Francesca Gianni

COSTRUIRE LE PROPRIE IMMAGINI:
VEDENTIPARLANTIMUTANTI.


INTRODUZIONE __________________________________ 4

CAPITOLO I______________________________________ 9
1.1 Per una definizione del termine “comunicazione”_______ 9
1.2 La teoria dell’informazione ed il modello di comunicazione di Shannon e Weaver _____ 11
1.3 Dalla trasmissione all’interazione__________________ 22

CAPITOLO II____________________________________ 42
2.1 Alcune precisazioni metodologiche_________________ 42
2.2 Dinamiche protoaudiovisive ______________________ 45
2.3 La “natura colta sul fatto”________________________ 50
2.3.1Le “Avanguardie storiche” ______________________ 54
2.3.2 Il Burlesque (Slapstick comedy) _________________ 57
2.3.3 Dallo shock al sogno __________________________ 59
2.4 Tele-visione __________________________________ 62
2.4.1 Cenni di archeologia elettronica _________________ 63
2.4.2 Immagini televisive ed immagini cinematografiche __ 66
2.4.3 “La televisione sta accesa come l’acqua in bagno, scorre come l’acqua in cucina.” (Orson Welles)___ 69

CAPITOLO III___________________________________ 76
3.1 Principali paradigmi sociologici nello studio delle comunicazioni di massa ______________ 76
3.2 La Teoria ipodermica (o “bullet theory”) ____________ 77
3.3 L’approccio empirico-sperimentale (o “della persuasione”) e l’approccio empirico sul campo ______ 80
3.4 La teoria funzionalista delle comunicazioni di massa ___ 83
3.5 La teoria critica________________________________ 85
3.6 La teoria culturologica __________________________ 88
3.7 Studio degli effetti a lungo termine e ipotesi “dell’agenda setting”___________________________ 90

CAPITOLO IV ___________________________________ 96
4.1 Pensiero visivo ________________________________ 96
4.2 Luoghi fisici e luoghi sociali _____________________ 104
4.2.1 Luoghi e comportamenti ______________________ 106
4.3 Il patto comunicativo __________________________ 113
4.3.1 La grammaticalizzazione della quotidianità________ 119

CAPITOLO V ___________________________________ 123
5.1 Il contesto tecnico-amministrativo________________ 123
5.2 Gli obiettivi __________________________________ 125
5.3 Metodologia e metodi __________________________ 126
5.4 La diffusione del progetto_______________________ 128
5.5 I colloqui____________________________________ 132
5.6 I filmati_____________________________________ 135
5.7 Riprese e montaggio: alcune osservazioni generali ___ 146

BIBLIOGRAFIA _____________________________ 152


“Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra”. Libro dell’Èsodo 20, 4-5 (corsivo nostro).
Dio crea l’uomo a sua immagine ma all’uomo viene proibito di farsi un’immagine di Dio e la proibizione del Signore si spinge oltre, è accurata, meticolosa, non lascia zone franche: non sono ammesse immagini perché non sono ammessi idoli. Tanta forza nell’interdizione tradisce l’inquietudine, la consapevolezza del rischio, rivela il timore; solo in secondo luogo Dio interdice la pronunzia vana del suo nome, solo dopo aver rivendicato la propria unicità di fronte ad ogni idolo fabbricato dall’uomo, solo dopo aver confessato la sua gelosia di fronte ad ogni immagine altra che il suo popolo possa costruire e adorare al suo posto.
Pare non esserci soluzione di continuità fra immagini ed idolatria, fra immagini e sottomissione. Quello che è certo è che non si dà immagine senza sguardo, senza qualcuno che guardi e se colui che costruisce le proprie immagini corre il rischio di essere accusato di idolatria, colui che si limita a guardare le immagini costruite da altri corre il rischio dell’asservimento.
Si provi dunque a pensare al diluvio di immagini che in queste migliaia di anni, nonostante tutto, si sono susseguite, a come sono state scolpite, dipinte, fotografate, a come abbiano cominciato a muoversi, inarrestabili, tanto che ora
è impossibile non guardare. E guardare non è solo percepire passivamente, è interpretare, organizzare l’esperienza, dare un ordine al visibile (fin dove si vede).
Si può provare allora ad ipotizzare che, se identifichiamo una condizione di libertà assoluta nell’essere consapevoli di ciò che si vuole e dunque qualunque immagine del mondo intervenga a limitare od offuscare la nostra
consapevolezza, limita necessariamente la nostra libertà, costruire le proprie immagini, potrebbe essere il modo, per una volta, di ritagliare a sé stessi un frammento di libertà condizionata.