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La graduatoria delle responsabilità politiche (M.Meti, agosto 2011)

Il presente contributo non riguarda la difesa di nessuna particolare parte politica. Vale per il centro, il centro-destra, il centro-sinistra, l'estrema sinistra, l'autonomismo e quanti altri colori emergano dalla storia.

C'è un atteggiamento culturale diffuso dai mass media per il quale il Governo (di qualsiasi colore sia) è il maggiore responsabile dei guai dell'Italia. Il Governo è il "cattivo" del teatrino della politica, mentre Comuni, Province e Regioni sono i buoni, il Parlamento e la Magistratura sono buonissimi, la Corte Costituzionale e la Presidenza della Repubblica sono "super partes".

Nella democrazia classica i poteri dello Stato erano tre: il potere legislativo (fare leggi), il potere esecutivo (attuare le leggi), il potere giudiziario (applicare le sanzioni). E' del tutto evidente che la filosofia di questa architettura assegna al legislativo la supremazìa, perchè il valore fondante dell'impianto democratico è la legge, cioè il patto ideato e sottoscritto dai rappresentanti del popolo. Questa idea classica pervade anche le democrazie attuali. Le leggi, impersonali e valide per tutti, sono il motore degli Stati e quindi chi le fa ha la maggiore responsabilità politica. I Decreti legge che, per motivi d'urgenza, il Governo può varare, hanno il carattere della provvisorietà e richiedono sempre una conversione in legge, il che restituisce al Parlamento la giusta supremazìa.

Se qualcosa non funziona in uno Stato democratico, la prima responsabilità è dunque sempre del potere legislativo. Se il Governo non fa quello che deve, è il Parlamento che può cambiarlo. Se la Magistratura procede per vie discutibili, è il Parlamento che può cambiare le leggi da applicare e i modi di farlo. E' il Parlamento che nomina la maggior parte dei membri della Corte Costituzionale, ed è ancora il Parlamento che sceglie e può mettere in stato d'accusa il Presidente della Repubblica.

Se l'Italia va male, il primo responsabile è dunque il potere legislativo che nei decenni ha costruito un labirinto normativo ipertrofico, inefficiente e spesso demenziale.

Per una serie di motivi che sarebbe lungo qui descrivere, i tre poteri storicamente portanti della democrazia, sono diventati almeno 6 e tutti i guerra fra loro. Alla terna Parlamento-Governo-Magistratura si sono aggiunti Csm, Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale. Questa guerra fra istituzioni dagli Anni Settanta ha reso l'Italia sempre meno governabile, al punto che ormai è del tutto superfluo il colore del Governo. E' sotto gli occhi di tutti che il Governo, sia di centro-sinistra sia di centro-destra, ha pochissime possibilità di "governare" la barca.

Dopo il Parlamento, al secondo posto delle responsabilità politiche, non è ancora il Governo nazionale ma il potere locale. E' nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni che si annidano sprechi, corruzione, vessazioni. "Roma ladrona" è uno slogan fantasioso quanto riduttivo. "Ladroni" sono i governi e le burocrazie nazionali e locali. Roma non è responsabile delle centinaia di lavori pubblici avviati e mai completati dai Comuni, dei ricatti e delle tangenti legati ai Piani regolatori, della sanità corrotta e inefficiente, delle truffe dei semafori, della tragedia dei rifiuti di Napoli. La vita dei cittadini è avvelenata dai sindaci corrotti, dai segretari comunali maneggioni, dai vigili urbani prepotenti, dai funzionari provinciali inutili e dalle Regioni incapaci quanto costose. Dalla istituzione delle Regioni nessuno ha mai tentato un bilancio serio della loro utilità, ma i cittadini che hanno vissuto prima e dopo hanno registrato solo peggioramenti, in ogni settore.

Il Governo arriva al terzo posto delle responsabilità politiche, ma stranemente è considerato al primo posto. Forse perchè il Parlamento e i poteri locali sono una diretta resposabilità dei cittadini elettori, ed attribuire a questi la colpa dello sfascio significa attribuirla a se stessi.

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