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Riflettendo su questo tema, ho ritrovato la domanda che ponevo a me stessa nei primi anni della professione: "Perché questa persona ha scelto proprio me?". Oggi, più sicura dei miei strumenti e dei miei limiti, mi è chiaro che il dilemma tra soggettività e oggettività è costituito dall'esperienza in psicoterapia. Fattori contingenti ed aspecifici possono influire in modo determinante sull'avvio di un rapporto psicoterapeutico invece di un altro: informazioni rassicuranti sul professionista, vicinanza spaziale, disponibilità di tempo. L'influenza dei mass media crea attese e orientamenti: terapeuti dai titoli prestigiosi, seducenti proposte per garantirsi performance imbattibili; ma anche utili evocazioni e sollecitazioni, che possono rompere il blocco dell'isolamento e dell'indicibile. Intanto, le società scientifiche lavorano a codificare i criteri di verifica dei risultati ottenibili con le diverse psicoterapie a confronto; sentono l'esigenza di proporre adeguamenti delle rispettive tecniche di fronte al mutare della domanda e della espressione del disagio psichico. Nel frattempo l'angoscia crescente del nostro universo sociale in trasformazione favorisce la crescita di categorie concorrenziali, quali gli esperti dell'occulto. Come si scegli dunque uno psicoterapeuta? Come ci si orienta? Nella mia esperienza clinica privata, l'invio di potenziali pazienti (è tuttora idoneo questo termine?) avviene in prevalenza attraverso il rassicurante passa-parola dei conoscenti, che sono stati in cura da me o da colleghi o da altri professionisti, quali consulenti familiari, psicologi della scuola ecc. Il primo incontro, orientativo, è un preliminare indispensabile sia per il paziente che per il terapeuta: consente all'uno e all'altro di potersi accettare sul piano emotivo, mentre si lavora a chiarire il senso della domanda dell'uno e l'orientamento diagnostico-terapeutico dell'altro. In questo spazio aperto, non è raro che il terapeuta inviti il paziente a consultare un altro professionista, se ritiene che quest'ultimo lavori con tecniche più idonee (esempio terapie di gruppo, terapie focali brevi, ecc.). Varcata la soglia del "si" reciproco, viene esplicitato il progetto possibile e definito il contratto. Termine, quest'ultimo, evocatore di commerci profani, ma che contiene preziose garanzie di libertà, condizione imprescindibile per potersi mettere in gioco. A conferma della centralità di questa premessa constatiamo che, se esistono tradizioni psicoterapeutiche fra loro molto diverse per fondamento teorico e per strumenti operativi, tutte hanno in comune la costituzione di una "cornice", cioè del proprio "setting" specifico. Presentare in modo più appropriato la peculiarità delle diverse psicoterapie esula dall'intento di questo scritto. Spero comunque si avere aperto degli interrogativi e di non creare appiattimenti qualunquistici se lascio in ombra le differenze per sottolineare, a chiusura, l'elemento per me centrale dell'esperienza psicoterapeutica: l'incontro tra due persone. Qualunque sia la scuola cui appartiene lo psicoterapeuta che il paziente sceglie, l'incontro sarà quello "giusto" se il professionista utilizza i suoi strumenti con competenza, autenticità e rispetto della ricerca di autonomia che c'è in ogni domanda di questo genere.
Raffaella Trebbi
Psicoanalista
Io credo che la modalità più comune per arrivare
ad uno psicoterapeuta in caso di bisogno sia il "passaparola".
In realtà fonti di informazione, per lo meno di tipo generale sono: innanzitutto
il medico di base o anche specializzato a cui il paziente/cliente si può
rivolgere o che direttamente propone gli indirizzi nel caso riscontri particolari
difficoltà e problematiche nella persona che gli si rivolge.
Un altro settore di "informatori" sono gli amici e i conoscenti.
Non solo quelli che hanno una diretta esperienza di psicoterapia, ma anche
quelli che conoscono specialisti come amici, conoscenti, o pur non conoscendo
direttamente, ne hanno sentito parlare bene. I mass media in generale, con
particolare riferimento alla TV ed alle riviste d'attualità e femminili,
sono un altro bacino di consultazione: alcuni clienti mi hanno detto di
aver conservato il mio indirizzo da tempo, dopo aver letto una intervista
che mi era stata fatta su un settimanale. Nel momento del bisogno, hanno
recuperato l'informazione ed hanno chiesto l'appuntamento.
Ci sono infine le persone che vengono direttamente e che hanno un atteggiamento
esplorativo, prima di decidere a chi affidarsi. Ma la maggioranza in genere
quando arriva al primo appuntamento ha già scelto e di solito ha un sentimento
di fiducia e di stima per lo psicoterapeuta, il quale deriva dall'esperienza
positiva di un conoscente o un amico che attraverso quel professionista
ha già risolto il suo problema o è comunque soddisfatto di come vanno le
cose. Solo raramente ho incontrato pazienti che si ponevano il problema
della terapia per scegliere una particolare impostazione. Se mai un problema
può essere legato alla questione economica, soprattutto perché la maggioranza
delle richieste riguardano la terapia individuale piuttosto che quella di
gruppo. Va detto che, anche a causa dell'aspetto dei costi, al primo incontro
la richiesta è di un intervallo limitato nel tempo e ben definito, così
da consentire di affrontare la spesa relativa. Recentemente mi è successo
un fatto curioso: una paziente al primo incontro ha voluto pagare in anticipo
la terapia perché aveva risparmiato a questo scopo da lungo tempo!
Quindi è mia abitudine nel primo colloquio, nel caso esso vada a buon fine,
stabilire la durata dell'intervento, si ail problema superabile in tempi
brevi, sia negli altri casi. In realtà per le terapie di lunga durata tendo
a spezzettarle così da poter verificare periodicamente anche l'attenzione
del paziente rispetto al proseguimento.
Certo mi pare di grande importanza stabilire degli accordi precisi che impegnano
entrambe le parti nell'operazione e devo dire che questa procedura è affidabile
nel senso che io non riscontro abbandoni della terapia una volta che questo
"contratto" è stato fatto.
In generale, il cliente ha aspettative proporzionate al suo tipo di situazione
e dunque non chiede miracoli. Da questo punto di vista è abbastanza acculturato,
benchè solo alcuni siano esperti anche di impostazioni teoriche.
La mia esperienza in questo settore è stata accompagnata da una costante
formazione che mi dà numerose possibilità di intervento, proprio perché
le richieste sono molto diverse fra loro.
Tiziana Galbusera
Psicoterapeuta ad approccio ecclettico integrato
Nella mia esperienza la maggior parte dei miei
pazienti arriva attraverso il contatto con persone che già hanno utilizzato
il terapeuta con risultati soddisfacenti direttamente, o che hanno amici,
parenti, conoscenti che ne fanno uso o ne hanno tratto beneficio in passato.
Non mi risulta che i miei clienti mi siano stati inviati da medici di base
o specialisti che siano.
In realtà il meccanismo del chiedere a qualcuno di cui ci si fida consente
in qualche misura di superare il problema col terapeuta, nel senso che ci
si fida poi di lui in base al tipo di rapporto che si ha col "consigliere".
Io mi occupo anche di psicoterapia infantile e devo dire che anche in questo
caso funziona così, soprattutto attraverso gli scambi di informazione fra
genitori che sono amici, oppure si incontrano mentre accompagnano i loro
figli nel tragitto da casa a scuola o viceversa. Non pare esistere problema
di riservatezza rispetto all'utilizzo di uno psicoterapeuta come forse poteva
accadere una volta.
L'inizio della terapia avviene in seguito ad un colloquio di orientamento
che in realtà serve per illustrare meglio le caratteristiche della tecnica
dal momento che poi la collaborazione del cliente sarà determinante per
ottenere dei risultati anche in termini di benessere e/o di guarigione.
È una procedura che serve anche come filtro di autoselezione.
Questa modalità di avvio di solito consente che non ci siano successivamente
abbandoni, anche se in alcuni casi rari, un grande ostacolo si avverte quando
si tocca il reale problema, quello che sta alla base della richiesta. Anche
per aiutare i nostri clienti a non scappare di fronte alle difficoltà e
ad assumersi maggiori responsabilità in merito, stiamo sperimentando una
sorta di "prepagato", studiato caso per caso, che supera il vantaggio
del "risparmio economico".
Pierangelo Ferri
Psicoterapeuta direttore di Psicodramma moreniano