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ELEMENTI DI PSICOANALISI CLINICA E FORENSE

d. Sapere Padova - 1995
Collana Te.M.A. - £ 25.000
La psicoanalisi torna ad essere un tragitto di frontiera.
Molto tempo è trascorso da quando, sorpreso dalla audacia del suo stesso scritto "Mosè ed il monoteismo", Freud ne parlò come una ballerina posta in equilibrio sopra un piede. Oggi più che mai questa definizione sembra riguardare la psicoanalisi, la sua teoria e la sua pratica.
Della delicatezza, ma anche della dinamicità, del passo in cui la pratica psicoanalitica si trova esposta, ora come nei suoi momenti inaugurali all'inizio del nostro secolo, Germano Bellussi, avvocato, psicologo e psicoterapeuta, compie una lucida rassegna con il suo libro più recente: "Elementi di psicoanalisi clinica e forense".
Se infatti, nella sua prefazione, l'autore ci avvisa che la disciplina sta vivendo delle esperienze di perdita di identità, nondimeno trae da questa contingenza motivo per proporre nuovi terreni di confronto fra psicoanalisi, psicologia clinica, psichiatria, medicina. Ne scaturisce una visione molto aperta all'apporto che possa provenire da settori diversi, in cui la differenza non serve più a tracciare dei confini segregativi fra le diverse discipline, ma funge piuttosto, e più utilmente, da agente di trasformazione.
Certo l'orizzonte resta quello freudiano, ma anche l'impianto classico della metapsicologia freudiana non viene risparmiato dall'autore un lavoro di trasfert, come quando egli confronta la  nozione di psiche o, meglio, di apparato psichico, con la dialettica rappresentazione - volontà elaborata da Arthur Schopenhauer, le cui ascendenze su Freud non sono ancora state compiutamente indagate.
Un'esigenza, questa di fare reagire differenti linee di ricerca, e di farle reagire su di un piano fortemente connotato in un senso transculturale, che trova nella nozione di multimedialità della pratica analitica una originalità ed una attualità di approccio di tutto rilievo. Seppure per vie assolutamente peculiari, secondo un asse che a detta delle stesso Bellussi rimanda da Freud a Virel e viceversa, l'autore sembra proseguire la lezione di Lacan che, nella distinzione fra simbolico, immaginario e reale ha indicate ad ogni analista le differenti dimensioni che  attraversano la pratica di parola. E viene facile pensare che nel discorso isterico l'interpretazione giunge a dissolvere il sintomo che è presente nel corpo, ciò sia dovuto proprio alla multimedialità peculiare della pratica psicoanalitica, in quanto pratica di parola.
Ancora si potrebbe proseguire rintracciando, ad esempio, nel transfert freudiano, ed in specie nel suo essere frontiera tra il ricordo e la ripetizione, fra la parola e l'atto, proprio il precursore della multimedialità posta in evidenza da Bellussi; ma forse ciò ci porterebbe troppo lontano e rischierebbe, forse, di distorcere il pensiero dell'autore. Sta al lettore allora valutare dal vivo scorrendo le pagine di questi Elementi.
Risulta infine difficile non sottolineare la parte del libro intitolata: Psicoanalisi Forense.
Qui l'autore riapre con notevole audacia un dibattito arenatosi oramai da troppi anni. Occorre infatti risalire molto nel tempo per ritrovare opere di orientamento psicoanalitico (quale "Il delinquente e i suoi giudici" di Alexander e Staub) le quali affrontino in particolare il problema di quella che è la funzione della psicoanalisi in criminologia.
Rileggere tali opere lascia trasparire perché questo dibattito sia stato abbandonato e per quale ragione sia, come dicevo, assai arduo riprenderlo.
La riflessione psicoanalitica confrontandosi da sempre con la problematica della responsabilità e della colpa ha infatti messo  in luce la valenza profondamente simbolica dell'azione giudiziaria. Simbolica perché, potendo comportare la punizione, l'azione del giudice affonda le sue radici nello scenario edipico al quale poi ciascuno riconduce l'esperienza della giustizia e la funzione stessa della legge. Ora rendere conto della dimensione simbolica dell'agire umano è compito e motivo stesso dell'esistenza della psicoanalisi.
Appare ora forse più chiaro per quale ragione riaprire il dibattito sulla psicoanalisi e la giustizia, fino a dettare, come fa il Bellussi, il profilo della possibile psicoanalisi forense, significhi attribuire al diritto il compito di prendere in esame la dimensione simbolica del fatto appunto perché quest'ultima è al diritto congruente e consustaziale. Ciò ovviamente non può evitare dei pesanti contraccolpi ad una visione obiettivistica, quale è quella corrente, del diritto stesso.
Tanto più interessante dunque il contributo di "Elementi di psicoanalisi clinica e forense" nel suo delineare, accanto ad una differente prospettiva della psicoanalisi, anche una differente direttrice di sviluppo nel campo giuridico.

                                                         Angelo Varese