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poesie

ENZO SPALTRO - da STORIE DI UN ARCIPELAGO
Tara, Limbo e Cotuno concessa ed abbandonata
Cùrcuma e Papillone sono i nomi perduti delle isole di un arcipelago.
La provenienza è inutile come tutti i perchè che guastano la vita.
La discendenza è muta, ma non è solo il ricordo che dà valore ai viaggi:
il futuro di un arcipelago non è un concetto chiaro come su terraferma insorabile e muto.
Perchè in un arcipelago tutto il domani nasce da giochi di fantasia.

52 - LA VITA SULL'ARCIPELAGO
Se mi volete bene e mi svegliate di notte non donàtemi calcoli o cuori da far sbattere. Regalàtemi isole storie chiuse dal mare storie dal vento breve dalla distanza infelice.
Non piangete per me le rinunce diabòliche fatte per poco mare o per la vela incompleta.
Non prorogate il tempo questo non l'ho mai chiesto e solo l'ostinazione può regalarvi un viaggio. Perciò se avete fede e mi volete bene portàtemi per mano nel vento dell'arcipelago.
Dove mi piace pensare di essere nato bambino cresciuto poco e vissuto cercando un'isola sola.
Da tanti viaggi ti resta sempre una voglia lunga di un passato non tuo non così grigio e tranquillo. Di tante cose lasciate e ritrovate diverse ti torna a notte il profumo il suono e il probabile odore. Da tanto mare sofferto e treni, e voli e strade e puzza della benzina è fatto il tuo stesso respiro. E sei drogato di loro bisognoso di nuvole come un adoloscente che non conosce il mare.

53. ADOLESCENZA
Dopo dimmi dopo ricorda la speditezza del vento ed il ricamo del mare.
Dopo lega dopo collima quello che hai già fatto e quello che vuoi fare.
Ma non adesso: dopo perché chi crede nei sogni oggi si può divertire
e chi sperò il sortilegio oggi se lo può aspettare.
Così tanto, così distante è l'isola del giorno dopo che ci possiamo permettere persino la delusione. Così grande - così completo è il viaggio che non faremo che assiduamente lo immagino per poi poterlo scordare .

54 OCEANO
Un bimbo chiamato oceano si mise di colpo a piangere
lungo le ondate di mare e le speranze di vento.
Allora per consolarlo venne una madre nubile e disse che aveva il cuore di farlo venire al mondo. Venne un psicoanalista e disse che quel piangere gli provocava un tondo sentimento oceànico. Venne per mare Arìstide sentiero di Magna Grecia gli regalò una colonna per cominciare una casa. E venne poi per ultima la mano del mendicante che al nuovo pieno di vita bimbo chiedeva denaro.
Così per lui, per noi per la nottambulata per il giardino visto e non mai visitato, si sono aggiunte parole a tutti questi messaggi al bimbo chiamato ocèano.
Così che l'onda trabocca, la fantasia la rincorre, ed il bambino cresce così veloce che presto l'acqua scomparirà.
Il nome dell'oceano sarà una carta geografica da appendere alle pareti di una casa di affitto.

55 RITORNO
Si torna per mille mari con cento navi e cento aeroplani di vento quando si vuol tornare.
Si torna su zattere gialle su calpestate lagune e su sperate vittorie adoloscenza del mare.
Si torna sopra i delfini e sulla nave azzurra, si sbarca dove si sente che l'acqua scorre più calda.
La sudditanza infedele di un guerrigliero infelice mi portò al passo rischioso dove si accendono i fuochi.
Lì conoscendo e bevendo i limiti del nostro tempo condussi la fantasticheria agli occhi di acqua di lago.
Quando ho sentito il fresco e l'onda e l'aria di vento e l'incatesimo lungo che combatteva col fuoco, mi sono detto: aspetta che arriva la primavera.
Quando ho rialzato il passo perché si era fatto corto ed il contratto firmato ci produceva partenza mi sono chiesto : quando ci ripotremo incontrare?
Così tra il dirsi e il chièdersi quello che già sapevamo abbiamo teso sul sonno la nostra rete di grida.
Da un altro lato il suono si è abituato ad uscire e non mi basta credere che durerà anche domani.

56 6 MARZO 1979
Traversare l'arcipèlago è come vestirsi di rosso il giorno della Quaresima.
Aspettare senza combattere che l'ala della notte si sciolga sino a quando perda dolentemente l'incanto dei cento mari .
Passare l'arcipelago è come un grido lungo che pochi sanno capire: una provincia impossibile . Vieni fiato di vento e fa che il gioco si drizzi e perda il senso e si combaci col fiato recalcitrante colore.
Perché questo è un viaggio che nonostante le antenne e il gomito di lungomare avremmo dovuto fare contro tutte le invidie e le maledizioni in due.
Questo che avevamo chiesto e mai avuto in regalo , questo che avevamo visto e sempre desiderato e lungamente tradito viaggio nell'arcipelago oggi diventa possibile tutto per mare, per isole dove non stiamo mai, immaginando tutti amici di case chiare che caldamente sognano di riabitare domani.
Tutto per cieli, per nuvol, per sguardi puntati in alto per occhi lunghi incollàti alla direzione del vento, sospesi dentro alla rete delle occasioni perdute.

Gloria - Lo specchio


Cammini
Ti fermi
Ti esponi
Ti nascondi
Da cosa? Per cosa?
I sentimenti
Le gioie, i timori
La paura, ti emozioni
E perché?
Tu, gli altri, la vita
E poi?
Solitudine o solidarietà? Evolvi, migliori cresci, ma perché?
Preferisci essere un camaleonte o?
I dubbi, le perplessità il noto, l'ignoto.
Le tue risposte
Ma come rispondi
E perché rispondi?
L'unicità o la complessità
Tu, uomo
Tu che sei un uomo
Tu che hai la possibilità di vivere il domani perché ogni giorno sia il primo giorno di tanti giorni
Con la tua forza e il tuo coraggio
Si tu che non ti abbandoni ma ma dal mondo
da questo mondo cogli, trasformi
lasci
ciò che è l'uomo,
l'uomo per cui il mondo cresce,
cresce insieme
e per l'uomo

Valentina Pomizzi - Il Lago

Il Lago. Superfice acquosa, specchio di Narciso,
mare fanciullo dai pallidi lineamenti.
Scorri continuamente in una tonda circolarità,
baciando ormai da anni le stesse sponde,
così sinuose prima di inoltrarsi nelle tue profondità.
Dolce, torbido,apatico. Sei lì immobile,
sempre pronto a farti specchio del sole e della luna,
dei colori, delle luci, delle tenebre.
Lì sciolgo i miei ricordi, lì annego i miei pensieri.
Ti raccogli timidamente con delicato pudore,
inconsapevole di far apparire la nuda intimità della terra,
la tua interiorità nascosta e imperscrutabile.
Straripi con arroganza dilatandoti e impadronendoti
di territori vergini, sconosciuti, manifestando la tua voracità illimitata.
Coppa di lacrime: testimonianza visibile del secolare pianto celeste.
Plumbeo, argenteo, misterioso nelle gelide ore invernali. Molle, afoso, sonnecchiante nell'accecante frammento estivo.
Sul tuo umido corpo scorrono, solcandoti, minuscole barche di pescatori.
Sprofondano i loro fili nella tua anima, nel tentativo inutile di carpire il tuo segreto.
Pigro nei movimenti, a volte t'increspi ma poi ti riadagi
mollemente nella tua vellutata piattezza.
Il tuo sguardo si rivolge verso il mare:
l'infinito, l'assoluta libertà, il mondo senza confini, il regno del possibile.
Tentato dal gesto audace di uscire dallla mediocrità della tua esistenza, tremi, abbozzi timorosamente qualche delicata onda, ma poi vigliaccamente desisti.
E, ancora una volta, anneghi in te stessso.

Elena - La danza

Sospesi funanbolicamente
ad un filo

Respiro
il vuoto

Il piede vacilla
in una presa impossibile

La danza è interminabile
incerta

E improvvisamente
precipito.

Nell'aria rimbomba
una fragorosa risata .

Tino Virpi - PIANTO

Il cuore vacilla
nell'attesa insostenibile.
L'oscurità raccoglie
le gocce di un pianto
fanciullo e consapevole.
Lacrime dolci
che sanno di Po.