Stupidità dello show business

Stadi senza spettatori e trasmissioni televisive senza pubblico.
Sappiamo tutti che i calciatori, i tecnici, gli arbitri, i sanitari dello sport e le veline, i variopinti, i musicanti e i tecnici tv sono immuni da qualsiasi contagio.

Idiozia mediatica

Possibile che i comunicatori televisivi non abbiano mai letto un libro di psicologia? E’ un continuo ripetere “non abbiate paura”, “niente allarmismi”, “nessun panico” come se non fosse noto che questi avvisi servono solo ad aumentare la paura.
La paura è uno stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo. La paura è un’emozione primaria e secondo John Watson (1878- 1958) il neonato evidenzia tre emozioni fondamentali che vengono definite “innate”: paura, amore, ira. Ha mai funzionato dire a qualcuno di non amare o amare? Non sappiamo che dire a qualcuno di non arrabbiarsi aumenta la sua ira?

Giordano promuove le idiozie

Fa rumore un albero che cade nel cuore dell’Amazzonia, lontano da ogni essere umano? E’ ormai acclarato che se una cosa non va in televisione non esiste. Ci pensa Giordano a fare esistere le idiozie.
Fuori dal coro del 18-2 ha fatto una grande promozione delle idee più idiote del secolo: mancavano solo i terrapiattisti, gli ufologi e i negazionisti. A parte il vizio diffuso di invitare 20 ospiti e non farli praticamente parlare (come fanno tutte le trasmissioni simili), Giordano ha dato voce agli oppositori della tosatura delle pecore; all’idea di tassare la carne per difendere il pianeta; agli inventori del nuovo dizionario animalista, che vorrebbero proibire frasi come “In bocca al lupo”.
Ognuno ha il diritto di pensare liberamente e di propalare le proprie idee, per quanto discutibili o malsane, ma non c’è bisogno che la tv le promuova facendo finta di criticarle.

Del Debbio e l’elogio dell’influencer

“Diritto e rovescio” di giovedi 6 febbraio ha fatto un gran servizio agli influencers, che sono apparsi come giganti del pensiero di fronte a nani del benpensantismo.

La trasmissione è iniziata con lo scandalo di una fanciulla che guadagna 700 euro in due ore postando sui social una sua foto. Secondo il pensiero becero è meglio che una ragazza guadagni 700 euro al mese lavando i pavimenti o raccogliendo i pomodori nelle praterie pugliesi.

Lo scandalo sui guadagni di certi influencers è poi montato come se questi fossero impiegati dello Stato strapagati. Secondo i filosofi di Del Debbio, i soldi che derivano dalla pubblicità degli influencers dovrebbero essere lasciati alle multinazionali che producono le merci o ai multimiliardari padroni del Social.

Il massimo è stato raggiunto quando è arrivata la domanda cruciale:”Che messaggio danno gli influencers?”. Come se la pubblicità televisiva fosse il luogo dell’educazione valoriale; come se “altissima, purissima, levissima” fosse un messaggio di etica cristiana; come se le marchette librarie che pullulano in tv fossero tutte opere di Dante o Rousseau; come se la bellissima o il bellissimo seminudi che ti invitano a comprare un profumo, fossero filosofi greci; come se “Uomini e donne” o “Non è la D’Urso” fossero programmi della scuola di Francoforte.