Capitale
Intellettuale e Gestione della Conoscenza (tratto da http://www.sveiby.com.au/KnowledgeManagement_it.htm / Traduzione di Antonio Lanfranca) |
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Il primo utilizzo del termine è dunque per descrivere leffetto dinamico
dellintelletto degli individui. Cosa ha attirato lattenzione
dei manager (e dei consulenti manageriali) è il fatto che Tom Stewart
fa del CI lattributo di unorganizzazione. Leif
Edvinsson, Skandia, e Pat Sullivan lo definiscono nellEuropean
Management Journal (1996 vol 14) come: Conoscenza che può essere
convertita in valore. E la definizione del CI di Laurence Prusak,
Ernst & Young (più tardi IBM Consulting), diventa ancora più "impacchettata".
In Characterizing Intellectual Capital, Klein & Prusak
1994, egli lo definisce come: Materiale intellettuale che è stato
formalizzato, catturato e usato come leva per produrre beni di più
elevato valore. Sia la Skandia che la Ernst & Young enfatizzano le proprietà
statiche della conoscenza, ossia: invenzioni, idee, programmi per
computer, brevetti, etc., come Capitale Intellettuale. Edvinsson &
Sullivan includono anche le risorse umane, il c.d. Capitale Umano,
ma enfatizzano (ibid. p358) che: è chiaramente a vantaggio delle
aziende basate sulla conoscenza trasformare le innovazioni prodotte
dalle sue risorse umane in beni intellettuali, sui quali lazienda
può esercitare i diritti di proprietà. Uno dei principali compiti
dei manager del CI è quello di trasformare le risorse umane in beni
intellettuali. Le origini in lingua svedese della Gestione della Conoscenza vengono dal libro di Sveiby (1990): Kunskapsledning. (Italiano: Gestione della Conoscenza), la definizione offerta dalla traduzione è: un modo di vedere il mondo e le organizzazioni, dunque una comprensione della GC come una prospettiva della teoria organizzativa ispirata dallepistemologia. Le origini giapponesi della Gestione della Conoscenza risalgono agli scritti di Ikujiro Nonaka della metà degli anni 80; egli nel suo seminario (1995) The Knowledge-Creating Company, descrive come le aziende giapponesi innovano sfruttando la condivisione della conoscenza in entrambe le forme "esplicita" e "tacita". Il suo coautore ha scritto un articolo che descrive le radici giapponesi (disponibile in lingua italiana). Se stiamo cercando delle differenze esse possono essere trovate su come le parole conducono a differenti connotazioni: Il CI è statico e necessita di un verbo per descrive quello che i manager fanno di esso: come gestire il CI or migliorare il CI. Conseguentemente abbiamo visto nascere concetti quali la Gestione del Capitale Intellettuale e lAudit del Capitale Intellettuale. Gestire la Conoscenza è già in forma attiva, in quanto contiene un verbo. Comunque, la "Gestione della Conoscenza" è qualcosa di molto astratto e la nozione è uno sfortunato ossimoro. Preferisco definire la GC come: Larte di creare valore dai beni intangibili. Essendo il "Valore" sia finanziario che non finanziario. La gente che usa attivamente "Capitale Intellettuale" nel proprio lavoro sembra più attiva nel misurare, auditare e valutare e nel "catturare " la conoscenza. La gente che usa attivamente "Gestione della Conoscenza " sembra cadere nellambito delle due "tracce" in funzione della loro comprensione di cosa è la "conoscenza": un processo dinamico o un oggetto statico. (Approfondisci il concetto di Gestione della Conoscenza). In funzione di quanto essi comprendano cosa sia la conoscenza e dei loro personali fini sia gli attori di CI e GC dunque enfatizzano le proprietà statiche o dinamiche della conoscenza. La classificazione della Skandia del CI
è fondamentalmente la stessa dellIntangible Assets Monitor, in quanto
esse discendono dalle medesime origini, (read more about the Swedish origins),
ma Skandia le ha raggruppate in modo leggermente differente e ha aggiunto
un ulteriore livello che contiene le nozione di "Capitale dInnovazione"
e "Capitale di Processo". Le due aggiunte sfortunatamente rendono
il modello Skandia teoreticamente incoerente e in contesa con il modello
originario, perché entrambi sono processi (dinamici), laddove le altre
nozioni sono statiche.
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