Se
un pregio questo Presidente l'ha è quello di aver suscitato fermento
nella società civile. Alla deriva l'opposizione politica parlamentare
(tricicli, alberi da frutta, piante ornamentali incluse) il fenomeno
sociale, in continua espansione da tre anni a questa parte, è la
(di)scesa in campo (piazza, palatenda, teatro) di migliaia di italiani
e italiane. Una nouvelle vague di movimento, un movimento della
nouvelle vague.
Dalle
leggi cosiddette "ad personam" alle riforme deliberate
(quella del lavoro e della scuola) a quelle in via di emanazione
(le Pensioni e l'Università) le mosse della maggioranza in Parlamento
e del Presidente dell'Esecutivo hanno provocato reazioni e spinto
a schierarsi contro, massaie e giornalisti, docenti e famiglie,
pensionati e baroni.
Il
fenomeno potrebbe essere considerato consueto: chi governa ha da
sempre avuto parti anche considerevoli della società a manifestare
contro.
Ma
c'è un elemento che lo distingue dal passato e che lo caratterizza
in maniera originale.
La
protesta ha un unico e preciso bersaglio: il Presidente del Consiglio,
il Cavaliere, il Berlusca.
Le
espressioni manifeste della lotta non sono contro lo schieramento
dei partiti di maggioranza, ma essenzialmente, contro il Suo leader,
per quello che fa e soprattutto per quello che dice.
La
piazza si muove per sbeffeggiare e demolire il Sovrano, Despota
e Fascista, nel suo ruolo politico e nelle sue caratteristiche personali.
Mai come in questo scorcio di storia italiana postbellica, abbiamo
sentito parlare di ritorno al ventennio fascista e di violazione
delle regole dello stato democratico. A causa di un sol uomo e del
suo illimitato potere, prima finanziario e multimediale, oggi politico
e istituzionale.
Ma
senza nulla togliere al ruolo istituzionale che ricopre, il potere
che viene attribuito al Nostro sembra inverosimilmente sovradimensionato!
Se
vogliamo spiegare i perché di un tale presunto e/o attribuito sovradimensionamento,
non possiamo rimanere nelle pure giustificazioni politico/istituzionali.
Perché è palese e sotto gli occhi di tutti, che nell'agone parlamentare
e nell'opinione pubblica le spiegazioni tendono a travalicare l'ambito
pubblico - ricchezza, conflitto di interessi, nullo pedigree politico
- per riversarsi in quello personale - narcisismo, arroganza, autoritarismo
-.
Se
guardiamo dunque il Fenomeno da quest'ultimo punto di vista, dobbiamo
usare la lente della psichica. I meccanismi sociali e politici hanno,
al disotto della evidente ed esplicita - perché razionale - spiegazione
"razional-funzionale" sempre motivazioni che afferiscono
alla psiche individuale e alle risultanze collettive che influenza.
Quell'Anima irragionevole, consapevole o meno, agli individui e
alle collettività.
Questo
Presidente sembra essere il risultato (perché eletto democraticamente)
ma anche lo specchio delle condizioni psicologiche in cui versa
l'Italiano. Egli riesce (probabilmente senza intenzione) a rappresentare
un Modello per la nevrosi contemporanea, desiderato e allo stesso
tempo inviso, alla stragrande maggioranza degli italiani.
Sentimenti
e vissuti che, consapevolmente o meno, stanno alla base della vita
"razionale" non trovano (perché rimossi soggettivamente
e repressi socialmente o viceversa) espressione e rielaborazione
nelle relazioni sociali della quotidianità. In famiglia, nel lavoro,
nel tempo libero.
L'aggressività
non si modula più in un'azione immediata nei confronti del compagno,
o del capo ufficio, o del collega, ma trova tragica irruzione in
violenza occasionale, inattesa, distruttiva: le troppe esistenze
individuali che ne stanno pagando il caro prezzo ne sono testimonianza.
E' la stessa patologica incapacità che, a livello collettivo nega
la negoziazione tra Nazioni e Culture, con il conseguente stato
di guerra permanente in cui viviamo.
Così
come l'invidia, che se non elaborata nel tempo quotidiano, blocca
il desiderio di significare il senso dell'esistenza e si trasforma
in potere ostacolante nei confronti di colui che è oggetto di tale
sentimento. E che ci porta a occuparci degli altri solo per "farli
uguali a noi stessi" costringendo a fare (ad es. farsi curare!)
solo per desiderio di controllo e omologazione.
Il
Presidente, in questo senso, serve al cittadino poiché incarna l'oggetto
perfetto da aggredire perché invidiato, da invidiare perché è aggressivo.
Ciò è possibile perché "lontano e inafferrabile", dunque
più adatto a rispondere alle incapacità di esprimere e trattare
quei sentimenti nel normale tran tran quotidiano.
Self
made man, con tendenze all'immortalità, senza radici ideologiche
ma ricco, creatore di azienda e partito, ostentatamente "rifatto-liftato"
è lo specchio dell'italiota. Cittadino che lo sbeffeggia come un
bambino fa allo specchio quando la sua immagine non piace. Lo vorrebbe
povero magari in esilio ad Hammamet, per un senso di giustizia che
intende schiacciare al basso le diversità e le libertà. E perché,
nel suo complesso, il Cavaliere restituisce quelle parti di sé che
l'Italiota riconosce ma non vorrebbe vedere mai.
E
forse agli Italiani (come agli Yahoos strani animali che Gulliver
incontra nei suoi Viaggi), è toccata in sorte, nella storia recente
come passata, linclinazione vivissima verso la sudiceria e
loscenità: considerare gli escrementi come strumento magico
che serve per esprimersi ed aggredire.