indice generale |
A SCUOLA DI FORMAZIONE
La
conclusione del training formativo alla "professione di formatore"
rappresenta un punto di non ritorno nella mai vita personale e professionale
e, in questo senso, mi pare possa diventare una ghiotta occasione per fare
qualche riflessione ed esprimere alcune opinioni sulla condizione della
formazioni psicologica degli adulti in Italia.
La partecipazione alla S.S.F. (Scuola di Specializzazione per Formatori)
promossa, gestita e condotta dai professionisti associati all'ARIPS che
si sta concludendo in questi giorni, mi ha vista protagonista di un percorso
di preparazione professionale complesso ed impegnativo che ha previsto come
obiettivo finale quello di preparare nuovi professionisti della formazione
psicologica degli adulti in Italia.
L'iter formativo si è articolato in quattro anni durante i quali
le attività in aula (seminari, laboratori, supervisioni di gruppo) ed extra-aula
(tirocinio, osservazioni di formatori, ricerche documentali e "sul
campo") hanno inteso costruire un profilo professionale completo e
integrato da "sapere", know-how e skills psicologiche, naturalmente
in quote differenti e, in particolare, privilegiando le seconde due rispetto
alla prima. Attraverso la costante del "trovarsi in gruppo", l'esperienza
diretta dell'appartenenza allo stesso e alle vicende che lo caratterizzano,
mi sono trovato a vivere nel profondo le analoghe emozioni che un utente
del mio futuro esercizio professionale potrebbe avere e, quindi, preparami
proficuamente al grande impegno della conduzione di un gruppo di approfondimento.
In questo senso mi sento di affermare che il percorso formativo deciso quattro
anni fa si è rivelato progressivamente un'esperienza che è andata oltre
la sfera della professione, chiamando in causa la mia esistenza nei suoi
aspetti più profondi e personali e constringendomi così in modo efficace
a ristrutturazioni cognitive e, soprattutto, psicologiche e comportamentali.
Come dicevo all'inizio, la fine di un itinerario formativo permette, oltre
ad un bilancio degli apprendimenti, una verifica ed una valutazione del
modello che è stato proposto, inducendo alcune riflessioni che, a partire
dall'esperienza, possono diventare di interesse collettivo. In questo spazio
vorrei focalizzare l'attenzione su due questioni che considero interessanti
per coloro che si occupano di formazione psicologica degli adulti: il profilo
professionale del formatore alle skills e le caratteristiche delle scuole
di formazione per formatori. Secondo la mia opinione il formatore è un esperto
di processi di apprendimento e, in questo senso, non si preoccupa tanto
dei contenuti da impartire ma di come facilitarne l'acquisizione da parte
degli utenti in formazione: il suo know-how si prefigura quindi costituito
da elementi di metodo e di procedura piuttosto che da conoscenze e competenze
in specifiche discipline scientifiche o tecniche. Altrimenti ci troveremmo
di fronte a professionisti del sapere, esperti di contenuto (docenti) e
a professionisti del saper fare, esperti della tecnica (addestratori). La
questione si fa ulteriormente delicata quando l'argomento da promuovere
riguarda gli aspetti psicologici della persona, come la consapevolezza di
sé, le modalità di relazione con le altre persone, i vissuti emozionali
che in tale dimensione prendono consistenza. Facilitare tali apprendimenti
chiama in causa metodiche e tecniche che poco o nulla hanno a che fare con
il "metodo" inteso tradizionalmente, ma che si realizzano attraverso
l'utilizzo appropriato delle abilità personali psicologiche stesse del professionista
della formazione. Allora secondo me, in questo caso il formatore degli adulti
dovrebbe possedere skills psicologiche adeguate che non possono essere lasciate
al caso ma costruite pazientemente attraverso un percorso formativo "ad
hoc" di conoscenze, competenze ma, soprattutto, di consapevolezza del
proprio sé. Skills psicologiche come la capacità di gestire le proprie emozioni,
di guidare coscientemente i propri comportamenti, di controllare il proprio
transfert e controtransfert, che ritengo qualità essenziali per condurre
un gruppo in formazione alla scoperta delle medesime abilità.
In questo senso non può che preoccuparmi la nuova organizzazione didattica
di discipline universitarie come, per esempio, la Facoltà di Scienze dell'Educazione
all'interno della quale è previsto un biennio di specializzazione per "esperti
nei processi formativi" al termine del quale il neo-laureato dovrebbe
essere in grado di svolgere attività formative per adulti. Credo sia possibile
ipotizzare, avendo frequentato per alcuni anni l'ambiente universitario,
che i giovani neo-laureati, al termine del quadriennio accademico, siano
sicuramente ben preparati a svolgere una lezione sulle teorie psico-pedagogiche
contemporanee ma, di certo, poco o nulla formati a condurre gruppi di apprendimento
psicologico.
La mia opinione maturata in questi anni di training è che la formazione
psicologica dei formatori degli adulti non può che essere realizzata da
équipe (associazioni, istituti, studi associati, ecc.) di professionisti
della formazione che possono garantire accurati percorsi di apprendimento
immediatamente spendibili nel mercato del lavoro formativo. Ciò significa
che, per chi vuole dopo la laurea intraprendere la professione di formatore
psicologico degli adulti, dovrebbero esistere scuole di formazione di differente
ispirazione teorica, a riguardo delle modalità di apprendimento degli adulti,
in grado di garantire:
- il legame forte con istituti o associazioni che, oltre a svolgere effettivamente il lavoro di formazione, siano luoghi di ricerca nel campo della psicologia applicata ai gruppi e alle organizzazioni;
- la professionalità dei formatori impegnati nella formazione degli allievi (curricula formativi e professionali consultabili e riconoscibili);
- un iter formativo, esplicitato fin dal momento dell'iscrizione, che preveda un'armonica e articolata integrazione tra sapere, know-out, skills psicologiche;
- una metodologia di insegnamento che veda come luogo privilegiato di apprendimento la dimensione di piccolo gruppo (8-10 persone);
- un monte ore di formazione almeno di 800-1000 ore complessive suddivise fra aula ed extra-aula, per una durata di quattro anni.
La mia opinione è che la "professione formatore" non la si può inventare seduta stante, nello spazio di qualche mese, attraverso miracolistici pacchetti formativi a carattere intensivo, ma che abbisogna di modalità di realizzazione faticose e di tempi di apprendimento prolungati, a tutela della dignità della professione stessa ed a garanzia dell'immissione sul mercato di professionisti che rispettino il diritto alla qualità degli interventi del committente ed utenti. In un mercato all'interno del quale, finalmente, stanno progressivamente imponendosi modalità di reclutamento dei formatori ispirate al controllo della qualità dei curricula professionali, la formazione psicologica ha il compito di preoccuparsi, non da sola ma di certo per prima, della qualità dell'offerta che essa stessa presenta. Definire profili professionali omogenei, rispettosi dei diversi punti di vista teorici e psicologici, e dar vita a scuole di formazione ad essi congruenti ed efficaci nella preparazione delle nuove generazioni di formatori, mi pare possa rappresentare un'operazione di sviluppo della professione anche in prospettiva di una regolamentazione etico-deontologica.
Alberto Raviola