tratto da FOR n• 43
Il gruppo come tecnologia formativa avanzata di Enzo Spaltro

Progettare gruppi

Per fare formazione, cioè pretendere di insegnare ad altri ciò che si crede di sapere, non basta una pedagogia od un'organizzazione, non basta una tecnica di raccolta di fondi od un'adesione ad ideologie o centri di potere, non bastano docenti ed allievi (nell'ordine di importanza). Occorre un modello, cioè un'insieme congruente di ipotesi che permetta di rendersi conto del modello vigente e di quello con cui lo si vuole sostituire. Ciò vale anche per il modello di gruppo di cui si tenta di scrivere qui. Un gruppo non è mai innocente. Un gruppo ha sempre una sua ragione di fondo, una metafora sottile che gli consente di esistere a dispetto delle limitazioni oggettive e delle aspettative di un soggetto che tenta disperatamente di restare individuo. Un gruppo è quindi terreno di potere, origine e teatro del potere, come diceva Rollo May. Per questo, occuparsi di gruppo significa avere a che fare con le strutture di potere vigenti.

Progettare gruppi significa perciò strappare il potere al destino. Perchè anche il destino non è un concetto innocente. Il prevalere del destino significa passività, ed il contrario del destino è proprio il progetto: quel progetto che strappa al caso (alla forza di gravità, che è la morte, la passività, l'autorità) il progetto umano (l'antigravità che è la vita, l'attività, l'autonomia). Occuparsi di gruppo significa quindi opporsi al destino, progettando una struttura di potere diversa, una qualità di potere diversa, una dinamica di potere diversa. Progettare gruppi significa mettere assieme i destini, mescolarli e fame uscire un progetto, anzi tanti progetti non necessariamente eguali, ma sicuramente comuni.

Questo creare progetti comuni è quindi il nucleo del nostro discorso sul progettare gruppi, team, comunanze ed è un obbiettivo ambizioso cui dedicare energie e pensieri perchè costituisce il tentativo di riunificare soggettività e pluralità rendendole equivalenti. Perchè il progetto plurale strappa tenacemente e progressivamente all'individuo il monopolio del progetto e della lotta contro il destino.

All'origine dell'idea di gruppo

L'idea di gruppo viene da molto lontano. E non proviene dal nulla dell'antiautoritarismo di maniera, poichè riconosce nel gruppo il luogo privilegiato nel potere (origine e teatro!). Non vuole abolire l'autorità, che considera un risorsa immateriale ed abbondante: la vuole solo ridistribuire e mettere alla portata di tutti, come è utile e giusto che sia di ogni risorsa umana. Trasformandola da risorsa scarsa a risorsa abbondante, strappandola alla logica della scarsità come unica sorgente di valore.

L'idea di gruppo non viene infatti, come spesso si è portati a credere, dalla paura della solitudine, ma da un'idea di ridistribuzione della ricchezza, che nel caso specifico nella nostra epoca abbondante, significa ricchezza psichica, qualità della vita, bellezza delle relazioni. Ogni gruppo ha nel suo fondo questa pretesa non innocente (ma nocente, quindi di potere!): di ridistribuire meglio, pi_ giustamente, umanamente, pluralmente, comunemente, le risorse esistenti (soprattutto psichiche ed immateriali).

L'idea di gruppo viene da lontano. Viene dai probi pionieri di Rochdale che nell'ottocento inventarono le cooperative di mutua assistenza e distribuzione. Viene dall'utilità provata dai tubercolotici di Joseph Pratt nel 1911 che in gruppo guarivano in epoca pre-antibiotica. Viene dalla guarigione delle sociopatie, alcoolismo, dipendenze, fatta da Samuel Slavson negli anni '30. Viene dal trattamento del conformismo-autoritarismo, mediante esperienze di creatività, di conflitto, di negoziato, svolte da Kurt Lewin nel 1936 e nel 1947 con l'invenzione del T group.
Viene dallo psicodramma di Jacob Moreno con i prigionieri di guerra italiani nella Vienna del primo dopoguerra. Viene dalle esperienze del 1952 in Corea quando gli aviatori americani scoprirono che - tre capi valgono pi_ di uno, Viene dalle molte maniere di organizzare il lavoro, con isole, gruppi omogenei, circoli di qualità eccetera.

La difficoltà (utopia-) dell'idea di gruppo, la rivoluzione mentale che propone e la reazione repressiva che installa negli esterni al gruppo sottolineano l'importanza della progettazione di gruppi specifici, specialmente attrezzati all'idea di gruppo, quindi non centrati solo sugli aspetti individuali, obbiettivi e colpevolizzanti dei rapporti tra gli uomini.

Per questo motivo ogni variazione dell'idea di gruppo propone uno stile da diario, allegro, gentile, nè preoccupante, nè preoccupato. E' una storia, un racconto che esprime episodi difficili da accettare come fatti leggeri. Parlare di gruppo richiede uno stile leggero, da non riannodare troppo allo stile scientifico preoccupante e preoccupato del possibile non raggiungimento della verità. E’ sempre dedicato a dei particolari protagonisti, non consapevoli (per scelta e non per ignoranza) delle esperienze importanti che trattano con incoscienza ed anche con indisciplina. E' inoltre da considerare attentamente perchè molte cose che descrive e che sono avvenute hanno valore perchè sono state possibili, sono state davvero fatte e vissute, sono state raccolte e ricordate come vie probabili e risultati possibili, quindi valide per il semplice ed inoppugnabile fatto di essere esistite, indipendentemente dalla loro utilità, efficienza, eccellenza e chissà che! Un gruppo è essenzialmente una dimensione estetica e non solo etica, bella e non solo buona, motivata, e non solo fiduciosa.

Nove premesse per i gruppi

Un gruppo si basa su di una riassicurazione plurale. Questa riassicurazione plurale cioè il concetto di soggetto plurale si basa su nove "premesse". Ogni premessa è così una chiave di lettura del mondo polimorfo delle relazioni plurali. Le relazioni pi_ difficili sono infatti quelle plurali ' cioè quelle del gruppo, del collettivo e dei suoi effetti. Le nove premesse della mentalità di gruppo, di cui si è sopra accennato, possono essere così assiomaticamente elencate:

I. la psichica plurale, il soggetto non è sinonimo di individuo,

2. la storia emergente del soggetto, tende alla riunificazione coatta, da cui l'idea di personalità,

3. il bisogno di approvazione, il conformismo, è il massimo ostacolo al cambiamento,

4. la logica dell'uno, del due e del tre, potenzia il modello di sviluppo oggi nascente quindi innanzi tutto la sicurezza e l'unità,

5. il senso di colpa, la scarsificazione e la dualità della cultura di coppia (socio-tempo espiazione),

6. il desiderio, l'oggetto d'amore, la trinità-pluralità,

7. successivamente l'appartenenza-essere parte e la mentalità plurale-di gruppo-collettiva, .

8. il verso del cambiamento (singolare-plurale, avverso-diverso-converso-perverso) l'universo e il rovesciamento della cinghia di trasmissione,

9. la formazione all'attività-mentalità di gruppo e dei suoi processi ed effetti psichici.


l. La psichica plurale

Oggi bisogna chiederci quali siano state le vere origini della psicologia e quali le finalità di partenza rispettate o no dall'approccio psicologico. C'è infatti il dubbio che la psicologia, per essere accettata da una società ostile, -abbia cambiato la propria natura ed abbia rinnegato le proprie origini, quelle soggettive. Per questo la dimensione soggettiva, oggi spesso negata dalla psicologia bisogna che venga maggiormente sviluppata. Denomino questa psicologia soggettiva col termine "psichica" e la riferisco essenzialmente ad una teoria soggettiva del comportamento benestante. In effetti la grande maggioranza dì quella che oggi si chiama psicologia si riferisce ad una psicologia del malessere, come tale poco soggettiva, perchè suddita del potere obbiettivizzante ed abituato ad utilizzare il malessere e l'obbiettività per obbligare i deboli ad obbedire ai potenti. La psicologia del benessere, basata sull'idea di abbondanza, di gruppo e di pluralità e non su quella di scarsità, di individuo e di oggettività dovrebbe chiamarsi psichica.

La psichica supera così il concetto di scarsità delle risorse su cui si basa il conflitto tra individuo e società. All'individuo è stata sinora affidata la dimensione soggettiva, alla società quella oggettiva. La psicologia accetta questa falsa antinomia mediante una sua specializzazione chiamata psicologia sociale. Questa psicologia usa il contenuto astratto chiamato società come centro delle proprie attenzioni. Invece la psichica, avendo individuato nel soggetto diversi livelli di funzionamento relazionale, usa il concetto di "soggetto plurale" come mezzo d'indagine sulle diverse relazioni umane con singoli individui, piccoli gruppi, collettività, organizzazioni e comunità. Denomino questa psichica basata sui gruppi col termine "psichica plurale".

2. La storia di un soggetto

Nasce con sentimenti di onnipotenza e termina con sentimenti di impotenza, almeno nella maggioranza dei casi nasce con l'idea di pontenzialità massima e di realizzazione graduale di una simile potenzialità. Ma la realizzazione della potenzialità coincide con la sua limitazione: le potenzialità da abbondanti diventano scarse. Questa limitazione, spesso sinonimo di repressione consiste spesso in una continua trasformazione dei desideri in bisogni. Denomino questo processo "scarsificazione delle risorse" perchè il soggetto si trova continuamente ad affrontare processi di scarsificazione cioè di passaggi dall'onnipotenza all'impotenza. Il soggetto prima reagisce inventando meccanismi di moltiplicazione (creazione di abbondanza) poi tentando di gestire da se stesso la scarsificazione (autogestione della repressione). Denomino questi processi di creazione di abbondanza "moltiplicatori".

L'equilibrio- scarsità- abbondanza coincide spesso con due importanti polarità dello sviluppo del soggetto, la normativa etica (scarsificante) e quella creativo-estetica (moltiplicante). Alla nascita il sentimento è di massima possibilità, abbondanza, onnipotenza, libertà.
Definisco questa condizione estetica, sabbatica o della bellezza-potenza. Alla morte il sentimento è di possibilità nulla, massima scarsità, impotenza, dipendenza. Definisco questa condizione etica, domenicale o della bontà. Durante tutta la vita le due curve etica ed estetica si incrociano tendendo ad avere un andamento speculare. A volte si confondono la dimensione etica e quella este­tica sperando nell'abbondanza dell'etica e nella scarsità dell'estetica ma ciò serve solo a dare un valore obbiettivo all'etica ed un valore soggettivo all'estetica e quindi a proclamare la priorità dell'etico sull'estetica nell'attuale società.

In realtà la dimensione estetica di solito risponde al momento creativo, mentre quella etica risponde al momento normativo. Il primo esprime mentre il secondo reprime. Ciò si vede molto bene in campo lavorativo ed organizzativo. il momento creativo, espressivo, progettuale costituisce il "bel" lavoro e la "bella" organizzazione, mentre il momento incanalante, repressivo, produttivistico costituisce il "buon" lavoro e la "buona" organizzazione. Nella società scarsa il dilemma non viene affrontato e il bello viene fatto coincidere con il buono. Nella società abbondante e plurale il bello non coincide con il buono perchè il bello moltiplica ed il buono scarsifica. Dopo millenni di scarsità in cui le risorse dovevano essere scarsificate, oggi siamo entrati in un'epoca di abbondanza possibile in cui il bello diventa capace di moltiplicare le risorse e la psichicità (energia) che le accompagna. Il discorso sul gruppo e sul pluralismo rappresenta una forma di moltiplicazione della psichicità, appartenente pi_ alla dimensione estetica che a quella etica.

Il gruppo è così considerabile come un moltiplicatore psichico.

3. Il bisogno di approvazione

Il modello gruppale propone un'idea particolare dello scambio vitale. Così una delle pi_ forti resistenze al cambiamento è rappresentata dal bisogno di approvazione sociale che tuttora permane come bisogno, con elevata probabilità frustrante e difficile soddisfazione. Se si realizza una maggiore accettazione sociale le resistenze al cambiamento sono minori. La cosa è interessante se si considera come l'accettazione sociale cominci entro tre piccoli gruppi tipici: famiglia, scuola e lavoro. Qui il piccolo gruppo svolge ruoli di pressione sociale e di omologazione, quindi funzioni accettanti o rifiutanti. Il piccolo gruppo' origine e teatro del potere, omologa i soggetti, li desoggettivizza, rendendoli ripetuti e quindi oggettivi. Il bisogno di accettazione sociale porta i soggetti a ripetersi e quindi ad oggettivarsi, cosizzarsi, alienarsi. Così il piccolo gruppo è il braccio secolare dell'obbiettivizzazione.

A questo punto si pongono due domande. Quale paura o deterrente viene usata dal piccolo gruppo per trasformare i soggetti in oggetti- E poi se questa funzione è omologante è possibile rovesciarla- Ciò significa invertire il verso della pressione di gruppo e trasfon-nare la funzione del piccolo gruppo da omologante (dalla società sull'individuo) a differenziante (dall'individuo sulla società).

Alla prima domanda sulla paura si risponde che la paura è quella basata sul senso di colpa. Perciò è importante l'analisi della dinamica sul senso di colpa per comprendere la funzione del gruppo. Alla seconda domanda sul verso del

gruppo, si risponde che l'inversione è possibile e perciò il gruppo può diventare un potente strumento d'innovazione se si riesce ad aumentare l'accettazione sociale rendendola oggetto di desiderio e non di bisogno. E necessaria l'analisi del passaggio dalla colpevolezza all'ansietà in una situazione di gruppo.

4. L'ontologia: uno, due, tre

Molti sostengono che due stati d'animo sono “ontologici" per l'uomo. Ciò vuol dire che tali stati d'animo sono indispensabili per la condizione umana: essi sono l'ansietà e la colpevolezza. In realtà colpevolezza ed ansietà sono connessi al processo di socializzazione e quindi all'idea di piccolo gruppo. Possiamo denominare questo modello che spiega l'ontologia degli stati d'animo: uno, due, tre. Il soggetto impara infatti a gestire stati d'animo unici, duplici o triplici: e così impara l'idea di pluralità e di gruppo. Ciò vuol dire che questi stati d'animo derivano dalla condizione di gruppo. Senza sentimento di gruppo non esistono.

Possiamo denominare uno la tendenza all'unità ed alla sicurezza. La mancanza di unità porta all'ansietà o sentimento del possibile. Se ciò diventa doloroso lo si può denominare angoscia. Se resta gradevole diventa rischio.

Possiamo poi denominare due la condizione di dualità. Se questa si riferisce al comportamento soggettivo nei confronti di una regola la possiamo chiamare etica. Se ciò diventa doloroso destruttura il tempo e porta alla perdita della relazione sociale od alla sua irraggiungibilità. Questa è la colpa.

Possiamo denominare tre la condizione di molteplicità. Se questa si riferisce ad altri soggetti la possiamo chiamare gruppo. Se resta gradevole si chiama appartenenza. Se diventa dolorosa la si denomina pressione di gruppo o sociopatia.

La condizione di uno, due, tre è importante per il soggetto ed il suo sviluppo. Il gruppo è un'idea guida, un sentimento che può essere considerato un moltiplicatore di energia, di sua produzione ed investimento sugli oggetti d'amore.

5. Il senso di colpa e la scarsificazione

Il senso di colpa si fonda sul sentimento di dualità, quindi deriva da una schisi, una separazione, una cacciata dall'eden, un paradiso perduto detto unità, convivenza con la madre, con il gruppo. La prima schisi, separazione e colpevolezza è connessa coll'idea di frontiera psichica e di dentro e fuori, idea che permette la percezione dell'investimento energetico sugli oggetti d'amore.

.Ma se la colpevolezza si basa su una schisi, non vi è creazione di oggetti d'amore senza schisi, non c'è investimento energetico senza schisi * Possiamo dire che il bilancio energetico della psichicità, crea oggetti allontanandoli, espellendoli, rendendoli "altri" cioè seconda parte, contro-parte, objecta. Ogni investimento richiede così una separazione, un allontanamento in modo che l'energia possa "spostarsi" da e verso un oggetto d'amore. Il senso dello spostamento è un rischio, una colpevolezza, un sentimento irriducibile di dualità e di frontiera. Ogni bilancio energetico richiede una frontiera lungo la quale valutare questo bilancio. Il passaggio attraverso la frontiera porta allegria se l'energia esce, o tristezza se l'energia entra. Così dal pi_ piccolo al pi_ grande è allegria, viceversa è tristezza.

Colpa è sentimento di 'Trontiera", prima o dopo il passaggio, è possibilità, ricordo di Prometeo che rende possibile lo scambio, la relazione.

La colpevolezza è uno scarsificatore perchè rallenta o impedisce l'investimento energetico. Se esagerato impedisce le relazioni e porta al proprio annullamento nei confronti dell'universo della colpa.

6. Il desiderio, l'ansia, e gli oggetti d'amore

Se un gruppo è un moltiplicatore, il sentimento di gruppo è mescolato col desiderio e con l'ansia. Infatti un desiderio è un'esigenza possibile da accontentare e l'ansia è il sentimento del possibile, cioè pieno delle probabilità che un desiderio si realizzi. Un desiderio ha "pari opportnità" di soddisfazione, cioè ha 50% di probabilità di essere soddisfatto e 50% di probabilità di

non esserlo. Il desiderio non include originariamente l'intervento della volontà dell'uomo e del soggetto. Per questo il suo nome de-sidera viene dalle stelle-sidera. Il bisogno ha basse probabilità di soddisfazione e quindi è uno "scarsificatore" (mette in cosa i desideri).

Infatti il desiderio è un moltiplicatore, come dimostra la self fullfilling profecy ed il wishfull thinking. Uespressione della "profezia che si avvera" del "pensiero desiderante" affermano che se si desidera fortemente qualcosa aumentano le probabilità di ottenerla. Quindi ogni desiderio è creatore di abbondanza. U energia psichica o psichicità cerca gli oggetti d'amore su cui investire in modo da vivere sentimenti di allegria, ma la produzione energetica può anche non trovare oggetti d'amore e restare "libera". Uenergia libera origina ansia, ansietà, angoscia che producono iperattività, ricerca di oggetti e loro distruzione. Il desiderio è un moltiplicatore ma anche un distruttore. Il desiderio emerge comunque. Crea oggetti d'amore con stati d'animo di allegria da investimento energetico e distrugge oggetti d'amore con stati d'animo di tristezza da ritiro energetico. Se l'oggetto d'amore è un gruppo che viene costruito per moltiplicare la creazione di ricchezza e di benessere, esso produce appartenenza con il termine "socializzazione", cioè con l'apprendimento dell'investimento sugli oggetti d'amore plurali, denominati gruppi. Apprendere ad investire sui gruppi è lo scopo della formazione alla conduzione di gruppi.

7. Appartenenza e la mentalità di gruppo

La mentalità di gruppo consiste nella capacità di vivere sentimenti di appartenenza. I comportamenti collettivi sono possibili solo se in un soggetto sono possibili sentimenti di appartenenza.

L'appartenenza (appartenance, belongness' Zugehorigkeit, pertenencia) è la percezione soggettiva di essere in un piccolo gruppo; sentimento di gruppo, di essere comunque in un gruppo, rinunciando ad essere tutto.

Il gruppo è un oggetto d'amore, mezzo per sviluppare l'appartenenza, cioè il piacere di essere parte. Rinunciare ad essere tutto per essere sempre parte è il concetto di base dell'appartenenza. Appartenere è una scelta difficile perchè è autolimitazione, rinuncia alla propria ingordigia sociale e lotta per la limitazione dell'ingordigia altrui. Restare parte, rinunciando ad essere tutto. La perdita della tentazione totalizzante, di solito per sè, ma anche per gli altri, costituisce l'appartenenza. Ciò richiede la garanzia per il soggetto di poter essere sempre parte del gruppo. Questa garanzia nessuno del gruppo può darla o toglierla di fatto. Ogni soggetto è arbitro della propria appartenenza, con la propria emozione, non con la ragione.

Una prima conseguenza di questa concezione è l'idea di partecipazione come lotta per l'appartenenza per essere una parte e mai perdere questa possibilità. C'è quindi una appartenenza per entrare in gruppo ed un'appartenenza per permanere nel gruppo. Sempre il gruppo è un oggetto d'amore. Molto è stato scritto sulla partecipazione. Poco è stato detto sulla doppia natura dell'esser parte, del prender parte. La lotta per l'appartenenza interna ci legittima nella nostra lotta per l'eterolimitazione esterna. La lotta continua per diventare parte ci permette e propone la lotta continua per restare parte (partecipazione).

8. Il verso dei cambiamento e l'universo, il rovesciamento della cinghia di trasmissione

Il piccolo gruppo è un moltiplicatore. Ha moltiplicato per millenni la pressione dei piccoli gruppi (famiglia, lavoro, società) sui nuovi soggetti in cerca di appartenenza e di socializzazione. Ha moltiplicato e moltiplica il potere dei potenti nei confronti dei deboli, dei ricchi nei confronti dei poveri e via dicendo. Tramite il piccolo gruppo il potere ha nei secoli schiacciato i soggetti pi_ deboli e la resistenza del soggetto così costretto all'omogeneità. Il piccolo gruppo è stato ed è prevalentemente una cinghia di trasmissione del potere nei confronti della devianza.

Oggi la coscienza delle dinamiche di gruppo, delle loro conseguenze e delle tecniche di gruppo permette di invertire il "verso" della cinghia di trasmissione. Sinora è stata dal plurale al singolare, in futuro sarà dal singolare al plurale. Ciò permetterà ai soggetti di utilizzare il piccolo

gruppo come cinghia di trasmissione nel senso centrifugo, quindi come strumento di cambiamento e come base di ogni intervento psicosociale. Questo rovesciamento del verso permetterà di passare dall'uni-verso del gruppo immobilista e omologante al "poli-verso" del­gruppo di cambiamento e di intervento. Infatti nel gruppo omologante (uni-versità) l'oggetto d'amore è unico (soggetto) e le pressioni, anche complesse, sono orientate su un singolo soggetto, non vi è reciprocità o simmetria. Invece nel gruppo innovante (di-versità) le pressioni hanno una multipla destinazione: ad alta reciprocità e simmetria e ad elevata qualità di potere, a somma diversa da zero. Il gruppo in funzione poi, moltiplicatore di ricchezza e benessere (poli-versità), costituisce un oggetto d'amore plurimo, sia spazialmente (organizzazione) che temporalmente (progetto).

9. La formazione all'uttività e alla mentalità di gruppo: processi ed effetti psichici caratteristici

Il lavoro e la dimensione psichica si stanno avvicinando ed integrando.

I punti di avvicinamento sono quattro:

1. il soggetto titolare di un progetto di benessere per mezzo del lavoro;
2. il capitale e il lavoro hanno cambiato la qualità del loro conflitto che non è pi_ centrale ed a somma zero, essendo divenuto a somma variabile;
3. l'arbeit si trasforma in taetigkeit, cioè in attività ed il materiale si trasforma in immateriale;
4. il lavoro crea ricchezza sempre di pi_ mediante motivazione, cioè attraverso relazioni non solo buone, ma anche belle.

I passaggi per la formazione all'attività e alla mentalità di gruppo prevedono quattro fasi:

a. progettazione;
b. implementazione;
c. valutazione;
d. ricerca dell'eccellenza.

La formazione alla mentalità di gruppo comprende le seguenti sette modalità:

1. misura delle qualità e delle potenzialità psichiche che facilitano l'invenzione del benessere;
2. uso sistematico del lavoro di gruppo negli interventi psicosociali, nelle loro modalità di comando, aiuto, insegnamento (dipendenza, miglioramento del benessere, apprendimento);
3. progettazione e realizzazione di nuove forme di gestione, organizzazione, sentimenti di appartenenza;
4. motivazione, desideri, consumi come forme di creazione di distribuzione della ricchezza; misura, miglioramento e utilizzo di climi organÌzzativi;
5. misura, miglioramento e utilizzo di climi organizzativi
6. stimolazione ed utilizzo della creatività dell'innovazione, del pensiero laterale;
7. prevenzione e scoperta del malessere: sicurezza del lavoro ed igiene organizzativa come stress ottimale.

Da tutto ciò derivano le applicazioni ed i contributi psicologici alla qualità di vita del lavoro.

Ciò significa aumento dell'abbondanza e del benessere come effetto del pluralismo di gruppo e del cambiamento quantitativo e qualitativo delle risorse relazionali attive nella condizione lavorativa.