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CODICE
STRADALE:
un business per gli psicologi
Il
Nuovo Codice della Strada, varato proprio nel gennaio 1993, apre ampi spazi
di lavoro per gli psicologi esperti in diagnostica. Naturalmente già i medici
si stanno muovendo per cassare gli articoli che fanno menzione del contributo
psicologico, perciò, anche se una leggina può sempre passare in sordina
in un Parlamento distratto, la SIPS e l'AUPI stanno molto attente. L'art.
119 recita: "Non può ottenere la patente di guida
., chi sia affetto
da malattia fisica o psichica, deficienza organica o minoranza psichica
.tale
da impedire di condurre con sicurezza veicoli a motore".
Lo stesso articolo, al comma 9, recita: "Le visite effettuate
dagli uffici medico-legali oppure
.da commissioni mediche, devono essere
integrate da visite psicologiche effettuate da psicologi abilitati all'esercizio
delle profesioni".
Ecco qua. Quante sono le visite mediche e psicologiche effettuate in un
anno? Cento o duecentomila? Chi vuole può fare un conto ma certo si tratta
di un grosso business, se consideriamo che ogni utente non richiederà meno
di un'ora di lavoro (fra colloquio, magari anche di gruppo, e test con relativa
elaborazione).
I problemi di attuazione naturalmente saranno pochi, a parte le trappole
che metteranno le organizzazioni mediche. Il primo è quello di decidere
cosa fare per valutare l'idoneità psichica a condurre con sicurezza veicoli
a motore. Colloquio di gruppo, colloquio individuale, test di personalità,
prove di percezione e di reazione? Se poi consideriamo il comportamento
come la risultante di interazioni fra la personalità e l'ambiente, si arriverà
ad autorizzazioni condizionali, magari limitando la cilindrata oppure gli
orari del giorno o infine la compagnia?
Nessuno può seriamente escludere che certe morti del sabato sera siano dovute
all'effetto-gruppo, che a certe condizioni induce la assunzione di azzardi
a carattere ostentativo. Insomma un bel problema teorico-metodologico che
trova gli psicologi italiani ancora del tutto impreparati. Il secondo problema
riguarda la sede delle visite psicologiche ed è collegato al terzo problema
che è quello delle convenzioni che gli psicologi interessati dovranno attivare
con la Scuola Guida, le UUSSLL, le Motorizzazioni. Ci sono colleghi che
si stanno già muovendo, con accordi locali e nazionali, e qui ci sarà materia
per la vigilanza del nascituro Ordine sotto il profilo deontologico. Non
è da escludere infatti che l'ampiezza del business spinga qualche collega
disinvolto a stipulare accordi che rendano la visita psicologica una formalità
burocratica, con grave danno all'immagine sociale della nostra professione.
C'è dunque due cose da fare insieme: andare all'assalto di questo nuove
e inaspettato mercato, ma anche vigilare con puntiglio.
Guido Contessa