristoranti cinesi, e accusavano di "razzismo"
quelli che mostravano prudenza.
Se fossimo un Paese serio, parecchi di questi irresponsabili andrebbero
in galera. Ma noi ci accontenteremmo di condannarli all'ostracismo
perpetuo dalla politica e dal video. Ma non lo siamo, e dunque sorbiremo
una patetica e retorica filastrocca sul fatto che tutti questi pupazzi
hanno salvato la Patria, e torneremo a votare per queste amebe e
vedere in tv questi giullari. La parola d'ordine è "Stiamo
uniti e....andrà tutto bene". Alla faccia dei morti
e delle imprese fallite. Indice
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