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BIOETICA

Il convegno sull'etica della vita e la famiglia, oggi: Nascere, Amare, Morire è stato qualcosa di diverso rispetto agli innumerevoli simposi che si stanno tenendo ovunque sul tema della bioetica. Anzitutto per la singolare caratteristica di essere stato promosso da un giornale. Famiglia Cristiana, attraverso il suo organo di studio, il Centro Internazionale Studi Famiglia.
Non per caso chi si trova impegnato sul fronte del giornalismo sente il bisogno di un serio confronto con gli studiosi e gli operatori che riflettono i temi della vita.
L'esplosione dell'interesse del vasto pubblico per i problemi dell'etica ha come protagonisti principali i mass media. I fatti più clamorosi, che hanno segnato il dissolversi dei confini tra ciò che è "naturale" e ciò che è "artificiale" in tutti gli ambiti dell'esistenza individuale (la nascita, la riproduzione, la morte), tra gli individui (dono e trapianto di organi), tra le specie viventi (biotecnologie, possibilità di ibridazione e creazione di altre specie) hanno trovato spontaneamente su giornali, riviste, radio e televisione una cassa di risonanza rumorosa. L'informazione di massa, sottoposta alla duplice esistenza di spettacolarità e di semplificazione, ha modificato il rapporto che le donne e gli uomini del nostro tempo hanno con la vita. Questo appare sempre di più come un bene disponibile a richiesta, commisurato sul desiderio individuale: "Un figli se voglio, quando voglio, come voglio", "la fine della vita quando questa non mi è più sopportabile o gradevole". La tecnologia biomedica si presenta come uno di quei geni che nelle favole stanno nascosti nella bottiglia, disposti a realizzare ogni desiderio di colui che ne diventi padrone.  I mezzi di comunicazione di massa, in quanto evidenziano spettacolarmente gli exploits tecnologici, modellano l'immaginario dell'uomo dei nostri giorni  e incidono sulle scelte etiche. Di qui il malessere di chi lavora in modo consapevole nel fare giornalismo. "A me sembra - ha affermato Don Leonardo Zega, direttore di Famiglia Cristiana, nell'introdurre i lavori del convegno - che anche chi ha cercato di fare onestamente il suo mestiere di informatore, sente che il suo intervento ha fortemente contribuito a modificare il rapporto che le donne e gli uomini del nostro tempo hanno con la vita. Con qualche disagio per gli effetti ottenuti e per i possibili sviluppi".
Preoccupazione, ma non allarmismo.
Il diffondersi dell'informazione crea anche consapevolezza. Là dove non c'è possibilità di scegliere tra diverse azioni, non c'è etica. Un giornale in presa diretta con i suoi lettori, come Famiglia Cristiana, divenuta anche uno strumento di aiuto per la formazione delle coscienze. "Abbiamo un volume di corrispondenza impressionante - ha continuato Don Zega - e in continuo aumento. Sempre più i lettori mostrano di voler essere non semplicemente dei consumatori di etica ma dei produttori di essa. Non rifiutano la giuda, ma non vogliono soluzioni già confezionate: cercano piuttosto impulsi, orientamenti a valori, aiuti per giungere personalmente e creativamente alla piena maturità cristiana,  che della maturità etica è matrice e garante".
Di impulsi ed orientamenti in questo senso il convegno è stato molto ricco. Mettendo la famiglia al centro, come nesso sintattico che unisce il nascere, l'amore e il morire, è emersa la necessità di favorire un'etica della vita che si basi sul prendersi cura dell'altro. Abbiamo bisogno di norme razionali che guidino il nostro comportamento; ma abbiamo bisogno anche di un approccio che sappia mettere in evidenza il valore dell'intimità, dell'impegno affettivo, del reciproco farsi carico gli uni degli altri. Questa seconda è una concezione della mentalità più tipica delle donne che degli uomini, come ha dimostrato in modo convincente Warren Reich, dell'Università di Georgetown di Washington: "Le bambine tendono a definire se stesse in rapporto agli altri, mentre i ragazzi tendono a definirsi in opposizione agli altri. Da adulti, le donne tendono a mettere l'accento sul primato del prendersi in cura in un contesto di relazioni, mentre gli uomini sottolineano la giustizia e i diritti in un mondo visto come avversario". L'etica della vita ha bisogno dell'integrazione dei due punti di vista: la possono fare solo gli uomini e le donne insieme. Forse potrà sembrare un'etica più fragile, rispetto a quella delle regole e dei principi: ma è sicuramente un'etica più credibile.

Sandro Spinsanti