Giornalisti tv: braccia rubate all’agricoltura

Giornalisti estero. Basta seguirne uno per sapere cosa pensa la CIA: non serve wikileaks. Tutte le notizie sull’estero sono incomplete o false. Non accade mai che durante una crisi con un Paese “non asservito” all’impero, il giornalista interpelli l’ambasciatore o una voce che non sia filo-americana: Avete mai sentito intervistare l’ambasciatore russo, o siriano, o coreano, o ungherese o egiziano?

Giornalisti economici. La azioni salgono o scendono. Perchè? Ma è ovvio, salgono quando avviene qualcosa che piace al regime, e scendono quando succede qualcosa che al regime non piace. Seguendo i giornalisti economici sarete sicuri di fare i miliardi.. Saliranno se vincerà la Clinton e se la Gran Bretagna ripensa alla Brexit: in caso contrario scenderanno. Approfittatene !

Giornalisti dello spettacolo. Lo spettacolo è un settore tabù per la critica. Capita di sentire critiche al governo, ai magistrati, agli imprenditori, ai sindacati, ma non avete mai sentito dire che l’ultimo cd del cantante è noioso, l’ultimo film del regista è una bufala, l’ultimo libro dell’auore è scritto male. I servizi sullo spettacolo non sono mai giornalistici: sono solo markette per l’industria culturale.

Giornalisti del calcio. Se volete capire cosa sia il benpensantismo, la retorica, il pettegolezzo e l’istigazione alla violenza dovete seguire un giornalista televisivo del calcio. Vengono assunti solo se posseggono una forte nevrosi ossessiva.

Giornalisti dei talk show “simil-politici”. Il loro scopo sarebbe far parlare gli ospiti in modo che i telespettatori si facciano un’idea. I più subdoli invitano a parlare solo quelli che diranno ciò che piace loro. I più smaccati fanno parlare per 10 minuti gli amici, e per 12 secondi i non-amici, facendo subito vedere la tesi che sostengono. I più incapaci invitano 20 ospiti e poi non riescono a non farli parlare tutti insieme. Poi ci sono i giornalisti-predicatori-nascosti: che non riescono a fare domande che abbiano meno di 100 parole. E infine i giornalisti-predicatori, che arrivano a parlare più di tutti gli ospiti messi insieme e fanno domande a risposta obbligata.

Giornalisti di moda. Questi sono un’appendice irritante di quelli dello spettacolo. A Milano, a Parigi o a New York non c’è mai una sfilata ridicola o patetica o banale. E’ tutta una sequenza di aggettivi iperbolici e di vergognose machette. In peggio, questi giornalisti non sanno che la moda è stata inventata in Italia o in Francia. Il loro italiano è zoppicante, ma per sembrare più raffinati ci ammorbano con una sequela di termini inglesi come trendy, cool, smart, fashion, make up, outfit, swimwear…..