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CONGRESSI & CONVEGNI
PSICODRAMMA

Conferenza Internazionale di Psicodramma e Psicoterapia di Gruppo.
Tema della Conferenza: Tapestry = Arazzo.

Il titolo del Congresso rende evidente il progetto degli organizzatori che era infatti quello di dare la possibilità ai partecipanti di costruire un arazzo mettendo insieme i fili colorati degli apporti provenienti da est e ovest, da sud e nord.
I partecipanti erano circa 170 tra australiani, neozelandesi e una trentina di stranieri provenienti dalle diverse parti del mondo. Per me il desiderio di partecipare era nato a Tokio per l’invito specifico fattomi da alcuni amici australiani incontranti a quel Congresso. Molto interessante e coreografico è stata la seduta di apertura. Il presidente, un giovane psicodrammatista, ballerino, mimo, attore, ecc. ha accolto i partecipanti prima dando un normale benvenuto, come si usa nel nostro emisfero, e poi lo ha ripetuto in verticale rovesciata. Successivamente ci ha presentato, servendosi di alcuni pupazzi, alcuni modi con i quali avremmo dovuto partecipare al Congresso. Un balletto-mimo ci ha rappresentato i possibili stati d’animo dei presenti. Successivamente un altro psicodrammatista ci ha presentato in modo umoristico il contenuto della cartella di congressista e l’uso che ne potevamo fare. Abbiamo chiuso la seduta con un gioco nel quale, attraverso l’uso di enormi gomitoli di nastri colorati, creavamo delle trabeazioni che mettevano i presenti in comunicazione fra loro e che si concretizzavano in un arazzo da tessere su una parete della sala. Il resto del  nostro tempo congressuale lo abbiamo passato lavorando in piccoli e grandi gruppi.
Accenno solamente ai temi dei laboratori ai quali ho partecipato.
Sue Daniel – Psicodramma classico. Grete Leutz – Trattamento psicodrammatico dei sogni. Donnel Mirrel – Catarsi in psicodramma. Joice William –Modi pratici per l’uso dello psicodramma nella pratica terapeutica.
La sede dei lavori era nel St. John’s College delle università di Sydney: un alternarsi di cripte, chiostri, sale, il tutto costruito in stile gotico, affondanti nel verde campus universitario.
Nei dopo cena si tenevano incontri psicodrammatici, coinvolgendo contemporaneamente tutti i partecipanti. Essi venivano condotto da terapeuti di varia estrazione e provenienza geografica e culturale. La seduta di chiusura ha avuto come punto focale una nuova rappresentazione degli stati d’animo dei presenti fatta dal balletto. Un apporto particolare alla atmosfera congressuale lo hanno fornito indubbiamente gli australiani, un popolo di inglesi resi focosi dal sole dei tropici. Li abbiamo visti esplodere particolarmente nelle danze che sono seguite alla cena d’addio. Nei giorni precedenti e successivi alla Conferenza sono stati programmati dei Laboratori. Ho partecipato ad un seminario di due giorni con Ari Badaines sul tema: Psicodramma – un intreccio tra direttore, protagonista, ausiliario e auditorio.
Al livello professionale l’aspetto indubbiamente più significativo è stata la diversità e la ricchezzza di apporti scientifici, tecnici e culturali e di creatività umana forniti dai vari conduttori dei gruppi e dei seminari.
È stato presentato il congresso che si terrà il prossimo anno dal 27 al 30 gennaio sul tema: “Catchin the light = catturare la luce”.
Sul tema ho affidato agli organizzatori del congresso una poesia nata al momento e che presento anche a chi mi sta leggendo.
Catturare la luce
                la luce dei tuoi occhi
                la luce del tuo corpo
                la luce della tua anima
catturare il mistero della tua luce
catturare la luce
               la luce del tuo conscio
               la luce del tuo inconscio

La permanenza mia e di mia moglie in Australia è terminata con una esperienza sociodrammatica cosmica nella notte del 26 gennaio. Facevamo parte di una folla di due milioni di persone assiepate intorno al porto di Sydney che assistevano ad una spettacolare esplosione di fuochi d’artificio che veniva realizzata tra il ponte di ferro e il teatro dell’Opera per festeggiare i duecento anni che separano i bianchi dell’Australia di oggi da quelli del primo insediamento inglese di Sydney.

Terenzio Formenti