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COME SFRUTTARE UTILMENTE IL VOSTRO PC: REGALATE I MHZ IN ECCESSO


Il numero di computer installati nel globo è in costante aumento;  tutta questa  massa  di  elaboratori potrebbe   essere  vista  come un  enorme supercomputer  che,   però,  nella   maggior   parte   dei  casi  rimane inutilizzato  (o  quasi).   E'   opinione  comune   degli   esperti  che normalmente  la  potenza computazionale  media sfruttata  nei PC   è del 15%; il restante  85% viene sprecato inutilmente. Dunque, come sfruttare tutta la potenza in eccesso dei nostri  computer, magari  compiendo  una
buona azione?  La risposta è il cosiddetto  "distributed computing".  La filosofia   di  base  di questo  paradigma  computazionale  è quella  di dividere un  problema  (in  genere   molto    complesso)   in    piccole parti   per   poi    farle analizzare/elaborare da un numero elevato  di normali computer domestici. I risultati ottenuti verranno poi  combinati
trovando  un'unica   soluzione  al  problema  di  partenza.  Grazie   ad Internet, la grande rete che connette un numero sempre più crescente  di computer, il  modello di   elaborazione distribuita  ha concretizzato il sogno di molti: avere a disposizione  un potente supercomputer  a  costo quasi  zero  sfruttabile, ad   esempio, in  progetti  interessanti  che,
magari per  mancanza di  fondi, sono  stati tagliati fuori dalla ricerca accademica "ufficiale".


Il primo progetto noto di distributed computing risale probabilmente  al 1988  e venne realizzato da Arjen  K. Lenstra e Mark S. Manasse  del DEC System Research Center. Questi due ricercatori scrissero ed utilizzarono un  software  basato  sul paradigma  del  calcolo  distribuito  per   la fattorizzazione (scomporre in fattori primi) dei numeri molto grandi: un
problema  molto  complesso  che  richiede  una  potenza   computazionale notevole. Dopo questa prima esperienza il distributed computing  divenne sempre più  popolare tra  i ricercatori,  ma per  la prima  applicazione pubblica di  larga scala  si  dovette  aspettare sino  al 1996,   quando venne lanciato  il  progetto  per  la  ricerca  di  numeri  primi "Great
Internet Mersenne Prime Search - GIMPS" (http://www.mersenne.org/).
Partecipare ad un progetto di ricerca distributed computing dal punto di vista dell'utente finale  è molto semplice,  basta infatti scaricare  ed installare un opportuno programma  client nel proprio PC.  Quando questo client  verrà  mandato  in  esecuzione  si  collegherà  con  un   server centralizzato  per scaricare  una cosiddetta  Work Units  da elaborare.
Terminata l'elaborazione  della Work  Units, il  client si  ricollegherà nuovamente con il server centrale per trasmettere i risultati ottenuti e per   scaricarne   un'altra.   Ovviamente  tutto il meccanismo   avviene automaticamente; ai volontari che mettono a disposizione i propri PC per queste ricerche  viene chiesto solo di "donare" la potenza delle proprie macchine nei tempi morti, ad esempio quando parte il salvaschermo.

Le  applicazioni   di  distributed   computing  oggi   disponibili  sono numerose.  Sicuramente una  delle più  famose è  il progetto   SETI@Home (http://setiathome.ssl.berkeley.edu/), che attualmente coinvolge  più di tre milioni di PC sparsi per il mondo. L'obiettivo del progetto è quello di scovare dei segnali "intelligenti" che potrebbero essere stati emessi da una ipotetica  razza aliena evoluta.  Questi segnali vengono  carpiti dall'antenna radio di  Arecibo e vengono  suddivisi in tanti  Work Units che  poi  verranno  processati  dai  volontari.
Un'altra      interessante    iniziativa    è     distributed.net    RC5 (http://www.distributed.net/rc5/).  Si  tratta  di  un  progetto  avente l'obiettivo di "aprire"  (ed  eventualmente mostrare  le  debolezze)   i più  avanzati  e  sofisticati  algoritmi  di  crittografica  utilizzando l'approccio  "forza  bruta".

Il     progetto   Genome@Home    (http://gah.stanford.edu/),   sostenuto dall'università  di Stanford, si occupa invece di manipolare le sequenze di geni in  modo  da "progettare"  delle nuove proteine  non presenti in natura. L'obiettivo di questa ricerca è quello di trovare nuove sostanze utilizzabili  per scopi  farmaceutici, in  modo  da  curare sempre   più
efficacemente le  patologie che colpiscono il genere umano. Citiamo  infine  l'iniziativa   distributed  computing "Screensaver  Lifesaver" http://www.chem.ox.ac.uk/curecancer.html), che punta a testare l'effetto di  nuove sostanze  sulle proteine   coinvolte nella   proliferazione   del   cancro.   Grazie   a    questo   progetto potrebbero  essere  scoperte nuove molecole  per  la  cura  dei  tumori.
I motivi per cui donare la potenza inutilizzata dei nostri computer sono numerosi, c'è l'imbarazzo della scelta.
Per chi ne volesse saper di più  e magari orientarsi nel mare magnum dei progetti  distributed   computing è  disponibile   il  sito    ufficiale "Distributed  Computing   Compendium" (http://distcomp.rynok.org/).

 

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