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COOPERARE PER CRESCERE
PRIVATI, PUBBLICI E ACCADEMICI SONO UNA SOLA FAMIGLIA

Il 24 febbraio 1997 si festeggeranno 8 anni da quando è stata riconosciuta la professione dello psicologo con la Legge 56 che, benchè ricca di imperfezioni e portatrice di problemi, ha messo qualche "paletto". Entro la prossima estate si dovrebbe completare il rinnovo di tutti gli organismi regionali e nazionali dell'Ordine e, finalmente, si "entrerà a regime", anche se episodi come la mancata approvazione del Codice Deontologico sono di per sé un brutto segnale. In effetti la situazione è più complessa e difficile di quanto potrebbe essere anche perché continua a predominare la filosofia del "ciascuno pro domo sua" piuttosto che quella collettiva. D'altra parte va riconosciuto che anche per questo motivo c'è un grande fervore e una sorta di "stato nascente". Sono numerose le aggregazioni più o meno formali esistenti. Esse agiscono quasi in competizione fra loro all'interno dei diversi settori, quello sindacale (dove esiste l'AUPI ma si stanno costituendo sindacati per i professionisti privati); quello accademico; quello culturale, dove la diaspora dalla SIPs ha moltiplicato le opportunità e forse anche ha stimolato l'iniziativa.
La più grande difficoltà che chiederà molto tempo, molti sforzi e grandi energie per essere superata, è costituita dalla rivalità esistente non solo fra i gruppi citati, ma addirittura a livello di impostazione scientifica di riferimento. In casi simili, una via di uscita per abbattere gli ostacoli è quella di avere un "nemico esterno". Per esempio Ordine ed AUPI si trovano attualmente insieme per difendere i diritti degli psicologi psicoterapeuti nei confronti dei medici. Oppure gli psicologi professionisti privati, che non si sentono rappresentati da nessuno, si aggregano per dare la scalata all'Ordine e conquistare più significativi spazi di influenzamento. Ma in campo scientifico per alcuni accademici vale ancora il principio che solo l'università garantisce la serietà e la scientificità delle ricerche e degli studi, benchè sia ormai evidente che il lavoro sul campo ha prodotto per lo meno la stessa quantità di avanzamenti, ed anzi sta aprendo altri spazi di intervento e di concrete possibilità di lavoro. Quindi il cammino da fare resta lungo ed incerto, perché richiede un allargamento della sensibilità personale ed uno sforzo di comprensione della diversità altrui che sola garantisce non solo spazio per tutti, ma anche lo sviluppo e l'evoluzione della disciplina  stessa. I soliti pionieri, che si trovano in qualsiasi ambito, apriranno la strada a fatica, magari pagando alti costi personali: sono la nostra speranza per il 1997, perché il loro sforzo renda evidente che la cooperazione è più premiante e produttiva della competizione.