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SULL'ART. 3 LEGGE 56/89

Come ho già avuto modo di dire al convegno dell'11/7/92 a Roma promosso dalla SIPS ribadisco che, in quanto presidente dell'AIPAC-Ist. Formazione G. Groddeck, intendo ritirare la domanda di riconoscimento del corso se alla sostanza della formazione (teorica, metodologica, personale) si vuole sostituire il  criterio del controllo burocratico - amministrativo che i dettami della commissione implicano. Come professionisti (accademici, privati e pubblici) che si riconoscono in uno specifico modello teorico abbiamo il dovere della formazione permanente e in tal senso siamo incentivati ad organizzarci in associazione (dalla Costituzione al Contratto Sanità); dall'altro le indicazioni della Commissione (peraltro consuntiva come a suo tempo mi è stato esplicitato dal Dott. Catricalà ex capo di Gabinetto dell'ex Ministro Ruberti) ci proibiscono, in special modo in quanto dipendenti USL, di una qualunque attività formativa rivolta ad altri Colleghi interessati al nostro filone specifico, ma anche di nuovi strumenti psicodiagnostici e psicoterapici che possiamo aver messo a punto attraverso anni di esperienza fatta sul campo. L'aspetto più grave che i dettami della Commissione implicano è la scissione tra un ristrettissimo polo di DOCENTI (mondo accademico - libero professionale) che ha la gestione della formazione psicoterapeutica ed il grande polo degli UTENTI: bruti operatori (USL, Enti Locali, ecc.) e liberi  professionisti senza "collare" universitario. Questa impostazione è sbagliata e porta in sé elementi negativi anche per gli attuali "miopi" vincitori. Bisogna essere grati a Spaltro universitario - professionista per aver riconosciuto le gravi pecche della formazione universitaria troppo teorica e iper burocratizzata e a Contessa che si contrappone senza mezzi termini all'attuale impostazione della Commissione. Per la crescita della Psicologia in Italia occorre invece trovare la maniera che il sapere del Professionista, pubblico o privato che sia, si riversi nell'Università e viceversa. Il discorso vale ancora più per quanto riguarda lo specifico settore della formazione psicoterapeutica (epistemiologica, modello teorico, coerente psicodiagnostica, metodologia, formazione personale) di cui mi occupo con passione oltre il lavoro dell'USL; posso dire dalla mia esperienza che l'integrazione tra mondo  universitario e professionale (pubblico o privato) è possibile. Il rispetto di ogni componente formativa deve fondarsi sulla COMPETENZA. Chi ha competenza è docente. In questo senso il vademecum della Commissione, introducendo il "centro" e non riconoscendo la "scuola" ha il particolarissimo demerito di cancellare le uniche realtà conciliate (mondo accademico, mondo professionale pubblico e privato che si riconoscono nello stesso modello formativo) in attesa di una più grande riconciliazione della psicologia di là da venire. Vediamo in pratica cosa può accadere se si lasciano le cose come prevede la Commissione. Applicazione restrittiva: alle poche e burocratiche Scuole di Specializzazione (paradossalmente generiche) di psichiatria-neuropsichiatria infantile- psicologia clinica, che già abilitano alla psicoterapia, si aggiungono pochi Centri privati burocratizzati anch'essi. Il risultato è la nascita di una oligarchia di aventi titolo ufficiale alla psicoterapia. La scelta conservatrice sembra questa se sono riconosciuti solo  i Centri che appartengono a note Scuole Internazionali (Freudiani, Adleriani, Junghiani, Reichiani, Sistemici, Comportamentisti) con il paradosso che con gli schemi di programmi già indicati a suo tempo dal Ministero, gli psicanalisti  ortodossi non ci si possono riconoscere. Così come non ci si possono riconoscere gli Adleriani, gli Junghiani, i bioenergetici e per altro verso i sistemici ecc. Un bel guaio. Oppure passano, su criteri burocraticamente ineccepibili, un pulviscolo di centri che si aggiungono alle poche scuole di specializzazione, e sarà il caos. Se il criterio burocratico-formale sarà rispettato può capitare che ci sia una altissima concentrazione di centri abilitati tanto a Genova quanto a Milano o Torino o Palermo. In questo caso dovrebbe essere previsto anche un criterio calmieratore su basi geografiche. Un bel ginepraio. La soluzione del nodo gordiano è solo una:
-          riconoscere e assegnare alle associazioni libero professionali di carattere nazionale, ovvero federazioni di associazioni diverse con lo stesso modello teorico, e non a singoli centri, la formazione di psicoterapia;
-         
accettare in toto i programmi di formazione previsti dalle singole associazioni e non calarli dall'alto su schemi accademici niente affatto pratici, come è stato peraltro già fatto tanto che la SPI non ha potuto fare altro che rifiutarli.
Ma loro se lo possono permettere perché avranno la fila degli psichiatri-psicoterapeuti generici a far domanda per la post formazione psicoanalitica. La motivazione al gran rifiuto della SPI è stata quella che la psicoanalisi non è psicoterapia, ma lo statuto della SPI prevede che il 75% dei suoi soci sia medico, strana logica! Ma al di là delle contraddizioni altrui ritengo che le uniche coordinate di cui sopra siano le uniche che possono consentire a tutti i protagonisti della psicoterapia di poter svolgere la propria meritoria opera formativa. Per quanto mi riguarda, senza queste condizioni non ritengo il caso di mantenere la richiesta di gestire un corso di formazione. La "nuova SIPS", intesa come Confederazione di Federazioni che raggruppano Associazioni che si riconoscono nello stesso modello teorico e abilitate alla formazione professionale (non solo di cui all'art. 3 legge 56/89 ma anche di psicologia del lavoro, dello sport, ecc.) deve far sentire la sua voce in proposito. Così come dovrà far sentire la sua voce il nuovo Ordinamento professionale di prossima costituzione. Spero che il nuovo Ministro sia interessato a promuovere una normativa innovativa e coerente di respiro europeo in questa delicata materia, ma a tal fine è indispensabile che la Commissione proceda ad un'ampia rimanipolazione dei criteri indicati. In attesa che ciò avvenga, coerentemente, in data 2/11/92 ho revocato la domanda di riconoscimento.

Dr. Luigi Fasce
Presidente AIPAC - Ist. Groddeck