UNDICI MARZO DUEMILAQUATTRO

Di fronte a duecento bare di uomini e donne innocenti è sempre difficile riflettere. Il ragionamento è vinto dalle lacrime di incredulità e rabbia, dal sentimento di odio e dal desiderio di vendetta che sgorga dal cuore e dalle viscere. E infatti, come dopo l'altro "11",  i proclami di guerra al terrorismo non si sono fatti attendere: richiami all'unità dell'Occidente, alla sicurezza internazionale, all'unità di tutte le forze democratiche, alla necessità di reagire, di tenere il campo (in Iraq, Afghanistan, Cecenia) partite da Madrid, hanno attraversato Bruxelles, Roma, Washington, Mosca.

Il vento di guerra soffia impetuoso in questa primavera che stenta ad arrivare.

L'odore acre della carne bruciata si spande sul pianeta, profezia di altre migliaia di morti a venire.

Scenario insopportabile, non solo irragionevole, di un mondo vinto dall'istinto di morte e dalla voglia irrefrenabile di distruzione dell'Altro, chiunque esso sia. Si scorge all'orizzonte, come in un'aurora rosso sangue, la soluzione finale del conflitto tra eros e thanatos, tra istinto di vita e di istinto di morte. Il secondo sembra aver preso possesso della Terra, delle nostre menti e del nostro cuore, e così riesce a guidare le azioni che Stati, Continenti, Culture intravedono come unica possibile modalità di sconfiggere il Male e il Dolore, proprio e altrui.

Non so, né posso né voglio, parlare di coloro che stanno Altrove, in Oriente e nel Sud del Mondo. Non posso perché non ne sono capace, non conosco la loro Vita né come la loro Cultura vede il Nostro di Mondo, né come sentono minacciata la loro radicale alterità a tal punto di minacciare la Nostra. Aspetto che siano loro a farlo e sarò pronto ad ascoltare, senza pregiudizio né indulgenza.

Ma so, ma posso e voglio, parlare di Noi. Occidentali, meno di 1/3 del popolo del Pianeta. Delle reazioni e delle opinioni che ho sentito in questi giorni. Della loro deriva integralista e guerrafondaia, dei richiami all'Unità per la vendetta, risoluta e immediata.

Ne parlo così, a caldo, con la morte negli occhi, poca speranza nel cuore.

Identità e Differenza

Ci hanno fottuto per molti secoli, indicando l'Identità come sinonimo di Umanità. Spacciando lo spazio vitale come oggettivo, negando che esso sia solo una rappresentazione soggettiva, sia per l'Individuo che per il Collettivo. Contrabbandando il diritto ad una vita originale e soggettiva con il dovere a perseguire un modello unico e omologato di benessere economico e psicologico. Oggi dopo Madrid, la tensione all'Unicità è analoga. L'identità occidentale si vuole mostrare come unica, compatta, indiscriminata, senza crepe. Nessun spazio alle Diversità, non solo quelle Altre (leggi arabe), ma soprattutto quelle Analoghe (interne), come se l'Occidentale (individuo o stato) fosse un monolito dalle sembianze americane o inglesi. Di fronte al Mito Occidentale, del Buon Uomo, Vittima sacrificale dell'avanzata barbara, viene contrapposta l'identificazione dell'Arabo come Diabolico, Omicida, Inumano. E se l'Occidentale non si adegua, ecco pronto l'epiteto di cittadino canaglia, analogia declinata al "personale" di "rogue states".

Nemico Unico

Nessuno sa se Eta o Al Qaeda. Ma tutti sanno che il Nemico è Unico. Ho visto e sentito Ministri della Repubblica, opinionisti da salotto, docenti della Cattolica o della Statale, affermare il filo rosso che lega Robespierre agli Anni di Piombo, l'Indipendentismo Irlandese alla Resistenza, l'Eta ad Al Qaeda, appunto. Schegge impazzite che si integrano, unicità di intenti e obiettivi, ricorsi storici che riaffiorano. Il Nemico è il Male, il Terrorismo è il Male. Il Nemico è Unico, Terrore e Diavolo.

Nessuna riflessione sul Tempo e sul Contesto. Una sorta di grande proiezione collettiva del Mondo occidentale, che costruisce a sua immagine e somiglianza il Nemico. Risultato del delirio di Unicità del Soggetto e del Mondo Occidentale.

Una proiezione semplice e comprensibile, che nega la complessità e oscura le origini della questione. Non una parola su cosa significa (oggi tragicamente anche) per Noi vivere con la Paura nel cuore e l'Insicurezza per le Strade. Nonostante che sia possibile dire con parole efficaci, cosa siano il terrore e la sfiducia nel futuro che abbiamo esportato ovunque e comunque (!), da Sarajevo a Baghdad.

Scenario 1 (dentro/fuori)

Lo scenario invocato, già visto dopo l'altro "11", già in atto e in corso di perfezionamento sembra  drammaticamente scontato. Il sentimento di Paura e la perdita di Sicurezza fanno rima con Guerra. All'interno e all'esterno dei Soggetti - individui, stati, continenti.  La Paura della Morte fa rima con Morte della Vita. Nelle città vedremo la Polizia governare, negli Stati l'esercito controllare, sul Pianeta le Bombe volare. Ciascuno di noi dovrà fare i conti con la propria aggressività maligna che lo tenterà ogni volta qualcuno si presenterà come Altro. I Ministri della Guerra Interna si lanceranno in una campagna bipartisan contro chiunque (rogue citizen) la pensi diversamente.

La Nato, l'Europa, Bush e Putin, Prodi e Berlusconi si prodigheranno per aprire unitariamente una nuova campagna di Polizia Internazionale, magari con l'astensione delle schegge rinsavite dell'Unità nazionale. Non c'è azione internazionale, che non sarà nazionale e locale. Non ci sarà annullamento e, se va meglio, repressione delle Diversità che non sarà locale, nazionale, mondiale.

Scenario 2 (cambiamenti in vista?!)

Sostenere le Diversità (proprie e dell'Altro) di fronte a qualsiasi tentativo di fusionalità, omologazione, reductio ad unum.

Abitare qualsiasi ambito quotidiano divergente e creativo. Proporsi come cittadini-sovrani indisponibili allo scambio "più sicurezza, meno libertà".

Ecco tre possibili scenari per un cambiamento a "a partire da sé".

Ma fino a quando la banda delle 3B (Bush, Blair, Berlusconi) non se ne sarà andata vorrà dire che l'Occidente guerrafondaio, guidato dall'istinto di morte, incapace di riconoscere e negoziare con l'Altro, non è pronto a cambiare rotta.  Nel frattempo Aznar&C. hanno pagato le loro bugie e il tradimento del sentimento pacifico del popolo spagnolo. Auguriamoci solamente che Zapatero e il PSOE siano di parola: ritiro delle truppe spagnole dall'Iraq!

Potrebbe essere un segnale per tutta l'Europa, una botta di buon senso per tutto l'Occidente.

Acarus, 15 marzo 2004

Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.