indice generale

IL GRUPPO E IL MITO

Nel gruppo psicoterapeutico, condotto analiticamente, si rinnovano i grandi miti dell’umanità. È proprio nelle caratteristiche di tale gruppo che trovano spazio le memorie archetipe depositate nell’inconscio collettivo.
I momenti in cui i miti emergono, veicolati dai sogni, dalle libere associazioni e dalle fantasie, non sono prevedibili né determinanti; possono presentarsi in ogni epoca del processo gruppale, purché l’atmosfera sollecitante si connoti di tratti che, allentando la vigilanza cosciente, favoriscano l’emergere dell’inconscio.
Un membro può innescare un cambiamento del clima, dell’ “hic et nunc”, provocando un capovolgimento della situazione, quando tutti, compreso il terapeuta, lo seguono nella scia del suo vissuto. L’allentamento delle resistenze, affinché sia agevolato lo stato “sognante”, a tratti “regressivo”, deve prevalere e avere ragione delle resistenze poste a difesa dell’immersione in una “comunicazione a carattere primordiale” che utilizza il linguaggio mitico carico di simbolismo.
Il gruppo in toto è, per se stesso, un simbolo polivalente: caverna, casa, vaso, contenitore di buone o cattive cose, “Grande Madre” feconda, dispensatrice di buon cibo, oppure madre divorante. Un paziente proiettò sulla “osservatrice silente” il fantasma della Madre, Strega, Gruppo che emerse in un suo sogno: “Ero in una chiesina di montagna insieme ad altre persone che non conoscevo ma che potrebbero indicate tutti voi (il gruppo). L’entrata è vigilata da una vecchia molto brutta, tipo strega delle favole; non so per quale associazione, ma ora penso chela dottoressa qui presente, che non parla mai, possa essere la strega, ma potrebbe essere anche il cattivo fantasma di mia madre”.
Gr
uppo, sollecitato dal sogno, in un momento di particolare recettività, elabora una serie di fantasie in cui dominano le paure infantili della matrigna, della madre snaturata, delle donne omicide, perverse ed ingannatrici.
Il mito di Medea, della Gorgone, di Kalì, si ripropongono nel gruppo che sperimenta con molta emozione la “madre degli Inferi”, la “Dea spettrale”. Il vissuto, carico di pathos, si manifesta attraverso sensazioni corporee comunicate da alcuni pazienti: brividi, tachicardia, senso di soffocamento. Il mito di Ulisse, mito di rinascita, è condiviso dal gruppo che partecipa coinvolto al sogno di un giovane paziente. “Sono nel mare, ed è notte, non ho nessun punto d’appoggio. Mi rendo conto che la terra non è lontana e così, quasi al limite delle forze, nuoto fino a raggiungerla”.
Questo sogno provoca una reazione a catena negli altri pazienti che comunicano le loro fantasie riguardanti il mare.
Una signora ricorda un suo antico sogno in cui è su di una barca ma non sa dove andare e pertanto naviga senza meta.
Un signore immagina che il gruppo sia una imbarcazione, il terapeuta il timoniere e tutti gli altri uomini di mare addetti a diversi ruoli perché si compia il viaggio.
Questa fantasia trova riscontro in un testo dello psicoanalista argentino R. J. Vsandivaras: “Linder, detective y chaman” in cui l’autore paragona il “viaggio terapeutico” del gruppo al mito degli argonauti: “La nave ademas simbolizza el continuo movimiento que debe tener el grupo pare ir hacia su meta; debe estar en viaje, en transito, de lo contrario pierde su razon de se y se deteriora”.
La funzione del terapeuta, in queste occasioni, è importante perché, come “timoniere”, conosce “la rotta del suo naviglio” e perché l’esperienza e le informazioni che il viaggio via via gli forniscono l’aiutano a giungere senza troppi rischi alla meta.
Voglio dire con ciò che il conduttore deve poter riconoscere le motivazioni che spingono il gruppo ad utilizzare il mito, il significato latente che esso nasconde ed essere all’altezza di utilizzarlo per sé e per gli altri. Il mito nasce dal bisogno; esso è il contenitore di aspirazioni e speranze, della vita e della morte.
All’inizio del gruppo, quando i membri sono come bambini, il terapeuta è necessariamente sentito come un dio, un padre onnipotente che protegge e guida. In questa epoca sono frequenti i miti del Dio-Sole azteco, del Mago e dello sciamano. Per il gruppo, il lavoro sul mito è molto proficuo perché tratta la matrice originaria, quel sostrato comune a tutta l’umanità, l’unico immutato nei millenni.
Il gruppo che sperimenta il mito si rigenera in esso.

Maria Antonia Ferrante