indice generale

SU ROGERS

Raccogliendo il vostro invito teso a rendere omaggio alla figura di Carl Rogers, voglio anche io contribuirvi in maniera immediata ed  esulando il più possibile da commenti di stretto carattere tecnico. Il mio primo ed unico impatto visivo con Carl Rogers l’ho avuto lo scorso giungo a Roma attraverso una videocassetta portataci dal prof. Reinhard Tausch dell’Università di Amburgo, discepolo ed amico personale di Rogers, durante un convegno sulla psicoterapia rogersiana organizzato dal Centro Italiano di Psicologia Clinica. È stato per me un momento di grande emozione nel vedere quell’uomo così semplice aggirarsi tra i fornelli della cucina e confidarsi con l’intervistatore, a proposito della recente scomparsa della moglie, affermando di essere felice della fine delle sofferenze della consorte e della sua personale ritrovata tranquillità; quella parole mi confermano ulteriormente che la trasparenza rogersiana non è solamente un “atteggiamento personale”, ma anche e principalmente un modo di essere. Quelle immagini girate nella sua casa californiana di La Jolla, erano per me solo una piccola anticipazione poiché entro tempi brevi, con i buoni auspici di Tausch, il direttore del C.I.P.C. D di Roma avrebbe finalmente portato Rogers in Italia. Non voglio apparire forzatamente enfatico, ma finalmente avrei incontrato colui che ha orientato ed ispirato il mio lavoro. Coordino come psicologo un gruppo-famiglia che accoglie ex lungodegenti manicomiali, ad Oliena in Barbagia, ed applico quotidianamente i principi ed i “modi di essere” rogersiani nei miei rapporti con gli ospiti del gruppo; è veramente sorprendente come questo approccio fondato sul rispetto, sull’autenticità, sull’accettazione positiva incondizionata dell’altro (almeno durante il contact) che, ripeto, non devono essere semplice e fredda tecnica, facciano partire un messaggio di forte valenza positiva che suscita nell’altro, secondo tempo e modi naturalmente variabili, un eguale atteggiamento accettante. È risaputo che la psicoterapia rogersiana per ammissione del suo stesso creatore (ma il discorso è estendibile a tutte le psicoterapie in senso stretto) pur non essendo capace di suscitare il passaggio verso la congruenza, è però in grado, e credetemi è già tantissimo, di porre le premesse per un migliore rapporto col paziente psicotico; in questo senso stanno la grandezza e le novità rogersiane, la creazione di un approccio centrato sulla persona e non sul problema, ma soprattutto un modo di essere e di rapportarsi con gli altri applicabile con risultati, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, nelle istituzioni in genere. Mi scuso di questa deviazione tecnica, ma volevo chiarire meglio la mia testimonianza e cioè: una volta ogni tanto le parole quali ad esempio empatia, autoapertura, rispetto, non sono delle cose irreali e/o astratte, ma qualcosa di tangibile la cui incidenza posso verificare nel mutato atteggiamento dell’altro e che la semplicità e la grande umanità di Carl Rogers hanno contribuito a far diventare patrimonio di noi tutti sovente non solo come pur e semplice atto di formazione teorica.

Franco Salvatore Delrio