Se cerco di
immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere
nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo
a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro
desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo
al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano
per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini,
egli è vicino a essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente
affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora
una famiglia, si può dire che non ha più patria.
Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo
si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte.
È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite.
Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse
lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca
invece di fissarli irrevocabilmente nell'infanzia, ama che i cittadini
si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri
al loro benessere, ma vuole esserne l'unico agente e regolatore; provvede
alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro
piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie,
regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe
esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere?
Alexis
de Tocqueville
La democrazia in America , Rizzoli, Milano 1982, pag. 733
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Così
ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del
libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più
piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso
di se stesso. L'eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste
cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come
un beneficio.
Così, dopo avere preso a volta a volta nelle sue mani potenti
ogni individuo ed averlo plasmato a suo modo, il sovrano estende
il suo braccio sull'intera società; ne copre la superficie
con una rete di piccole regole complicate, minuziose e uniformi,
attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi
non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa;
esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega
e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente
di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare;
non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue,
riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di
animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il
pastore.
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