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CONVEGNI GUERRA DI TRINCEA
La
guerra in trincea si dimostrò subito più logorante del solito, in quella
afosa domenica di luglio. Gli uni fronteggiavano gli altri, invertendo costantemente
i ruoli in termini veramente schizofrenici. Una voce monotona, ma chiara,
decisa e supportata dai codici (civile e penale), sembrava, novella Medusa,
pietrificare i "rei". L'ultimo dei "Sindaci"; sì, perché
gli altri veramente non si è capito bene se lo sono o non lo sono, data
sovrabbondanza di cariche o dimissioni perse nel percorso logorante della
Sindrome SIPs.
Sudati ed
affamati ed assetati (Lombardo nel pomeriggio quasi litigava per un bicchiere
d'acqua che qualcuno venuto dal profondo Nord osava prendere dal tavolo
della Presidenza!) - ancora trincerata dietro quegli eterni simboli "divisori"
che sono i tavoli, gli incarichi, le scartoffie, ormai tonnellate, che il
povero Sangiorgi, da vero Nembo Kid, si è portato dietro da Milano a Roma
a Bologna) l'amica pugliese, il mio caro ex compagno di scuola, nonché l'attuale
delegato del Friuli, Gelindo, si chiedevano perché erano stati convocati
lì, se poi l'assemblea non era valida?! Addirittura l'ospitalità chiaramente
conviviale della città bolognese è fallita miseramente, portando un gruppo
sparuto a pranzare nel ristorante della stazione.
Si parla
di 700.000 lire di bignè, di ombrelli venduti anziché offerti al Festival
di Venezia (pardon, al Congresso di Venezia). La schizofrenia aumenta nel
pomeriggio, i passanti dall'esterno sentivano espressioni cacofoniche, risate,
applausi, urla, e intanto mi chiedevo se mai era già stata contagiata da
questa strana sindrome SIPs.
Bertini esprimeva
forse l'unico emozionale positivo che ho sentito nell'intera concerie: "Pensavo
che la legge sarebbe stata l'occasione per una festa fra noi, era occasione
di gioia dopo 20 anni di attesa, e invece
!". Ci sono state anche
"preveggenze sulla morte della SIPs" , bè, su questo proprio non
sono d'accordo (e con me molti altri) perché se ha resistito per tutto questo
tempo e in tutte queste virulenze deve avere una grande forza, che è quella
dei suoi elementi, dei suoi costituenti, che vedono e riconoscono in essa
una madre-seno culturale che, tutto sommato, quando chiama a raccolta i
propri figli, tutti accorrono pronti a difenderla o a farsi difendere, in
quella reciprocità che nei legami veramente profondi c'è sempre.
Maria Rosa Dominici