Scacco al Re: finale di partita?

L'Impero è stato messo in scacco da una mossa imprevista: una torre mossa in diagonale. Il re invoca le regole, minaccia ritorsioni, rifiuta lo scacco ma non può uscire dall'empasse senza infrangere a sua volta le regole. Se le regole degli scacchi vengono reclamate, la partita è finita. Se vengono abbandonate, la partita è finita. In entrambi i casi, soggettivamente parlando, l'Impero ha perso. Al re non resta che prendere atto che esitono infiniti modi di giocare a scacchi, e smettere di pensare che il "modo imperiale" sia l'unico ad avere diritto di esistere.

I terroristi hanno dato scacco all'impero mettendo in drammatica discussione il principio su cui l'impero post-industriale si fonda: il valore della vita terrena sopra ogni altro. Poniamo che la falange imperiale, ricompattata e rassicurata da una unificazione quasi-planetaria, riesca a dare sufficienti prove sui colpevoli, poniamo che riesca a prenderli, con o senza operare particolari massacri di vendetta, poniamo infine che li processi ed esegua la loro pena di morte. Che vittoria sarebbe? La morte del corpo, per i terroristi è una eventualità messa in conto allo stesso modo di una slogatura per i calciatori, anzi è qualcosa da cui trarre l'onore fra i pari e il premio divino.

I terroristi non sono l'Islam, ma da lì provengono. Anche i fontamentalisti cristiani, che sparano sui medici abortisti non sono il cristianesimo, ma lì sono maturati. Non dovrebbe essere difficile capire lo scarso valore dato alla vita propria ed altrui, da certi (non tutti) musulmani, per cristiani che hanno alle spalle secoli di sangue versato cantando (così facevano i martiri) o brandendo la croce alla guida dei colonizzatori (spagnoli, francesi, inglesi, portoghesi, olandesi) o infine bruciando eretici, streghe, dissenzienti. L'Occidente, in un cammino durato 4 secoli ha scelto di desacralizzarsi, dando alla vita terrena più valore che a quella celeste. Una scelta che molti sul pianeta convidono, ma non tutti. L'Islam ha scelto un'altra strada. E non si tratta di una semplice questione di industrialesimo e di povertà, come si vede dai paesi arabi ricchi, nei quali comunque prevale una visione religiosa, tradizionalista, comunitaria della vita.  

L'Occidente, con la convenzione di Ginevra, è riuscito nell'impresa di ritualizzare e regolare il più aspro dei conflitti umani: la guerra. Questo è un merito, per gli Occidentali che danno alla vita ed alla dignità dell'individuo una particolare importanza. Ma non si può negare che l'accettazione della Convenzione di Ginevra e di tutte le altre regole per la convivenza all'interno dei conflitti, richieda una appartenenza, un consenso di fondo ad una particolare civilizzazione: occidentale? cristiana? capitalista? post-industriale? (È faticoso persino definirla). Occorre accettare e capire -il che non significa condividere e giustificare- il fatto che esiste un'altra civilizzazione che si fonda su diverse premesse e con la quale il dialogo o lo scontro non possono basarsi sulle regole di una sola parte.

Se si inizia una partita a scacchi (gioco peraltro di origine orientale)con chi non appartiene alla nostra cultura, non possiamo dare per scontato che la regola per cui la torre muove in linea retta è ovvia ed implicita: occorre rinegoziare ex novo tutte le regole di base. Se vogliamo dialogare o scontrarci con l'Islam, non possiamo partire dall'assunto che i nostri valori sull'economia, la donna, la sessualità, la democrazia e addirittura la vita siano universalmente accettati. Islamismo, ma anche buddismo e induismo, sono civilizzazioni diverse non perché "a sviluppo socio-economico arretrato": come tutto l'Occidente pensa. Ma perche' diversità non significa una leggera sfumatura in più o in meno di colore: diversità significa alterità, estraneità, disappartenenza. Siccome il pianeta è uno solo, il compito del secolo sarà quello di rifondare le basi di una convivenza far civilizzazioni diverse, altre, estranee e non appartenenti, per ora, ad alcunchè di comune. Sapendo cioè che per noi la torre muove in linea retta, ma per altri legittamente la torre muove in diagonale.

Franchino Bellizzi, Settembre 2001

Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.