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PSICHIATRIA EUROPA

Nell’Aula Magna dell’Ospedale Fatebenefratelli (Isola Tiberina) si è concluso domenica 24 maggio il II Congresso internazionale “Psichiatria Europa”, organizzato dal Centro Studi Psico Sociali sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, con la collaborazione del Ministero Affari Esteri e degli enti locali del Lazio.
Il Presidente dell’Associazione britannica per lo studio degli adolescenti, Davi Duff, ha detto che il tentativo di creare nel suo paese strutture alternative per l’assistenza psichiatrica si è tradotto nella frammentazione dei servizi, spesso privi di coordinamento nei loro interventi. Lo Stato ha quindi speso molto, senza alcun risultato. Tra l’altro, i servizi creati (in gran parte comunità terapeutiche) non sono risultati soddisfacenti nell’affrontare circa l’80 per cento delle patologie mentali trattate. Gli studi compiuti nel suo paese sull’esperienza di riforma psichiatrica italiana ne suggeriscono l’inapplicabilità in Gran Bretagna. Utile invece, ha affermato il delegato britannico Melvyn Rose, l’uso delle comunità terapeutiche per giovani disadattati trattabili con le terapie tradizionali. La terapia di gruppo dà sufficiente sicurezza al singolo perché possa essere innescato un processo di cambiamento strutturale della personalità.
Il prof. Lecumberri, direttore dell’Ospedale San Josè di Madrid, ha sostenuto che l’aver ipertrofizzato i servizi preposti alla prevenzione psichiatrica non ha impedito il formarsi dei cosiddetti “nuovi cronici” per i quali, purtroppo, non si prevede un reale sostegno terapico. Ribadisce comunque che al malato mentale vanno fornite, oltre alla libertà in passato negatagli, anche quelle risorse economiche-lavorative imprescindibili per la realizzazione individuale. La Società giapponese di Psichiatria e Neurologia, ha detto il prof. Muriyama, dal 1969 si batte per migliorare la catastrofica situazione dell’assistenza psichiatrica in quel paese, lottando contro tutte le forze socio-economiche che hanno interessi opposti. La recente riforma della legislatura sulla salute mentale ha tentato di far convivere le tre esigenze attualmente sentite in modo particolare: quella di una migliore tutela dei diritti umani, quella di una riduzione della spesa pubblica per la sanità (che purtroppo si sta traducendo in una dequalificazione dell’intervento psichiatrico), e quella del mantenimento dell’ordine pubblico. Le ultime due sembrano purtroppo prevalere nell’attuazione delle norme legislative. Sconvolgente invece la realtà, per quel che è stato possibile indagare, dei suicidi adolescenziali e delle violenze sessuali che hanno come vittime i bambini. Questo è stato ribadito dalla rappresentante degli Stati Uniti d’America, dott.ssa Bernadette Bucher, che ha rilevato che ogni tentativo di intervento nel suo paese è miseramente naufragato. Anche in Israele, ha dichiarato il prof. Robert Asch, azioni dello stesso tipo si sono rivelate inadeguate. Nel caso delle violenze sessuali si è in primo luogo tentato di venire a conoscenza degli episodi spesso taciuti, o deliberatamente trascurabili  e che vedono spesso coinvolti genitori ed educatori. Abortito il tentativo di risolvere il problema con il ricorso all’autorità giudiziaria, si è invece cercato di insegnare ai bambini come difendersi. Una iniziativa del genere è stata condotta in una scuola con 80 allievi; si è però visto che, a distanza di pochi anni, 24 di questi avevano ugualmente subito violenza.
A sottolineare la realtà italiana in fatto di suicidi giovanili è intervenuto il prof. Franco Federici, direttore del Laboratorio di Piscobiologia della Università di Perugia. Egli, per conto del Centro Studi Psico Sociali, ha condotto in proposito una ricerca nell’Umbria, la regione italiana a più alto indice di suicidi.
Tutti gli interventi hanno lamentato la mancanza di dati certi e di valide modalità di approccio ai due problemi. Il dott. Piero Rocchini, Presidente del Centro Studi Psico Sociali ha impegnato le varie associazioni psichiatriche europee ed extraeuropee a scendere in campo per colmare, con la forza della loro azione comune, questo inaccettabile vuoto nella possibilità di intervento. Di comune accordo si è deciso di condurre una ricerca a livello internazionale affinché questi problemi che possono trovare l’inquadramento necessario a giungere ad una concreta operatività,  dato che l’intervento a livello esclusivamente psichiatrico si è rivelato utile solo nel 2% dei casi esaminati.

C.S.P.S.