Il T-Group per conoscersi meglio


Si dice che non basta una vita per conoscersi e che di conseguenza si usa una parte limitata dei propri "talenti". In questo percorso sono di grande aiuto gli altri che, come diceva Fedro con la favola delle due bisacce, vedono aspetti di noi che noi ignoriamo o nascondiamo. Non si tratta sempre e solo dei nostri difetti, come nella favola. Molto di ciò che gli altri osservano di noi, attraverso i nostri comportamenti, è costituito di caratteristiche spesso positive di cui noi non siamo consapevoli. Fare un T-group significa mettersi in una sorta di "sala degli specchi" dove gli specchi sono i partecipanti che riflettono da ogni angolazione possibile chi si pone al centro del cerchio del gruppo. Naturalmente le informazioni sono più ricche ed interessanti se chi si specchia fa qualche movimento e cerca di vedere più parti possibile di sé. Questo a volte richiede degli sforzi e suscita timori (di fare brutta figura, di non essere all'altezza, di sbagliare), ma senza un minimo di rischio non si ottiene alcun risultato.

Così dalla casualità della vita quotidiana, che pure offre occasioni di incontro e di scambio con altre persone, si passa ad un'azione intenzionale e dunque più fruttuosa. I feed-back degli altri in relazione ai nostri comportamenti, suscitano in chi li riceve sentimenti e riflessioni che sono foriere di altre "scoperte" su di sé. Il processo, una volta avviato, fa sì che il soggetto aumenti l'attenzione a sé e tenga più in conto anche i contributi casuali che raccoglie da parenti, amici, compagni di lavoro, casuali compagni di viaggio.

Conoscersi meglio significa espandere la propria personalità, valorizzare maggiormente le proprie caratteristiche, creare occasioni per utilizzare le proprie competenze e sensibilità. In sintesi: vivere più pienamente.