Sesta
lezione
Il
rendersi conto della natura soggettiva di gran parte delle strutture
sociali e lavorative apre il problema della costruzione della realtà
sociale da parte dei soggetti lavorativi a tutti i livelli.
Ciò porta a considerare con interesse la cultura mega, delle
comunità, stati e nazioni, contraddistinto dalla concezione
estetica delle relazioni.
Il livello mega è basato sulla dimensione politica e sul
sistema sociale indefinito: la comunità, lo stato e la nazione.
Il livello mega può essere definito come "quello dell'appartenenza
ad un sistema sociale complesso ed indefinito".
Questo livello, ancora poco studiato e conosciuto psicologicamente,
un tempo riservato solo agli alti livelli gerarchici rappresenta
un sentimento di rilevanza crescente ed indispensabile per il raggiungimento
degli obbiettivi aziendali.
Questi quattro livelli di funzionamento sociale comprendono quattro
diverse modalità di comportamento, sinteticamente riassunte
nello schema seguente.
Il passaggio da un livello all'altro viene appreso progressivamente
e costituisce una situazione di apprendimento denominata interfaccia.
Un'interfaccia è così definibile come la zona di passaggio
tra una cultura e un'altra, da un vuoto ad un pieno sociale.
Se l'interfacia è una superficie di passaggio da una minore
ad una maggiore densità possiamo definire che la cultura
di coppia è meno densa di quella micro che è a sua
volta meno densa di quella macro, che è meno densa di quella
mega.
Se ne deduce che lo sviluppo sociale porta ad una maggiore densità
ed a una minore leggerezza sociale, ad un passaggio da un vuoto
ad un pieno sociale.
Lo sviluppo attraverso alle quattro culture porta ad un progressivo
riempimento sociale, che aumenta la complessità del comportamento
dei soggetti, ma diminuisce la loro alienazione ed il loro stress
da abbandono.
Lo sviluppo del livello mega è più faticoso del sotto
sviluppo del livello di coppia, ma aumenta le possibilità
di benessere dei soggetti lavorativi.
Il passaggio attraverso alle interfacce avviene con difficoltà
e la pedagogia tradizionale basata sul modello maestro alliievo
è oggi scarsamente efficace.
Occorrono metodologie collettive e di gruppo per poter facilitare
il passaggio attraverso alle tre interfacce.
La pedagogia delle quattro culture rispetto a quella tradizionale
detta magistrale della cultura di coppia permette una maggiore creatività,
un maggiore fraintendimento come devianza intesa non solo come errore,
ma come maggiore possibilità di raggiungere quel benessere
soggettivo che oggi sempre più appare essere l'unico benessere
possibile.
Questo modello presenta due caratteristiche tipiche che possiamo
definire come circolarità e ricorsività. La circolarità
vuol dire che, un volta giunti al livello mega, ritornano in funzione
alcuni tipici comportamenti di coppia per cui si ritorna alle origini
del comportamento relazionale umano.
Nella nostra evoluzione quotidiana, organizzativa e personale, passiamo
normalmente (almeno in un comportamento che potremmo definire "teoricamente
perfetto") dalla coppia, al micro, al macro ed al mega per poi ritornare
al comportamento di coppia, micro, macro e via dicendo.
La ricorsività invece (prendendo questo termine da Edgard
Morin e dlla sua teoria della complessità) significa che
non esiste un comportamento migliore di un altro per ciò
che riguarda la modalità di intervento nelle situazioni lavorative.
Si interviene perciò dove è più possibile intervenire
e dove si ritiene il risultato possa essere migliore. Si interviene
così in modo ricorsivo.
E' però importante avere le capacità tecniche e mentali
per poterlo fare, e cioè sapersi muovere ai quattro livelli
del modello qui proposto, senza dover rinunciare a un livello di
intervento per ignoranza, spesso ideologicamente giustificata come
utilità.
Il modello sopra presentato richiede un ulteriore commento per ciò
che riguarda il passaggio da una cultura all'altra,
cioè attraverso alle tre interfacce: A, tra coppia
e piccolo gruppo o micro, B, tra piccolo gruppo micro e macro cioè
al livello colletivo delle organizzazioni ed istituzioni e C, tra
macro collettivo e mega cioè al livello comunitario statuale
o nazionale.
Nell'interfaccia A si incontrano le
massime resistenze per l'abbandono della società a risorse
scarse che è stata per millenni basata sulla cultura di coppia.
Oggi la società del benessere ha fatto saltare il dogma del
limited good" del bene limitato e l'idea della scarsità come
dimensione obbiettiva.
Nell'interfaccia B si incontrano le
difficoltà maggiori per i comportamenti solidaristici ed
altruistici: infatti il passaggio alla cultura di gruppo ll'inizio
pluralizza , ma successivamente restringe gli interessi e le attenzioni
al proprio piccolo clan e deterina un "egoismo di ritorno" che non
consente uno sviluppo dei sentimenti altruistici o di una cultura
dell'eccellenza organizzativa.
Per esempo la mentalità da cottimo nel mondo del lavoro si
trasferisce spesso dall'individuo al piccolo gruppo, senza perderne
le caratteristiche negative di competitività tra gruppi e
di ripartizione di una risorsa scarsa e di uso di un potere a somma
zero, con le conseguenze di aggressività, di non negoziabilità,
e di ripartizione sistematica che sono spesso disastrose.
Nell'interfaccia C, poco studiata epiricamente
sinora si incontrano essenzialmente i passaggi al mondo delle relazioni
pubbliche e della mentalità di servizio.
La dimensione estetica e della possibilità diventa così
fondamentale a questo livello: grandi problemi come quello della
rappresentanza, della sanità, dell'organizzazione fiscale
(la cosiddetta fiscal psychology degli inglesi) sono alcuni dei
capitoli che il modello delle quattro culture, sviluppato nell'interfaccia
C permetterà di approfondire e migliorare, ricercando un
benessere crescente nella nostra società abbondante.
I tre diversi passaggi attraverso alle tre
interfacce interculturali sono infatti momenti tecnici e
psichici importanti, sia quando si vogliano effettuare cambiamenti
nelle organizzazioni, sia quando si vogliano organizzare la scelta,
la formazione e la valutazione dei diversi modi di comportamento
e di utilizzo delle diverse culture della grande varietà
di soggetti che oggi lavorano insieme.
|
IL
RUOLO DELLE INTERFACCE NELLO SVILUPPO
INTERUMANO
INTERFACCIA
|
=
superficie che separa due zone, due entità
Es. la "membrana" che separa l'olio dall'acqua
|
SOCIALIZZAZIONE
|
=
passaggio dalla cultura di coppia alla cultura di gruppo
= superamento dell'interfaccia A
|
COLLETTIVIZZAZIONE
|
=
passaggio dalla cultura di gruppo alla cultura di collettivo
= superamento dell'interfaccia B
|
IL "CHIASMA"
COME LOGICA ANALITICA
SI TRATTA DI UN INCROCIO DI SIGNIFICATI, USATO PER
ANALIZZARE MEGLIO I SIGNIFICATI
DESIDERIO
|
REPRESSIONE
|
POLO
ATTIVO
|
POLO
PASSIVO
|
Esempio:
A FILOSOFIA DELLA MISERIA (PRUDHON)
SI PUO' "ROVESCIARE" IL SIGNIFICATO , CIOE' CREARE UN "CHIASMA"
B MISERIA DELLA FILOSOFIA (MARX)
A = DESIDERIO PREVALENTE
B = REPRESSIONE PREVALENTE
ANALISI DEL CHIASMA : PSICOLOGIA - LAVORO
A PSICOLOGIA DEL LAVORO
B LAVORO DELLA PSICOLOGIA
PSICOLOGIA RAPPRESENTA LA POLARITA' DESIDERANTE, LA POLARITA'
ATTIVA
LAVORO RAPPRESENTA LA POLARITA' REPRESSIVA, LA POLARITA'
PASSIVA
A E' LA DECLINAZIONE DESIDERANTE DEL CHIASMA
B E' LA DECLINAZIONE REPRESSIVA DEL CHIASMA
|
GIOCO,
jeu, game, spiel
Situazione composta da processi di decisione effettuati a rischio
minimo e calcolato.
Il gioco in psicologia corrisponde ad un setting preparato (spesso
in sitiuazione di gruppo) in cui il rischio è minimizzato.
L'obiettivo è che "giocando" i soggetti si sperimentano in
una situazione simulata, e la capacità appresa è (o
sembra) trasportabile nella realtà.
Nella società abbondante la desiderabilità sociale
del gioco è cambiata, l'infuenza simulata passa dal mito
(malessere) al gioco(benessere):
il gioco come consolazione-fuga diventa sempre più un gioco
come simulazione-allenamento.
Tre caratteristiche della situazione ludica sono da ricordare:
analogia, simulazione, elasticità.
Analogia è essere simile, ma diverso, cambiando le
parti accessorie, ma permanendo identico nelle parti fondamentali.
Simulazione (simul = contemporaneamente) è suggerire
sentimenti di realtà prodotti artificialmente, produrre realtà
fittizia, mediante uno speciale rapporto con gli altri.
Elasticità è il legame esistente tra attività
(drama) e fantasie (logos), tra esperienza e pensiero (etico-estetico),
tra essere e dover-voler essere, tra percezione ed aspettativa.
L'elasticità è primaria se suggerisce un'etica-estetica,
(es. dilemma del prigioniero) è secondaria se è puramente
percettiva o relazionale (es.finestra di Johary)
MITO, mythe, myth, mythus
Termine greco che indica parola, notizia, novella, cosa. Nel dilemma
(desiderio o bisogno?) dell'influenzamento e della ricerca di benessere,
il mito "congela" con metafore stabili e storie poco trasparenti,
le paure e le ansietà degli uomini.
Il disgelo avviene mediante il gioco (cfr.)
Mito e gioco sono due poli di uno stesso atteggiamento.
Funzione repressiva (mito) e funzione espressiva (gioco) dell'influenza
La funzione repressiva è ad alta oggettivitià,
la funzione espressiva é ad alta soggettività
La terza area dell'influenza o provincia intermedia
(oggettivo-soggettiva)
della soggettività emergente
della società affluente e del benessere è caratterizzata
dallo straordinario sviluppo dell'attività ludica.
Chiasma
Ogni incrocio di significato che permette maggiore trasparenza tra
il polo repressivo e quello espressivo dell'influenza
La psicologia del lavoro ed il lavoro della psicologia
Una polarità è forte ed una debole
(lavoro forte e psicologia debole)
Se inizia con la forte, prevale la repressione,
(lavoro della psicologia) costringente
se inizia con la debole, prevale l'espressione
(picologia del lavoro) liberante
L'analisi ludica viene facilitata dall'uso di chiasmi
es. le carte del gioco, il gioco delle carte
La provincia intermedia dell'influenza
è caratterizzata da quattro criteri:
A. il desiderio parlante: ogni desiderio tende ad esprimersi
B. la relazione come intersoggettivo, passaggio da fantasia ad esperienza
C. la verità psichica, cioè immateriale, tra desiderio
e frustrazione intesi come pari
D. la narratività, la memoria distorta o relazionale, la
storia letteraria o normativa
Il passaggio dal mito al gioco,
dalla colpevolezza all'ansietà, dalla coppia al gruppo
si esprime attraverso ad otto dinamiche,
ad otto coppie di opposti:
1 - trasparenza / apparenza
2 - abbondanza / scarsità
3 - motivazione (far sul serio) / alienazione (scherzare)
4 - leggerezza / pesantezza
5 - onnipresenza) / assenza)
6 - onnipotenza / impotenza
7 - immortalità - mortalità
8 - totalità / parzialità
Catalogo
dei giochi |
|
(secondo
Erich Berne)
1. procedure e rituali
2. passatempi
3. giochi veri e prori
4. intimità
5. attivitià
|
(secondo
Roger Caillois)
1. agon (competizione)
2. alea (fortuna, caso)
3. mimicry (simulacro, simulazione)
4. ilinx (vertigine)
|
|
LE
METAFORE ORGANIZZATIVE
Il concetto
di metafora si è molto sviluppato seguendo la lunga ondata
della soggettivitià emergente nella società affluente.
La soggettivitià è tuttora accettata con molto sospetto
pìer cui la metafora viene sempre più usata come una
strada segreta di espìressione di soggettivitià.Un
modo per esprimere punti di vista deboli cotro il potere vigente
e forte. Un modo di espressione usato per filtrare attraverso le
maglie del potere che impedisce la soggettività altrui sostenendo
la priorità dell'obbiettività che altro non è
che la sua soggettività presentata come oggettiva.La metafora
può anche essere considerata come un modo di esprimere la
creativitià ed il pensiero laterale. Così si può
comprendere lo strardinario sviluppo avuto dalla metafora nella
formazione ed in ogni momento di cambiamento organizzativo.
Come definizione generale della metafora noi possiamo dire che la
metafora è una forma retorica di sostituzione di un termine
con un altro connesso col precedente in modo da ottenere una parziale
sovrapposizione semantica che ne permette una più facile
accettazione. Ad es. se dico che Giovanni è un leone per
dire che è coraggioso ed audace come un leone, o se dico
che un tavolo ha quattro gambe ottengo una più facile accettazione
della mia affermazione perchè tratto il tavolo come un animale
quadrupede in modo che la metafora consente una più facile
accettazione del concetto. La parola deriva dal greco: metà
= al dilà + férein = porto, cioè portare attraverso,trasferire,
portare fuori dall'attuale schema di riferimento. Seguendo le idee
di G.Morgan (1986), si sta sviluppando una pratica ed una ricerca
specifica nel campo del pensiero metaforico che dimosra il crescente
impatto di questo ragionamento nel campo della gestione delle risorse
umane. Jorge Borges ha sostenuto che la metafora è "una segreta
simpatìa tra differenti concetti" per proporre una "semplice"
espressione di concetti piuttosto complessi. Egli intende la metàfora
come una via segreta per passare attraverso al potere.
Noi possiamo a tutt'oggi individuare in psicologia del lavoro una
storia delle organizzazioni seguendo quattro gruppi principali di
metafore.
Le metafore della macchina, dell'organismo, della famiglia e del
sentimento.
La macchina è una metafora di origine tedesca, centrata sulla
guerra, sulla razionalità e sulla organizzazione scientifica.
L'organismo è una metafora di origine americana centrata
sulla produzione, sulla ricchezza, sull'equilibrio mente-corpo e
sul raggiungimento di obbiettivi.
La famiglia è una metafora di origine giapponese centrata
sulla sicurezza, sull'appartenenza, sull'idea di gruppo di riferimento
e di delega di responsabilità.
Il sentimento è una metafora di orgine italiana centrata
sulle relazioni di pìiccolo gruppo e sulla piccola industria,
oltre che sull'idea soggettiva di organizzazione centrata su relazioni
e dimensioni psichiche e di percezione-sentimento che portano a
definire l'organizzazione come stato d'animo.
Tante altre metafore sono in corso di formulazione ed attuazione,
come quella della rete, duella del franchizing, quella della mission,
dell'immagine ecc.
Oggi il successo di un'organzzazione è molto dipendente dalla
metàfora che riesce ad inventare ed a realizzare.
|
IL POTERE
SI AFFITTA, NON SI POSSIEDE
Oggi é
diventata chiara l'origine gruppale ed a somma variabile del potere,
cioé di di quella capacità umana di cambiare, o di
impedire di cambiamento.
Ciò porta a definire il potere come essenza del cambiamento.
Ed il gruppo come origine e teatro del potere.
Il potere é quindi una dimensione umana strettamente legata
all'idea di gruppo.
L'influenzamento, che é uno dei tganti modi di definire il
potere, deriva dall'idea di influenza, che appartiene al mondo "idrico"
del fluire, correre, cambiare, da cui influenza, affluenza, confluenza,
ecc.
Così se l'influenza é unilaterale, produce violenza
prima psichica e poi fisica.
Esiste così un potere unilaterale influente e violento, ed
uno reciproco cioé confluente e non violento.
Nonostante le apparenze, spesso la reciprocità fa paura e
allo scopo di evitare questa paura si ricorre alla sacralità
del potere, cioé al potere che viene direttamente da Dio.
L'oggettivazione è lo scopo principale di ogni potere, che
non accetta la sua soggettività.
Ciò porta a condizioni di violenza.
Si sa bene che alle origini del potere ci sta il gruppo e la paura
della reciprocità, ma é più rassicurante credere
che il potere discenda direttamente da Dio, da cui il sacro romano
impero ed il rifiuto feroce dell'idea di costrutto mentale di potere.
Una volta giunti a rendere oggettivo il potere, gli uomini richiedono
sempre più potere, che viene considerato come la panacea
di tutti i mali.
Si dimentica sempre l'origine laica del sacro per poter credere
all'origine sacra del laico.
Per questo le istituzioni, finalizzate alla sicurezza, credono nella
sacralità del potere e nella sua unoica sorgente (affluenza),
mentre le organizzazioni, finalizzate all'efficenza, credono nella
laicità del potere e nella sua reciprocità (confluenza).
Il tempo é un fattore molto importante nella dinamica del
potere, perché il potere senza cambiamento dimentica la sua
natura.
Mantenere il potere per troppo tempo porta alla distruzione del
potere: perché, come ha scritto Philip Slater, il potere
si affitta e non si possiede.
Telmpo e potere sono forse da considerare due facce della stessa
medaglia: una non può fare a meno dell'altra.
Usando però relazioni complesse che la moderna psichica dovrà
cercare di analizzare.
Poco tempo non permette il potere ma troppo tempo lo distrugge.
|