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La disoccupazione non è un problema esclusivamente
politico ed economico, bensì ha una sua dimensione psicologica e sociale,
tuttaltro che secondaria, che coinvolge direttamente i servizi e le
varie professionalità socio-sanitarie. Questo è emerso chiaramente dalla
conferenza-dibattito tenuta dal prof. Stephen Platt il 24 aprile scorso
presso lAula di Clinica Neurologica dellUniversità di Padova
sul tema Suicide, Parasuicide and Unemployment. Il merito di
aver organizzato questa serata di assoluto interesse va allAssociazione
Italiana per lo Studio e la Prevenzione del Suicidio, di recente costituzione.
Il prof. Platt è sociologo ricercatore presso lMRC Unit for Epidemiological
Studies in Psychiatry di Edimburgo (Gran Bretagna), allavanguardia
nella ricerca e nella relazione tra disoccupazione e parasuicidio. Tra laltro,
sta attualmente conducendo una ricerca europea policentrica, sempre in tema
di suicidio, su incarico dellO.M.S.
Per comprendere limpatto che la disoccupazione ha sul singolo
individuo, Platt è partito dal ruolo del lavoro nella società contemporanea.
Ha così identificato 7 benefici fondamentali:
1) primo
nella lista, il salario. Il più serio impatto nella disoccupazione è infatti
il livellofinanziario.
2) Il
lavoro dà la possibilità di usare le proprie energie fisiche e mentali nello
sviluppo di abilità personali.
3) Il
lavoro dà varietà alla nostra esistenza, ci fa uscire dalle mura domestiche
e facilita i contatti sociali .
4) Il
lavoro divide il tempo quotidiano in sezioni, ciascuna delle quali con una
propria struttura organizzata.
5) Il
lavoro è la fonte fondamentale di contatti sociali, ci mette in relazione
agli altri e ci fa dividere le loro esperienze, non soltanto a livello occupazionale.
6) Il
lavoro contribuisce alla formazione dellidentità personale, spesso
modellata sulla posizione sociale del soggetto.
7) Infine,
il lavoro dà accesso a varie risorse a livello sociale, politico ed economico,
per esempio attraverso il sindacato, comunque Platt critica la sua tendenza
ad abbandonare i membri non appena perdono il posto di lavoro
Essere disoccupati implica la perdita di tutti questi
benefici, il che rende unidea della portata della disoccupazione sulla
psicologia dellindividuo. Comunque, ciononostante tutti gli svantaggi
che ne derivano, la disoccupazione non è sempre negativa così come loccupazione
non è sempre positiva. Una minoranza della popolazione lavorativa (stimata
attorno al 5%) soffre infatti di seri disturbi psicologici direttamente
associati al lavoro. In questi casi, la perdita del lavoro può portare ad
un netto miglioramento della salute pubblica, soprattutto se rimane assicurato
un reddito sufficiente.
Sono stati condotti diversi studi sullimpatto della disoccupazione
sulla salute mentale dellindividuo. Il risultato comune è il livello
generale di stato di salute dei disoccupati è significativamente peggiore
di quello degli occupati. La perdita del lavoro produce solitamente un significativo
peggioramento della salute mentale, mentre il trovarlo porta solitamente
ad un significativo miglioramento.
Il prof. Platt è così arrivato alla presentazione della sua
ricerca sulla relazione fra disoccupazione e parasuicidio, inteso come un
atto che non conduce a morte con cui un individuo, deliberatamente,
provoca a se stesso delle lesioni e/o assume una sostanza in quantità eccedente
il dosaggio terapeutico prescritto o generalmente accettato. Il concetto
di parasuicidio sostituisce quindi quello precedentemente usato
di tentato suicidio, considerato inadeguato in quanto nella
maggioranza dei casi il soggetto non sta effettivamente cercando di suicidarsi.
I soggetti della ricerca sono composti dai degenti presso il Regional Poisoning
Treatment Centre (ovvero il reparto cui sono ammessi tutti coloro che deliberatamente
si autoinfliggono lesioni gravi di vario genere) del Royal Hospital di Edimburgo
dal 1968 al 1985. I risultati più significativi sono stati:
1) esiste
una correlazione positiva tra il tasso di disoccupazione e quello di suicidio,
entrambi in aumento, tra i maschi.
2) La
correlazione è invece negativa tra le donne (crescente disoccupazione e
suicidi in diminuzione).
3) Per
quanto riguarda la correlazione tra disoccupazione e parasuicidi tra i maschi,
è stata molto forte e positiva fino al 1981, ma in seguito si è riscontrato
un netto declino nei parasuicidi ed un continuo aumento nella disoccupazione.
È ancora difficile stabilire se questa inversione di tendenza indica linizio
di una nuova situazione, ma questo fenomeno è stato rilevato a livello nazionale.
4) Esiste
una correlazione chiaramente negativa tra le donne (dal 1973 la disoccupazione
è in aumento, mentre i parasuicidi sono in diminuzione dal 1976).
5) I
tassi di parasuicidio sono sempre più alti tra i disoccupati che tra gli
occupati, anche se le differenze sono notevolmente diminuite negli ultimi
anni. Ciò è probabilmente dovuto ai cambiamenti nella popolazione disoccupata:
mentre nel passato questa presentava livelli di abilità ed educazione fortemente
inferiori, ora tende ad essere molto più simile alla popolazione occupata.
6) Il
rischio di parasuicidio era molto più elevato tra le donne fino al 1976
ma si è poi allineato con quello dei maschi.
7) Esiste
una stretta relazione tra il parasuicidio ed altri fattori, per esempio
la classe sociale. I tassi di parasuicidio fra i disoccupati e gli occupati
di ciascuna classe sociale aumentano entrambi tanto meno agiata è la classe
sociale considerata, ma il loro rapporto (per ciascuna classe) rimane costante,
per cui la variabile classe sociale non può spiegare la correlazione riscontrata
tra disoccupazione e parasuicidio.
8) Infine,
il rischio di parasuicidio aumenta significativamente tra i disoccupati
da oltre un anno. Questi ultimi presentano un rischio relativo
tra le 30 e le 40 volte superiore a quello della popolazione occupata.
Il prof. Platt è così arrivato a concludere che la disoccupazione
è una, ma non lunica, causa del parasuicidio. Il parasuicidio è un
comportamento particolarmente complesso, che risulta da una varietà di fattori
concomitanti. È pertanto difficile affermare lesistenza di una relazione
di causa-effetto tra disoccupazione e parasuicidio, anche perché alcune
cause della prima possono anche essere al tempo stesso cause
del secondo. Comunque, la disoccupazione di lunga durata (oltre lanno)
è indiscutibilmente un fattore significativo di predisposizione e vulnerabilità
al parasuicidio, a causa delle tensioni familiari, degli stati depressivi
e dei problemi finanziari che comporta. E il parasuicidio non è altro che
un sintomo delle numerose difficoltà sociali e psicologiche che il disoccupato
si trova a dover affrontare quotidianamente.