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FATTORI
COMUNI TRASVERSALI
TRA LE PSICOTERAPIE
Edoardo Giusti, Gianfranco Montanarella, Claudia Montanari
Sono
ormai trascorsi un centinaio di anni dalla creazione del metodo psicoanalitico,
la prima forma di psicoterapia. In questo arco di tempo il numero delle
psicoterapie è aumentato vertiginosamente, passando dai trentasette modelli
presenti alla fine degli anni '50 ai centotrenta di metà degli anni '70,
fino ai quattrocentosettanta ed oltre contati a metà degli anni '80. Tra
le principali cause che hanno aperto la strada alla proliferazione dei modelli
ci sono i risultati delle ricerche sull'efficacia delle psicoterapie, sull'equivalenza
e sui fattori comuni
. numerose ricerche dimostrano che l'influenza
della psicoterapia supera i fattori extra-terapeutici o placebo.
.
Le persone che si rivolgono allo stregone, al prete, allo sciamano, al counsellor
oppure allo psicoterapeuta, migliorano grazie a quattro fattori terapeutici
comuni: a) una relazione emotivamente intensa e sicura con una persona che
ha il ruolo sociale di aiuto e sostegno; b) un luogo in cui avviene la relazione
d'aiuto; c) uno schema concettuale, una teoria o un mito; d) un rituale
o metodo terapeutico. In una rassegna delle ricerche sul funzionamento delle
psicoterapie, spesso gli autori proponevano una lista di componenti comuni
tra tutte le psicoterapie: a) il contratto terapeutico, che definisce l'obiettivo,
il formato, i termini e i limiti della psicoterapia; b) gli interventi terapeutici
che comprendono i metodi più adatti e la competenza del terapeuta nell'applicarli;
c) il legame terapeutico, un aspetto della relazione che emerge quando si
stabilisce un coinvolgimento reciproco e il riconoscimento dei ruoli; d)
il modo in cui il paziente affronta la terapia, se aperto o difensivo; e)
gli obiettivi intermedi, vale a dire i progressi ottenuti in ogni sessione
e che sono collegati positivamente al risultato finale. Anche L. Grencavage
e J. Norcross hanno ricavato una lista di elementi comuni utilizzando un
metodo di analisi particolare. Prima hanno raccolto ed esaminato cinquecento
pubblicazioni su questo argomento, poi hanno contato tutte le volte che
compariva un determinato fattore. In base alla frequenza in cui veniva citato,
hanno costruito cinque categorie: a) elementi razionali (56%): sviluppo
dell'alleanza, ecc.; b) processi di cambiamento: catarsi (38%), l'apprendimento
di nuovi comportamenti (32%); c) caratteristiche del cliente (26%): aspettative
positive, motivazioni, ecc.; d) qualità del terapeuta (24%): comprensione
empatica, rispetto, ecc.; e) un "rationale" che spiega i problemi
del paziente e le procedure per risolverli (24%): uso di tecniche/rituali,
focalizzazione sul mondo interno, ecc
..
Abbiamo potuto verificare l'importanza dei fattori comuni per l'efficacia
del lavoro psicoterapeutico in una ricerca svolta presso l'ASPIC*, basata
sull'analisi di 310 protocolli, cartelle cliniche e registrazioni di 190
utenti del Centro Ascolto e Orientamento, e su 120 allievi che hanno frequentato
e frequentano i corsi di formazione per counselor e psicoterapeuti integrati
e di Comunità d questa Scuola riconosciuta. La motivazione più frequente
che ha spinto gli utenti e gli allievi a cercare aiuto e sostegno psicologico
è uno stato di sofferenza psichica che si manifesta tramite disagi comportamentali
e problemi interpersonali, che rientrano in tre grandi aree:
a) gestione
e controllo degli impulsi (discutere troppo, essere troppo aggressivi, ecc.);
b) intimità relazionale
e attaccamento (difficoltà nel fare amicizia , sentirsi a proprio agio con
gli altri, ecc);
c) autosvalutazione
e disturbi d'identità (essere troppo sensibili ai rifiuti , preoccuparsi
di deludere gli altri, ecc.).
La risoluzione delle difficoltà è avvenuta principalmente tramite un processo
di influenza interpersonale in un contesto comunicativo empatico. Questa
esperienza di cambiamento è stata favorita dalla collaborazione tra terapeuta
e cliente, che insieme hanno cercato modi diversi di costruire o fare fronte
alle difficolà e ai problemi relazionali, operativi ed esistenziali. Lo
sviluppo di una relazione affettiva e "nutriente" tra il terapeuta/counselor
e il cliente/utente ha facilitato "l'empowerment", rinforzando
i "circoli virtuosi" già esistenti tra la persona e i sistemi
sociali con cui interagire. Questo vuol dire restituire la capacità di scegliere
tra diverse opportunità e di effettuare cambiamenti che migliorano la qualità
della vita degli individui. L terapeuta/counselor ha accolto le aspettative
e le motivazioni del cliente/utente, prendendosi cura di lui, fornendogli
sostegno emotivo, sviluppando un'atmosfera relazionale collaborativa che
consolida il legame di attaccamento, il coinvolgimento, l'allenza e l'impegno
reciproco verso gli obbiettivi condivisi.
Anche per gli operatori che si occupano di empowerment è importante sviluppare
le qualità personali e le abilità interpersonali e comunicative, necessarie
alla relazione d'aiuto, che la psicologia umanistica aveva indicato come
accettazione incondizionata, comprensione empatica e congruenza, che favoriscono
una "esperienza emotiva correttiva" e migliorano la qualità della
vita dei clienti/utenti nel gruppo/comunità, fornendogli maggiori risorse
ed un maggiore benessere. L'operatore di sostegno deve avere la competenza
di uno scienziato e la creatività e la sensibilità di un artista. In questo
quadro psicoterapeuti e operatori saranno facilitati nell'organizzazione
delle strategie che migliorano la gestione dei problemi ricorrenti e lo
sviluppo delle risorse personali mediate un "empowerment" potenziato,
per il controllo degli impulsi, per aumentare l'autostima e pler le tematiche
di intimità relazionale.
L'A.S.P.I.C., Scuola di Formazione Quadriennale di Psicoterapia Umanistica Integrata e Psicologia Clinica di Comunità, via Vittorio Carpaccio 32, Roma, riconosciuta dal M.U.R.S.T.