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FRATTALI…………

Dal piccolo al grande o viceversa. In realtà i problemi non cambiano. Siamo in un periodo di velocissime evoluzioni. Non è certo una novità, ma mentre prima tutto riguardava soprattutto il mondo tecnologico, ora questa vorticosità caratterizza  ogni aspetto della nostra vita sia individuale che collettiva. Anche gli psicologi e il loro mondo sono travagliati da simili problemi da quando, nell’ormai lontano ’89 veniva promulgata la Legge sull’Albo  e l’Ordine professionali. Era un traguardo molto atteso, ma che non faceva prevedere sconvolgimenti. In realtà questo avvenimento  ha invece cambiato fortemente gli equilibri esistenti  fra le aggregazioni di psicologi: AUPI , il sindacato che raggruppava e raggruppa  ancora soprattutto i dipendenti pubblici; SIPs, la più antica associazione culturale e “storica” degli psicologi; FIP, più recente aggregazione di psicologi, professionisti in particolare. La collaborazione, o almeno la tolleranza reciproche sono scomparsi ancor prima che la legge diventasse realtà perché i tre gruppi  interessi diversi da difendere e non agivano secondo una logica comune. Sono poi nati altri movimenti e aggregazioni, anche il relazione ai problemi connessi all’applicazione della legge. Dopo anni di stasi e immobilismo si è prodotta un’accelerazione che ha certamente lati positivi e vantaggi per la categoria, ma che esprime anche comportamenti retrivi e di chiusura. L’operazione delle Scuole di Formazione in Psicoterapia che rischia di arrestare lo sviluppo della disciplina  in Italia ne è un esempio. Per mere questioni di potere, la Commissione che si occupa di selezionare  le scuole di formazione, in realtà sta decidendo, tra l’altro abusivamente nei confronti dell’Ordine che si sta costituendo e senza adeguate competenze dal punto di vista professionale, quale sarà la futura impostazione psicoterapeutica italiana. Se Freud a Vienna avesse incontrato una situazione simile probabilmente la psicoanalisi non sarebbe mai nata. In Italia questo rischio è reale per tutte quelle Scuole “non ortodosse”, secondo un criterio discutibile e che invece, grazie allo studio e alla sperimentazione, potrebbero consentire lo sviluppo  di strategie di intervento probabilmente più adeguate ai nostri tempi e alle relative necessità. Ma ciò che rende questa “guerra fra poveri” oltremodo ridicola è la severità di giudizio cui sono sottoposte le scuole di Psicoterapia e riguarda in particolare gli allievi psicologi, mentre i medici, che fanno riferimento ad un altro Ordine, non hanno di questi problemi. Ricchi e poveri, categorie prestigiose e declassate, potere o potenzialità: è sempre la stessa storia. Risulta difficile accettare il cambiamento, aprirsi al nuovo, favorire l’evoluzione. Il più delle volte il nuovo, il diverso, sono percepiti come il nemico. E’ l’esperienza di tutte le culture e di tutte le società. Ma poi la “natura” fa giudizio e riporta l’equilibrio. E’ curioso, soprattutto fra gli psicologi che per mestiere, in qualsiasi area operino, aiutano i loro “clienti” nei processi di cambiamento. Mi par ci siano dei legami fra questa situazione ed alcune dinamiche tipiche anche di altri contesti. La prima potrebbe essere indicata sinteticamente con “mors tua vita mea”: solo il più forte è destinato ad avere uno spazio congruo. Gli altri sono condannati all’estinzione. A mio parere la logica dovrebbe essere opposta, e cioè  quella del “vinca il migliore”: l’opportunità per tutti di sperimentarsi misurando le proprie forze sulla realtà concreta. La seconda dinamica è quella del malessere: noi viviamo in condizioni soddisfacenti soltanto quando stiamo male, che sia questa una situazione individuale o collettiva. Come dice E.Spaltro, l’abbondanza, il benessere, scombinano tutti i nostri punti di riferimento. Sarà quindi necessario abituarci all’opulenza e alla diversa visuale che questa situazione produce: c’è molto e di tutto, ciascuno può scegliere sulla base dei desideri anziché dei sacrifici.  La terza dinamica è quella del  “divide et impera”  che andrebbe sostituita con quella dell’arcipelago  e delle connessioni fra realtà diverse ma affini, che possono vicendevolmente arricchirsi. Confesso di non essere molto fiduciosa sul futuro della categoria e mi rincresce per i giovani che dovranno sudare  per recuperare uno spazio di libertà e di sperimentazione che a noi “vecchi” è toccato quasi per caso. Spero solo che il contesto circostante agisca beneficamente consentendo una riduzione dei tempi.