Ipocrita pruderie

La tv minore segue la sessuofobia imperante, con due programmi basati su una ipocrita pruderie. “Nudi e crudi” presenta una coppia di idioti che attraversano “nudi” giungle e deserti. Loro sono nudi ma lo spettatore non vede le pudenda, coperte da nuvolette. “L’isola di Adamo ed Eva” offre lo spettacolo di singles disperati che si corteggiano “nudi” su un’isola tropicale. Anche qui le pudenda sono coperte.
Se non si vuole far vedere il corpo nudo, perchè si mandano in onda trasmissioni con personaggi senza veli?

Linguaggio vistosamente partigiano

Che i TG fossero solo fatti di markette e veline è chiaro da tempo, ma almeno fino ai tempi recenti veniva salvata una forma linguistica neutrale. Oggi i mezzibusti sono senza vergogna e usano un linguaggio vistosamente partigiano che mette in bella mostra le loro personali opinioni.
I russi ricchi e potenti non sono chiamati “imprenditori” o “magnati o “maggiorenti”, ma “oligarchi” (termine mai usato con Agnelli, De Benedetti o simili che hanno costituito un controllo politico permanente sull’Italia).
Trump viene chiamato “tycoon” (che significa magnate dell’industria, personaggio potente e autoritario, con una venatura di disprezzo). A parte il fatto che pochi ascoltatori sanno cosa significa la parola, non l’abbiamo mai sentita abbinata a Carter, Bush o Berlusconi.
Infine, il disgraziato Bossetti che, anche prima della condanna, viene apostrofato come il “muratore”, con un tono di malcelato razzismo. Nessun altro inquisito, sospettato o condannato è mai stato chiamato con la qualifica professionale: il dottore, l’avvocato, lo spazzino o il geometra.

Giornalisti del calcio

Se volete capire cosa sia il benpensantismo, la retorica, il pettegolezzo e l’istigazione alla violenza dovete seguire un giornalista televisivo del calcio. Vengono assunti solo se posseggono una forte nevrosi ossessiva. Che un calciatore sia un “bidone” si viene a sapere solo dopo che è stato cacciato. Ogni battito di ciglia viene venduto come “caso” meritevole di odiosi dibattiti.

Giornalisti dello spettacolo.

Lo spettacolo è un settore tabù per la critica. Capita di sentire critiche al governo, ai magistrati, agli imprenditori, ai sindacati, ma non avete mai sentito dire che l’ultimo cd del cantante è noioso, l’ultimo film del regista è una bufala, l’ultimo libro dell’autore è scritto male. I servizi sullo spettacolo non sono mai giornalistici: sono solo markette per l’industria culturale.