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LE  PSICOTERAPIE
TERAPIA BIOSISTEMICA

Perché “Biosistemica”?
“Bio” si riferisce alla base “biologica” del nostro lavoro. Cosciente dell’interazione mente-corpo che esiste in ogni evento psicologico, noi favoriamo l’aspetto “corpo” (senza escludere la psiche) a causa del suo impatto energetico maggiore.
“Sistemica” può essere compresa in due sensi:
1.      Ci sono i contributi della Teoria dei Sistemi, non solo di Bateson, Watzlawick e la Scuola di Palo Alto, ma  anche di Edgar Morin, Henri Laborit e Joel de Rosnay in Francia, e di William Gray, John Battista e Walter Buckley negli Stati Uniti.
Abbiamo un cambiamento epistemologico grazie a nuovi concetti: “feedback”, “livelli di integrazione” , “molteplicità di punti di entrata” e “autopoiesi”. Questi concetti ci conducono ad una complessità di stili metodologici.  Per esempio, noi integriamo la “bioenergetica” di Reich, Lowen e Boadella, la Gestalt, lo Psicodramma, l’Analisi Transazionale e la PNL.
2.      “Sistemi” si riferisce anche ai “sistemi di funzionamento”: metabolico, motorio, verbale, di immagine e di vissuto visivo-auditivo.

Chi sono le persone che praticano la Terapia Biosistemica?
I terapisti che preferiscono questa formazione sentono il bisogno di trattare gli aspetti fisici-energetici  dei pazienti e di vivere il loro corpo durante la seduta. Nel mio caso, per esempio, ho cambiato, anni fa, il mio orientamento, dalla terapia verbale alla terapia psicocorporea,  non solo per l’impatto emotivo che questa nuova terapia ha avuto sui pazienti, ma anche per il beneficio che io stesso ho ottenuto: un maggior equilibrio psicobiologico. Inoltre, il lavoro psico-corporeo ha offerto un dinamismo che, per la mia personalità “attiva”, sembra molto interessante.

Per chi è la Terapia Biosistemica?
I pazienti che vivono i problemi energetici, come la depressione o un tipo di ansia sentita come “sono troppo pieno di energia” o “sono troppo debole”, mostrano, a mio parere, i benefici migliori. La maggior parte dei pazienti trattati possono rendersi subito conto dell’aspetto corporeo del problema emotivo: “crampi” allo stomaco, un senso di “soffocamento” nel petto, un “nodo” alla gola, una globale sensazione nel corpo di sentirsi “giù” e “senza forza”, oppure di sentirsi qualcosa che “deve scoppiare” da un momento all’altro.

Esempio: Trattamento della Depressione. Vincenzo ha 36 anni. Egli dice: “Non ce la faccio.” Quindici anni fa, quando morì suo padre, Vincenzo sentiva per la prima volta “un buco nel centro”,. Prima di questo trauma, egli avvertiva frequentemente un’angoscia, ma non questo “buco”. Otto anni fa, il buco scomparve in seguito all’incontro con la moglie Daniela. “Lei era una donna dinamica, infatti, una persona come mio padre”. Più tardi, Vincenzo descrisse sua madre come “una donna un po’ vittima e lamentosa”. Ipotizzai che Vincenzo si identificasse con il vittimismo della  madre.
La separazione dalla moglie, avvenuta circa 3 anni fa, (“lei era stanca di me”) ha provocato il suo ritorno a casa, dove la madre viveva con una zia (la sorella più vecchia della madre, descritta come una personalità “più in gamba”).

Il metodo Biosistemico

Il lavoro all’inizio era “paradossale”: abbiamo incoraggiato una intesificazione di certi “comportamenti depressi”: schiena curvata, respirazione contratta, le ginocchia piegate, suono della voce che indica, “Non posso… non sento niente…”. Mentre Vincenzo intensificava la sua posizione corporea di depressione, il gruppo ha massaggiato vigorosamente il dorso e i tendini.
(Questo procedimento aumenta “la componente simpatico-mesodermica”, una nozione che rappresenta una sintesi dei concetti di D. Boadella e J. Liss).
Nello stesso momento il gruppo ha fatto le “identificazioni” con Vincenzo per aiutarlo ad amplificare il suo linguaggio di “negazione del Sé”: “Sono nullo. Non riuscirò. Non valgo niente. Voi mi volete bene, ma non potere aiutarmi”, etc. Questo approccio “paradossale”, di descrivere il sintomo di verbalizzazione negativa, era offerto con l’aggiunta: “Puoi gridare, Vincenzo, ogni ‘identificazione’, offerta dal gruppo, che ti sembra giusta”. Una pressione sul dorso e sul petto ha aiutato l’uscita del suono.
Quando Vincenzo ha voluto alzarsi da questa posizione scomoda (dovuta soprattutto alle ginocchia piegate, ispirata alle arti marziali e alle ‘posizioni di stress’ di Lowen) noi abbiamo presentato immediatamente una metacomunicazione: “Possiamo creare una resistenza contro il tuo movimento, Vincenzo, provocarti?” (Ogni intervento avviene solo se il paziente è d’accordo. L’utilizzazione frequente e precisa della metacomunicazione è centrale nella formazione della in Biosistemica). Vincenzo ha  detto sì perché abbiamo già lavorato  nella stessa maniera con dei risultati favorevoli. Quindi noi abbiamo impedito i movimenti e allo stesso momento abbiamo espresso le ‘identificazioni’ verbalizzate, la sua parte depressa: “Non posso affermarmi … Non sarò accettato dagli altri … non posso alzarmi … è troppo presto per cambiare”, ecc. Lentamente, Vincenzo poteva alzarsi (noi impediamo completamente i movimenti, ma lo facciamo parzialmente secondo la metodologia di ‘accomodazione’ sviluppata da Albert Pesco).
Una volta che la schiena è divenuta diritta, la battaglia si è scatenata più intensamente. Il gruppo comincia a immobilizzare (parzialmente) le braccia e le gambe, aggiungendo un massaggio sul torace e sulle membra. Questo aiutava la dinamica energetica, stimolando la componente simpatica del sistema nervoso autonomo.
Nello stesso momento, alla dinamica energetica si aggiungeva la dinamica verbale: una parte del gruppo è rimasta provocatoria: “Sai che non puoi sentirti meglio, Vincenzo”. “Daniela non ritornerà mai”. “Non troverai un’altra donna”. L’altra parte del gruppo faceva le identificazioni positive: “Cambierò”. “So che posso”. “Daniela non è importante”. “Voglio vivere ora”. “Posso respirare e gridare”. “Una donna ha detto che ho gli occhi dolci”, ecc.
Vincenzo poteva ripetere qualsiasi frase negativa o positiva, pessimistica o ottimistica, e in questo modo è avvenuta la trasformazione energetica attraverso la risposta vigorosa (cioè con la scarica del sistema simpatico). Il sistema simpatico stimola prima la forza con la rabbia e  poi con la forza con l’affermazione positiva. Successivamente si è verificato il rimbalzo spontaneo verso il sistema parasimpatico, cioè verso l’emozione di vulnerabilità. Vincenzo ha cominciato a piangere profondamente, all’inizio in piedi, dopo sdraiato. La sua associazione mentale era, all’inizio, la morte del padre. Dopo abbiamo indagato su altri avvenimenti, soprattutto nel periodo fra i sei e gli otto anni: cambiamento di casa, entrata in collegio e morte del nonno a cui Vincenzo era molto legato (“perché era più dolce di mio padre”). Questo stadio “energetico” della utilizzazione del corpo e l’esplorazione psichica (la parola espressa con un grido oppure con la voce forte) è sempre seguita da una seconda fase: “il vissuto di riparazione”. Per la “riparazione” o la “creazione di nuove capacità”, il soggetto condivide, in un piccolo gruppo di tre persone scelte, un lavoro più profondo sulla sua dinamica psicologica: attraverso il sogno (utilizzando i metodi della Gestalt), il simbolismo (ci aiuta la conoscenza junghiano e kleiniana), gli aspetti di comunicazione (coinvolgendo l’uso della metafora), e la possibilità di nuove iniziative. Questi diversi metodi possono affrontare due dimensioni della persona: sia la dinamica interna, sia la vita interpersonale. Quindi la persona scegli e la propria strada. In conclusione, la Biosistemica cerca di migliorare l’aspetto energetico che costituisce la base del problema emotivo, ed aumenta la dinamica di nuove iniziative. “Quando ci sentiamo meglio il colore del mondo cambia”.

Jerome Liss