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IL SOGGETTO DELLA POLITICA

Pubblichiamo una sintesi delle tesi del XXIII Congresso della SIPS proposte da Enzo Spaltro anzitutto per la loro attualità in questa fase di "rivoluzione luminosa" ed in secondo luogo perché esse presiedono alla costituzione di una SOCIETA' ITALIANA DI PSICOLOGIA POLITICA, che Spaltro e De Marchi, insieme ad altri colleghi, stanno promuovendo in vista di una prossima SIPS federativa.


1)     Il compito base della psicologia politica è il contributo al benessere, alla progressiva espressione  della soggettività, alla migliore qualità della vita. Occorre quindi definire operativamente questi termini e i loro specifici strumenti di misura e di intervento nella società italiana contemporanea. Solo così potrà essere infatti concretata una proposta psicologica di leadership per lo sviluppo italiano del terzo millennio. Quali sono i fattori di benessere? Come si possono individuare e verificare empiricamente?

2)     Si prevede (o propone?) di considerare l'economia come la scienza che studia le risorse scarse (moneta, alimentari, energia, ecc.) e la psicologia come la scienza che studia le risorse abbondanti (idee, capacità, conoscenze, aspettative, desideri, ecc.) nella costruzione della futura società italiana. E poiché essa sarà fatta da soggetti più che da oggetti, occorre dare maggiore spazio alle risorse abbondanti (formazione) e meno spazio a quelle scarse (moneta). Ciò sia perché così si accelera la velocità di raggiungimento di tali fattori di benessere, ma anche per evitare di produrre senza volerlo scarsità non necessarie ed impedire abbondanze già possibili e realizzabili. Ma inoltre, per evitare che coloro che hanno fondato il loro benessere sulla scarsità delle risorse facciano di tutto per mantenere tali scarsità (terrorismo) e che coloro che invece aspettano dalle risorse abbondanti una migliore qualità della vita loro e altrui (politica del soggetto) siano costantemente ridotti al silenzio. Per questo si potrebbe ipotizzare che in molti campi la psicologia sostituirà presto l'economia come scienza base per garantire un migliore sviluppo sociale e per realizzare quella politica del soggetto che vede il benessere costruito sulle risorse abbondanti e non su quelle scarse. Quindi di tipo più soggettivo e psicologico, che obiettivo ed  economico. La proposta psichica all'economia, che rappresentiamo al XXIII° Congresso degli  psicologi italiani si orienta proprio in questo senso.

3)     L'ordine professionale degli psicologi costituisce il bandolo della matassa per passare dalla politica della psicologia alla psicologia della politica. Occorre vitalizzare in partenza l'Ordine professionale degli psicologi, facendone un organismo vitale per la diffusione di una nuova qualità della vita e  di una politica del soggetto e non solo ed esclusivamente un organismo corporativo e sindacale di difesa di interessi professionali specifici, legittimi ma non sufficienti a dare contenuti e metodi alla proposta di leadership soggettiva che la psicologia italiana può oggi pubblicizzare. Il ritardo con cui la comunità italiana sta riconoscendo questa professione, non rende l'Ordine carico di potenzialità innovative. In nessuna parte del mondo le corporazioni innovano. Né possiamo pensare di farlo noi. Quindi la società italiana, mentre con l'istituzione dell'Ordine degli psicologi compie un atto di giustizia, non annulla né il ritardo con cui lo ha costituito, né la tendenza dei suoi componenti a fermarsi, specie dopo la lunga lotta sostenuta per ottenerlo. Occorre usciere dalla logica dell'Ordine per passare dalla politica della psicologia alla psicologica della politica. L'Ordine deve essere strumento della psicologia, non la psicologia strumento dell'Ordine. La candidatura psicologica alla leadership dello sviluppo futuro del nostro Paese si concreta anche nella costruzione dell'Ordine professionale degli psicologi e nella formulazione del suo programma politico ed organizzativo. Ma l'Ordine proporrà concretamente solo quelle proposte innovative che altrove verranno ideate e progettate. L'Ordine rappresenta quello che c'è e lo difende, ma non ha altre potenzialità creative o propositive. Questo organismo non può per sua natura rappresentare che quello che la psicologia e le sue diverse modalità associative avranno saputo ideare.

4)     Un'associazione antica come la SIPs sta in questi ultimi mesi ritrovando la sua energia per candidarsi ad un ruolo tecnico dello sviluppo della comunità di cui fa parte e come tale si propone in un Congresso Nazionale. Occorre però che la proposta di leadership psicologica allo sviluppo del nostro Paese (che di questo in effetti si tratta!) deve essere appoggiata su un ventaglio di tecnologie e di proposte concrete che facciano uscire i contributi psicologici dal limbo dell'utopia o della commiserazione sanvincenzistica verso i poveri di spirito che sinora ha contraddistinto gli interessi verso la psicologia. Occorre costruire un osservatorio psicologico continuo, una sistematica e periodica emissione di consigli e proposte di tipo psicologico allo sviluppo del nostro Paese ed alla soluzione dei suoi difficili problemi in cui il più delle volte la dimensione soggettiva potrebbe avviare a soluzione situazioni oggi intrattabili. Se infatti si vogliono risolvere situazioni dei soggetti, con lo spirito obiettivista economico e normativo finora abitualmente usato si ottiene un crollo della credibilità di chi propone. Infatti le proposte e le azioni dimostrano lo spirito puramente verbale con cui si dice di voler risolvere tutto con l'evidente intenzione di non voler risolvere nulla. È evidente che con una simile bassa credibilità le risorse motivazionali non sono mobilitabili e il risultato che si ottiene è un immobilismo difensivo progressivo. Il che è proprio quello che consciamente o inconsciamente i fautori dell'obiettivismo, dell'erga omnes perseguono e desiderano. Se si propone una leadership psicologica per il terzo millennio, occorre attrezzarsi metodologicamente in tal senso ed avere un alto consenso sulla percorribilità del discorso metodologico e di rinforzo scientifico, che la dimensione soggettiva può raccogliere nella teoria e nella prassi politica futura del nostro Paese. Occorre attrezzarsi mentalmente per superare l'obiettivismo economicista ed entrare nel soggettivismo progettuale. Cominciando dalla convinzione, da acquisire con molto tempo e sforzo, per cui senza un adeguato livello di soggettività nessuna progettazione è possibile e tutto resta nell'ambito della visione fatalista o al massimo scientista del futuro sociale e del benessere. La crisi economica recente dimostra che le variabili psicologiche soggettive non siano governabili con gli strumenti economici obiettivi, perché la soggettività richiede linguaggi e tecnologie soggettive, tutte ancora da proporre e sperimentare anche se da tempo scoperte e disponibili a tutti gli effetti.