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    SOTTO IL SEGNO DEL SUCCESSO

Cristiana Ambrosetti e Roberto Vacca sono autori di un brillante romanzo edito da Bompiani “Il labirinto della memoria”. E’ in libreria solo da un paio di me si ed ha un grande successo di vendita. In più, verrà presto trasformato in film battendo in questo senso ogni record di “velocità” .In tutto ciò quello che più stupisce é che il libro, per dichiarazione dei suoi autori, ha scopi educativi.
Dom. :”Da che cosa è partita l’idea del romanzo?
R.V. :“Era un’idea che avevo da circa 15 anni: l’ho comunicata a Cristiana e le ho chiesto se voleva scriverci un romanzo con me .Lei ha acconsentito. Ciò che ci interessava era e riuscire a trattare un problema complesso in modo piacevole. L’idea era di far capire come il divario esistente attualmente fra le tecnologie più avanzate e la gente comune si può colmare solo attraverso l’acquisizione di una maggiore cultura intesa nel senso più ampio del termine”.
C.A. :“Nel romanzo il teatro della memoria rappresenta differenti concetti: la possibilità di sviluppare la memoria, la significatività delle conoscenze universali per lo sviluppo dell’uomo, la non monetizzazione della cultura, l’importanza del passato, una concezione” rinascimentale”  dell’uomo, il parallelismo  con l’intelligenza artificiale.”
Dom. “Nonostante si tratti di un romanzo divertente, il vostro è un discorso educativo. Ma quale potrebbe essere l’elemento più efficace per modificare 1’ atteggiamento umano nei confronti della cultura?”
R.V. :“Ciò che più manca nella nostra società è la reale possibilità di scegliere. Questo significa offrire a tutti la possibilità di farsi un’idea personale di tutto quello che esiste nel mondo, di tutto quello che è stato pensato dai migliori pensatori del mondo ne gli ultimi 25 secoli. Nessuno lo racconta mai, così come non si. parla mai. dei livelli più alti raggiunti dallo spirito e dall’intelletto umani: sono tradizionalmente dominio di pochi. Ed anche quando si prova a farlo, tutto viene raccontato male. Basta pensare alle trasmissioni del Dipartimento Scuola Educazione della Rai :niente di più noioso e demotivante. Certo va anche detto che c’è lo stereotipo che comunicare è facile e non richiede particolari competenze. Io credo però che se l’incarico di diffondere informazioni culturali fosse affidato a romanzieri ,giornalisti sceneggiatori ,registi, pubblicitari far se le cose cambierebbero.”
C.A.: Se l’uomo del futuro è una sintesi equilibrata di competenze e di conoscenze la tecnologia sofisticata può consentirgli di svolgere certe opera­zioni con più velocità, lasciandogli così il tempo per riflessioni più interessanti per esempio sulle connessioni fra passato e futuro, sulle innovazioni possibili.   
Do
m. :“Chi potrebbe di fatto fare qualcosa per modificare l’attuale stato di cose?”
R.V. :"Forse potrebbero essere quelle stesse aziende che attualmente sono in difficoltà. Non possiamo aspettarci che lo stato o l'istituzione scolastica prendano qualche iniziativa perché sono prive di immaginazione e con scarse potenzialità di progettazione. L'industria avanzata ha invece due buoni motivi per impegnarsi: il primo è che ha le risorse per farlo ed il secondo è che sono proprio queste risorse ad essere in pericolo in questo momento e dunque ci potrebbe essere un interesse direttoconnesso con la  programmazione a lungo termine dei futuri profitti: se l’unico modo per mantenerli è quello di diffondere la cultura, perché non farlo?
Dom.: “Al contrario! Si tratta di dare scelte: la mia tesi è che  nel momento in cui qualcuno diffonde la cultura a largo spettro, ne perde subito il controllo. L’esempio dei missionari cristiani che insegnavano a leggere e scrivere per far conoscere il Vangelo dovrebbe dirci che le conoscenze non possono in sé essere asservite a nessuno”.
Dom.: “La cultura non potrebbe trasformarsi in uno strumento per il dominio?”
R.V.: “Io non vedo questa possibilità di dominio da parte di una classe colta. Io credo nella diffusione di massa. Forse l’unica obiezione è che tutto questo potrebbe essere un po’ utopistico, nel senso che diffondere la cultura a livelli così capillari come abbiamo immaginato nel romanzo rimane un sogno, una cosa che comunque non si realizzerà in una generazione.”
C.A.: “L’unico dubbio che io ho riguarda il significato che  vogliamo dare al termine cultura, intesa come ciò che consentirebbe di usare gli strumenti prodotti dall’alta tecnologia. Riguarda la preparazione dei tecnici che forse non saranno in grado di diffondere la “cultura” in senso lato. Ciò potrebbe avere come conseguenza l’aumento del divario fra Paesi poveri e ricchi, fra Paesi sviluppati e non, fra nord e sud: e quindi mi domando se questo sviluppo sarà reale o no, se porterà effettivo benessere e ricchezza. Forse sarà necessario che chi è più avanti, si fermi ad aspettare i “ritardatari”. In caso contrario si accentuano le diversità”.
Dom.: “La cultura potrebbe diventare uno strumento di ulteriore selettività?”
R.V.: “No. La cultura necessaria non è solo quella tecnologico-scientifica, ma anche quella che potremmo indicare umanistica. In più sono necessarie immaginazione, capacità di elaborare la realtà, creatività. Solo così sarà possibile progettare e pianificare la società di domani.”
C.A.: “E se questo portasse effettivamente al dominio di pochi su tutti?”
R.V.: “Io credo che ciò non avverrà perché chi anche ci proverà non riuscirà a realizzare i suoi intenti. Io credo molto alla “teoria delle polene” che sostiene che gli uomini che credono di dominare sono come le polene delle navi: dei pupazzi. In realtà sono le vele o il motore a far muovere le navi. I meccanismi di comportamento degli uomini riuniti in grandi masse si cominciano a capire solo ora. Spesso sono meccanismi molto rigidi e deterministici e non possono essere spiegati semplicemente con la dominazione di alcuni uomini su altri uomini o gruppi di uomini.”
Dom.: “Quali sono le piste più praticabili “in questo senso”?”
R. V.: “Occorre provare tanti modi per individuare quelli più efficaci: pensare a delle ricette per migliorare la società – magari semplici – è illusorio. Il problema è già molto complesso quando si parla di un solo essere umano. Quando parliamo di uomini in grandi masse, la cosa si complica ulteriormente. Possiamo però guardare ogni volta che succede che i comportamenti umani sono comportamenti “biologici” nello stesso  modo in  cui lo sono quelli animali, e rifletterci. Per esempio, la specie animale in una prima fase si moltiplica a dismisura e con grande rapidità, ma appena satura l’ambiente rallenta questo processo. Così accade per gli oggetti fabbricati dagli uomini: auto, aerei, computer, ecc. Guardare a questi fenomeni a lungo termine permette di fare di solito previsioni abbastanza accurate. Ovviamente la metodologia da utilizzare in questi casi è piuttosto complessa, ma consente di prevedere l’avvenire in campi ristretti con notevole precisione.”
Dom.: “E’ ancora possibile nella nostra società che accada come fra gli ebrei dove la figlia del più ricco sposava il più povero del villaggio?”
R.V. “Non so. Si può provare. Certo va detto che i valori culturali, scientifici, di saggezza presenti  in modo goffo, e non invitante come ora non vengono ascoltati. Ma se Fellini anziché fare pubblicità ai rigatoni la facesse a qualche idea sulla comprensione del mondo, siamo certi che non cambierebbe la situazione. Occorre provare. Come diceva Galileo: “Quello che l’esperienza e il senso ci dimostrano si deva anteporre al discorso ancorchè ci sembrasse assai fondato”. E’ ciò che Popper chiama ingegneria sociale pragmatica”.
C.A.:”E’ vero che i valori sociali che vengono diffusi attualmente sono più di carattere consumistico. È possibile però che cambino”.
Dom.: “A me pare che il vostro teatro della memoria in realtà faccia riferimento più all’intelligenza. È questa che anche voi vorreste stimolare?”
C.A.: “In realtà oggi si è di fronte a atteggiamenti più tipici della ricezione passiva dei messaggi. Io credo che sia necessaria una maggiore attività, credo che gli stimoli culturali perciò dovrebbero diventare più interessanti. Ora c’è scarsissima interazione fra le informazioni che vengono date e finché sarà così in realtà si opererà più un incremento della memoria che dell’intelligenza”.
R.V. “D’altra parte le difficoltà del progredire e dell’apprendere in parte sono connotate con la natura delle cose: apprendere e capire meccanismi complessi è più difficile che capire meccanismi più semplici. A queste difficoltà, come ho già detto, si sommano le difficoltà casuali, dovute a distrazione ed inutili come quelle connesse alle modalità di comunicazione”.
Dom.: “Cosa ne pensate della possibilità di sostituire ad un terapeuta un computer?”
R.V.: “Nonostante conosca esperimenti fatti in passato, ritengo che il computer per ora non possa sostituirsi ad un uomo, in quanto quest’ultimo è meglio in grado di valutare la situazione. L’unico vantaggio attualmente è che la macchina non si pone “in antagonismo” col paziente. Forse in un prossimo futuro la situazione sarà diversa.”
Dom.: “Quale sarà nella società del futuro il ruolo della psicologia?”
R.V.: “Progrediranno le scienze “cognitive” legate ad alcune prestazioni umane semplici quali quelle verbali, di calcolo, di risoluzione dei problemi.”
C.A.: “Forse si occuperà di problemi che deriveranno dall’alta tecnologia e dalla parcellizzazione. La gente sarà più sola. Ci saranno altre preoccupazioni.”
R.V.: “Dovrà inoltre diventare sempre più frequente il controllo di qualità, cioè sarà sempre più impellente il bisogno di controllare e verificare che quanto viene fatto ottenga dei risultati soddisfacenti ed efficaci”.