Politiche
dell'azione non violenta
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Aldo Capitini
Le tecniche della nonviolenza (1967)
Un anno prima di morire, Aldo Capitini diede alle stampe un piccolo manuale in cui trattava della nonviolenza e delle tecniche associate alla sua pratica. Qui sotto si riporta il capitolo XII preso da quel testo (Le Tecniche della Nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967).
Nel 1961 è uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles. C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, U.S.A.). L'opuscolo è edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. È un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il Manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti più rilevanti e utilizzabili. Il Manuale è diviso in quindici Sezioni.
1. - Preparazione Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi
da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando
di ottenere l'appoggio del pubblico. La volontà di resistenza
viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole
e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche
una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo
di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni
che possono simpatizzare.
2. - Lancio di un programma costruttivo II programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando. fiducia. L'azione può essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunità. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
3. - Apprendimento del metodo Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali,
politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo già
visto), sull' atteggiamento dei vari gruppi. L'azione diretta ha questi aspetti: - Veglia in un luogo simbolico;
4. - L'addestramento Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche scene drammatiche di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gl'individui per, i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
5. - Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture
con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore
del progetto e comitati speciali (per la pubblicità, per i
mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo, ecc.),
e deve fare un bilancio preliminare.
6. - La preparazione dell'azione Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi dei gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
7. - Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
8. - Messa a punto di una disciplina collettiva Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
9. - Sviluppo di una campagna di propaganda Esporre con grande chiarezza. Fare un memorandum generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
10. - La riunione dei partecipanti all'azione Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
11. - L'avvio dell'azione Scegliere il gruppo che comincerà lazione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
12. - Fronteggiare le rappresaglie L'avversario può provocare a condursi in modo
agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare
recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle
file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Perciò bisogna
restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se
ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
13. - Mantenere la vitalità del Movimento Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di
esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari,
saluti, vesti, insegne, ecc.)
14. - I capi Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
15. - Quando la lotta si fa lunga Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo. Non si deve tendere alla sconfitta dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onestà umana). |
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