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CONVEGNO “LA METAMORFOSI DEL LAVORO”
Di Rosanna Gallo

Il 7-8 maggio 1994 si è svolto a Roma  un affollato convegno sulla “Metamorfosi del lavoro” organizzato dall’Università e dalla SIPLO. Avallone, aprendo i lavori, si è augurato che lo psicologo del futuro sia un analista della complessità in grado di fornire un supporto metodologico per le organizzazioni e capace di utilizzare le teorie come mezzi e non come fini. Su questa impostazione si è svolto il Convegno, mettendo a disposizione fatti, dati, ricerche  e prospettive possibili e auspicabili. Frey si è soffermato sulle prospettive del mercato del lavoro, riportando i dati di una ricerca previsionale al 2010. Afferma che le innovazioni saranno più elevate sul piano organizzativo che tecnologico e che la costituzione di reti porterà a processi di integrazione a livello internazionale. La qualità della vita dipenderà dall’orientamento dei Servizi ai “bisogni insoddisfatti, ad es. sarà necessario cambiare la qualità degli insegnanti per il recupero dell’istruzione degli adulti di 45/50 anni estromessi dal mondo produttivo; gli stessi adulti accederanno  all’Università in numero consistente modificando la tipologia degli studenti.  Il lavoro dipendente sarà in team e sarà sottoposto a flessibilità della quantità del lavoro,  della mobilità e del tempo di lavoro. Aumenterà il lavoro autonomo e sarà necessario destinare maggior tempo alla formazione per avere maggiore occupazione.  Dati preoccupanti sono quelli riportati da Ida Magli riguardo all’arretratezza della società attuale sui sentimenti.  Trova grave e pericolosa l’omosessualità mentale della cultura del lavoro maschile, ma altrettanto grave la femminilizzazione del mondo della scuola. Nessuno dei due sessi, da solo, è in grado di modificare la cultura attuale e diviene quindi necessario un confronto fiducioso fra i due sessi per proporre un nuovo modello culturale. Kaneklin propone di recuperare il significato emotivo ed espressivo del lavoro e afferma che il “motore primo” del lavoro è il bisogno di stare con gli altri. Riporta il caso di un suo intervento formativo dimostrando che le dimensioni inconsapevoli, il “non detto” organizzativo sono fondamentali nel determinare il successo o meno dell’organizzazione e degli individui. Caprara e Sarchielli parlano di transizioni  psicosociali da fasi di lavoro a fasi di non lavoro, interrogandosi su come saranno vissute dai lavoratori. Questi dovranno essere più capaci di negoziare il proprio percorso lavorativo fin dall’assunzione, ma dovranno mettere in discussione il proprio sistema di motivazioni e aspettative ad ogni transizione: l’immagine di sé e le motivazioni  all’autorealizzazione saranno soggetti a valutazioni continue producendo “passaggi” da euforia a depressione. De Masi ricorda le previsioni di Keynes  sulla riduzione dell’orario di lavoro e l’inasprimento nei conflitti sociali fra occupati e non; afferma che la gestione delle risorse umane deve passare  dalla logica del controllo a quella della motivazione. Infine Enzo Spaltro auspica che gli psicologi si facciano promotori e animatori d i benessere, capaci di facilitare l’espressione della soggettività e di sviluppare  un maggior sentimento del potere, da cui dipende l’efficienza.