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indice numero 24

LA PAROLA A … VALERIO ALBISETTI

VALERIO ALBISETTI

Psicoanalista, presidente del coordinamento nazionale psicoterapeuti e scuole di psicoterapia, presidente dell'Associazione Internazionale di Psicoanalisi Eclettica; presidente dell'Associazione Internazionale di Psicoanalisi Integrata, svolge in queste associazioni anche attività di didatta e di supervisore.
È membro dell'International Society of Hypnosis di Filandelphia e dell'European Society of Hypnosis di Berlino. E' autore di numerose rubriche televisive, radiofoniche e su riviste specializzate oltre ad aver pubblicato, fra gli altri, presso le ed. Paoline "Il training autogeno per la quiete psicosomatica" tradotto e diffuso anche in America Latina.
Uomo politico già coordinatore nazionale per la sanità dei Verdi, è presidente nazionale del Comitato tecnico-scientifico verde nazionale.

D.: Quale sarà secondo Lei il futuro rapporto fra psicoanalisi e psicologi psicoterapeuti?

R.: Il fatto che le maggiori Scuole di Psicoanalisi si siano sentite "fuori" dalla legge per l'ordinamento è sintomatico. Sono molto perplesso sul futuro nel mondo della psicoanalisi e della psicologia in genere. La legge da una parte non tiene conto delle formazioni personali, dall'altra ufficializza delle figure professionali.
Spero che non ci sia uno scontro tra "potenti", gli uni forti del sapere della tradizione analitica, gli altri forti del ruolo formale ed ufficializzato dalla legge. Il mio augurio è che si passi ad un periodo di "maturità" dove si possono coniugare le due categorie, elidendole in quanto tali.

D.: Quali sono le linee politiche del Psi nel settore della psicologia?

R.: Il Psi ha contribuito ad approvare la legge anche se cosciente dei limiti della stessa. Segue comunque da vicino il mondo psicologico e i servizi, in particolare avvertendo che il mondo della sanità esca da un'interpretazione medica di tipo monopolistico e che la possibilità di specializzazione e formazione possa avvenire anche in sedi esterne a quelle dell'Università.

D.: Quale sarà a suo parere lo sviluppo della professione psicologica?

R.: Lo sviluppo, penso sarà soprattutto verso il sociale: l'area dell'emarginazione, del disadattamento, del lavoro … e verso il clinico: tecniche brevi, di appoggio, tecniche di rilassamento, di riflessione da parte della professione, in altri termini diminuirà sempre più la figura dell'analista - filosofo.

D.: Quali sono i punti deboli e quelli forti della legge sull'Albo e sull'Ordine?

R.: L'unico punto forte è che in qualche modo si è ufficializzata una professione, una scienza che è sempre stata bistrattata, rimossa soprattutto da parte della corporazione medica e della popolazione in generale.
Di punti deboli ce ne sono  molti. Uno per tutti la aggressiva e burocratica selezione - non selezione, che darà purtroppo ad individui inadeguati il "potere", rischiando così di creare un "potere psicologico" malato.

D.: Come preparare il futuro ad una "psicologia ecologica e preventiva" anziché principalmente "curativa"?

R.: Formando gli uomini e non credo che ciò possa avvenire attraverso la legge. Riducendo il "delirio di onnipotenza" che ha preso l'uomo di questo secolo, il quale sentendosi immortale distrugge ciò che gli sta attorno. Riscoprire quindi valori come la solidarietà, la profondità di riflessione individuale, la conoscenza di sé, in una parola cercare all'interno di sé la propria divinità e non all'esterno.