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PSICOLOGIA & SOCIETA’

GIORGIO SANGIORGI, PSICOSOCIOLOGO, PSICOLOGO DEL LAVORO, PRESIDENTE DELLA SCUOLA DI PSICOSOCIOLOGIA DELL’ORGANIZZAZIONE, MEMBRO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE DELLA SIPS.

E’ IN QUESTA ULTIMA VESTE CHE LO ABBIAMO INTERVISTATO

D:: In questo momento di avvio dell’Ordine degli Psicologi e dell’applicazione della Legge sull’Albo, cosa sta facendo la SIPs della quale per verità si sente parlare pochissimo?
R:: “Si può fare il discorso a 3 livelli e innanzi tutto ci pare che la psicologia stia  vivendo un momento molto importante: abbiamo l’impressione che questo scossone –nonostante la prevedibilità – ha prodotto delle conseguenze interne ed esterne. Fra i primi indicherei una grossa capacità di mobilitazione delle sezioni abbastanza importante perché le sezioni, pur avendo rappresentato un punto di riferimento forte, continuativo e stabile anche quando i direttivi nazionali erano deboli in questo caso hanno dato il meglio di se a livelli francamente inimmaginabili promuovendo molte attività a carattere informativo e di vario genere, che hanno raggiunto lo scopo di fornire dati utili ad un grande numero di colleghi, anche non Soci SIPs, nei riguardi della nuova situazione determinata dall’approvazione della Legge sull’Albo Professionale.
Discorso meno riuscito, ma ancora tutto da vedere, è quello invece riguardante il rapporto delle sezioni con i Commissari che nella maggioranza dei casi sono magistrati, come forse è giusto ed opportuno, e che hanno assunto dei comportamenti che tendono a sottolineare la loro libertà nei confronti della Sips. Credo che ciò sia corretto e credo che sia ragionevole pensare che saranno indirettamente costretti a cercare una collaborazione con la SIPs perché l’assoluta molteplicità dei casi connessi all’articolo 32 renderà molto difficile l’interpretazione dall’interno da parte di un “estraneo”.
Credo che la SIPs con la sua caratteristica di pluriappartenenza dei soci possa realmente essere d’aiuto.
Dove secondo me l’azione è stata ancora carente è stato nei confronti dell’opinione pubblica, cioè dei non psicologi, dove abbiamo subito l’iniziativa di altre categorie professionali, innanzi tutto quella dei medici, dai quali abbiamo avuto parecchi attacchi anche pesanti e significativi, senza essere in grado di influenzare minimamente.
Ritengo che l’Albo offra un’occasione di nuova modalità di rapporto con l’opinione pubblica, che però per il momento è ancora parzialmente mancata.
Cosa sta facendo il Consiglio Direttivo rispetto a questa situazione? Va innanzi tutto fatta una riflessione: questo è un C.D. in cui non è facile stare, che è molto faticoso, caratterizzato da una forte disomogeneità di indirizzi, con priorità storiche che sono assolutamente ineliminabili, ma che forse proprio per questo può fare qualcosa.
Noi abbiamo ereditato una struttura praticamente inesistente nonostante ci fossero 5.000 “clienti” e 32 “filiali”. Non esisteva nessuna struttura organizzativa, niente di formale, nessuna continuità nelle pubblicazioni, neppure venivano seguiti elementari adempimenti formali, e così via.
Abbiamo ereditato una situazione di pesante passività dal Congresso di Venezia. Abbiamo ereditato una situazione competitiva se non di “controdipendenza” da parte delle sezioni regionali. Abbiamo il problema dell’assenza di una contabilità e dell’ultimo colpo di coda del collega Rossati che si è pubblicato un bollettino a nome suo!!! Insomma ci  siamo trovati in una situazione problematica.
Così questo direttivo si è messo nell’ottica del problem solving che certo dà all’esterno un’immagine, anche confermata dalla realtà, che questo CD sia poco propositivo.
Qualcosa però abbiamo fatto in ordine alle priorità. La manifestazione di Roma, pur non essendo stata particolarmente eclatante, ha però goduto di una presenza molto qualificata a livelli internazionale (i responsabili di “Sips” di nazioni straniere) e di un certo numero di soci (circa 300). La focalizzata sull’articolo 32. Ora credo che la partita si riaprirà sull’art. 33 che è anche più complesso del precedente.
La rivista è in stampa e dovrebbe riprendere con una certa continuità.
Sempre in ordine alle priorità, vi sono poi i problemi istituzionali della SIPs: una SIPs post ordine è la stessa SIPs di prima? Ora a questo interrogativo non sappiamo ancora rispondere perché non siamo ancora nel post ordine; comunque sia alcuni spunti di riflessione vi sono: a tale proposito è stata istituita una Commissione Statuto presieduta da Marini. Il momento è però cruciale, poiché se fino a poco tempo fa la linea sostanzialmente condivisa era quella di un SIPs federativa, ora la situazione post ordine credo faccia pensare ad una SIPs diversa, dove verranno valorizzate maggiormente le Divisioni sul modello delle Associazioni Disciplinari, con un apparato forte, qualificato e possibilmente impiegatizzato, che garantisca una continuità e l’interfaccia alle sezioni territoriali dell’ordine. Ora io credo che questa possa essere una linea di tendenza, e proprio su questa  ci stiamo muovendo anche in terreni budget. Il bilancio previsionale per l’89, infatti, vede un grosso stanziamento sulle azioni di pubbliche relazioni e di immagine esterna, sulla struttura e un forte incremento di contributo alle divisioni.

D:: Rispetto all’Albo non vi siete mai occupati della questione delle scuole private di formazione che, se non avranno particolari convenzioni, non esisteranno più?
R.: Non ancora. Una delle idee possibili è quella di ridare vita alla Commissione delle Scuole di Formazione, ideata da Contessa nello scorso Direttivo, anche se ciò richiede comunque qualcuno che se ne occupi, e non pare ciò sia facile.
L’unica cosa che si è fatta per ora è stata la definizione delle competenze del Comitato Ordine e Sviluppo Professionale, nel cui ambito dovrebbe esserci il dibattito relativo allo sviluppo delle professioni vecchie e nuove. Non anche quello della formazione. Non basta però definire le attività teoriche dei comitati, bisogna poi lavorarci e qui ci non sicuramente dei ritardi notevoli (ma è stata chiesta l’eventuale disponibilità a Contessa per questa operazione? Ci risulta di no. n.d.r.)
Ora funzionano un po’ il Comitato Servizi e l’Editoria; stiamo partendo con il Comitato Immagine e Relazioni Esterne.

D.: Con l’avvio dell’Albo Professionale ci sono, a suo parere, delle sfaccettature della professione di psicologo che finora non sono state utilizzate, e che invece avrebbero una possibilità di espansione o di avvio? Per esempio noi pensiamo che una serie di bloccaggi e catenacci che costringano alcuni che fanno gli psicoterapeuti a cambiare la loro professione da un lato, mentre d’altro canto sta probabilmente cambiando la percezione della psicologia fatta solo come quella disciplina che si occupa di patologie. In questo contesto, dove, a suo  giudizio, vi sono più spazi e possibilità? *
R.: Le due questioni mi sembrano entrambe interessanti. La prima è in un certo senso paradossale.
Uno dei motivi che hanno spinto noi psicologi ad essere favorevoli nei confronti dell’ordine, pur non avendone necessità professionali specifiche, era proprio questa bonifica e tutela del settore terapeutico. Paradossalmente  sta emergendo un dato chiaro: sarà più facile per uno psicologo del lavoro, di comunità, dello sport, l’accesso all’ordine, piuttosto che per i terapeuti, che in buona parte rimarranno sostanzialmente impossibilitati ad entrarvi, sia per l’articolo 32 che per l’articolo 33.
O cambieranno mestiere o avremo di nuovo una situazione spuria.
In generale credo che l’Ordine implicherà una maggiore severità nella tutela dei canoni professionali e deontologici: non sarà più accettabile che vengano usati strumenti di diagnosi psicologica nell’ambito della selezione azionale per esempio da operatori diversi dagli psicologi. E così ogni area che richieda sostanzialmente competenze psicologiche.
Questo dovrebbe provocare già di per se un maggiore sviluppo di  opportunità professionali.
Per quanto riguarda i settori propriamente nuovi, credo che il Convegno di Roma abbia dato qualche indicazione utile in proposito: es. il settore del lavoro, che richiede l’ingresso di professionisti più qualificati, anche in termini quantitativi. Mi sembra che possa anche riaprirsi il discorso nell’ambito della scuola, sia esso un discorso sul problema degli insegnanti che nel campo dell’aggiornamento e dell’orientamento scolastico; mi sembra che ci possano essere inoltre ulteriori ambiti in settori, non del tutto nuovi ma emergenti, quali per esempio lo sport, il turismo, la moda e il design, lo studio delle organizzazioni anche non produttive, dove bisognerà lavorare per essere più presenti, sia qualitativamente che quantitativamente.

D.: Cosa pensa riguardo l’iniziativa dell’Annuario degli psicoterapeuti promossa da Noi Psicologia?
R.: Se l’intento è quello di stressare i  commissari nel momento delle decisioni sull’Ordine, questo lo condivido , poiché fa parte di una captazione di legittimità nei confronti dei commissari. Se invece si punta a sostenere l’esistenza di una competenza psicoterapeutica in ambiente di Ordine, allora mi rimane qualche perplessità in proposito, poiché questo spetta all’Ordine. Tra l’altro, la SIPs sta per pubblicare tutto l’Annuario degli psicologi SIPs, che presenta un’attività culturale rispetto alla figura dello psicologo (chi è, cosa fa….).

D.: Al di là delle scelte politiche e strategiche che voi fate, pensa che i soci SIPs, in futuro, aumenteranno o diminuiranno?
R.: Personalmente credo che aumenteranno ma non proporzionalmente all’aumento dei professionisti che opereranno in futuro.