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LA TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE

Ognuno di noi possiede la tendenza a spingersi verso l’autorealizzazione, ma spesso queste spinte verso la crescita per diversi motivi, rischiano di bloccarsi, cristallizzandosi. Si ricorre allora al rapporto psicoterapeutico, con l’intento di scioglierle e riattivarle. La terapia “centrata” sul cliente, così è chiamata la psicoterapia di Carl Rogers, è un tipo di approccio all’insegna dell’UMANITA’, e significativo indizio di tale umanità è proprio il fatto che si parli di cliente e non di paziente, per evitare di evidenziare lo stato di “anormalità” di colui che – colto da disagi emotivi – si rivolge ad uno psicoterapeuta.
Poche settimane dopo la morte di Carl Rogers, RADIO 2, nella sua quotidiana trasmissione “SCUSI, HA VISTO IL POMERIGGIO?”, ha voluto dedicare la sua rubrica di psicologia a questa grande figura e alla sua opera. In studio, mia ospite, era presente la Dott.ssa Patrizia MOSELLI, direttrice culturale del FACILITATOR DEVELOPMENT INSTITUTE di Roma. Tra le varie domande che le ho rivolto una mi pare particolarmente significativa: “Carl Rogers è stato definito colui che ha dato agli uomini la licenza di essere se stessi. Da dove nasce e da che cosa è sostenuta questa affermazione?”. La Dott.ssa Moselli ha tenuto a precisare – e credo sia opportuno riportare ciò in questa sede – che Carl Rogers è stato forse uno dei primi psicologi che ha mirato a focalizzare la sua attenzione più che sulla patologia su quelle che sono le potenzialità intrinseche ed uniche di ogni individuo, evidenziando in lui il nucleo creativo e la fondamentale importanza della libertà nelle proprie scelte.
L’individuo nasce, dunque, sano e solo  l’impatto con l’ambiente con la cultura a volte modifica, distorce e blocca la sua capacità innata e creativa di adattarsi alla vita. È proprio questo il concetto che ci attira di più: sentirsi liberi con se stessi, di esprimere la propria modalità individuale per autoregolarsi. E quanto più si è liberi di scegliere e di entrare in contatto con le proprie scelte, tanto più si giunge ad una autoregolazione ottimale. Ciò che si fa spesso, invece, nel proprio modo di apparire e di manifestarsi agli altri, è sentirsi condizionati da quello che gli altri si aspettano che si faccia. Direzioniamo la nostra affettività e la nostra emozionalità verso quelle che ci sembrano le strade più comunemente accettate. Ci comportiamo dunque, a volte, con lo scopo di sentirci accettati, riconosciuti, senza una vera libertà di esistere. Per questo motivo non si riesce ad entrare veramente in contatto con se stessi e si ritiene che sia estremamente pericoloso e rischioso esprimerci, manifestando la propria immagine attraverso i vari sentimenti positivi o negativi che siano. Rogers incita il cliente al contatto con questi sentimenti, elidendo tutto ciò che possa inquinare il sentimento stesso che si prova: la rabbia deve essere pura rabbia; l’amore, la tenerezza devono esprimersi in tutta la loro essenza e verità, senza prostrarsi ad eventuali minacce sottostanti. La terapia centrata sul cliente, per questi e per altri presupposti teorici, è particolarmente adatta a coloro che non hanno ben sviluppato il concetto del proprio sé, e che, tramite essa, decidono di inseguirlo per riappropriarsene. Un altro affascinante concetto, saporito ingrediente che condisce questa psicoterapia, è quello di EMPATIA, supportato dal “rispetto incondizionato” del terapeuta nei confronti del suo cliente e da ciò che si definisce “Genuinità” della relazione terapeutica. L’empatia è la capacità del terapeuta di comprendere il mondo emozionale di colui che ha di fronte, la capacità di “mettersi nei suoi panni”, nella sua condizione emotiva. Egli diventa così vero partecipante della relazione, che gioisce o si commuove qualora la situazione lo richieda. Senza mascherare dunque né ruoli, il contatto interpersonale di questa modalità psicoterapeuta procede al di là di ogni mera e fittizia immagine, lontano dalla paura di difendere le rispettive sembianze chea volte vengono imposte.

Ida Bonagura