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Il furto del futuro comincia col furto della libertà (Eva Zenith)

Il futuro è una dimensione del tempo immaginabile, sperabile, temibile, progettabile. Può essere considerato come uguale al presente o al passato, oppure può essere ipotizzato come diverso (migliore o peggiore).

La concezione del futuro come uguale al presente e al passato è tipica delle società tradizionali, statiche, conservatrici. L'umanità non ha attribuito al futuro nessuno speciale significato, fino all'Umanesimo. Prima il futuro era affidato al caso oppure alla Provvidenza. Con l'umanesimo, il futuro è diventato un tempo che l'Uomo poteva costruire e quindi migliorare. Più avanti, con l'industrialesimo, il futuro è stato associato al concetto di progresso e sviluppo. Il futuro è diventato un tempo nel quale la società e la vita non sarebbero che migliorate. A questa idea di "magnifiche sorti progressive" (lanciata da un pessimista come Leopardi) si distaccano sempre le minoranze privilegiate o reazionarie, che vedono il futuro come cambiamento negativo. Ma si tratta appunto di minoranze.

Negli ultimi tre secoli il futuro è stato considerato dalle maggioranze come un tempo migliore del presente e del passato. Un tempo di riscatto dei ceti meno privilegiati; un tempo di ascesa sociale delle nuove generazioni; un tempo di crescita materiale e culturale della società. La ragione di questa connessione fra futuro e miglioramento non va cercata solo in un ingenuo ottimismo, ma nella parallela crescita delle libertà. Gli uomini occidentali hanno progressivamente sviluppato le loro libertà e ciò ha fatto sperare di poter usare queste libertà per migliorare la vita e la società. Per tre secoli, ogni generazione ha vissuto meglio delle precedenti.

E' la maggiore libertà nell'oggi che permette di pensare che sia costruibile un futuro diverso. Un futuro migliore potenzialmente possibile, diventa probabile. Il potenziale futuro deriva dai gradi di libertà che oggi abbiamo per poter scegliere. Ogni scelta dipende dalla libertà. Un'umanità in condizioni di schiavitù, non ha la libertà di scegliere e non può costruire un futuro. Una società che regolamenta, norma, disciplina ogni aspetto della vita pubblica e privata, produttiva e commerciale ha 0 gradi di libertà. L'ipertrofìa legislativa e burocratica ha creato in Occidente un labirinto cartaceo che cristallizza il presente ed uccide ogni potenziale futuro.

Cosa significa infatti legiferare? Significa prevedere un evento futuro attribuendo ad esso ostacoli o conseguenze. Se vuoi fare questo, devi prima fare quest'altro e quest'altro. Oppure, se farai questo, sarai punito. Il carcere cartaceo preventivo, non lascia "gioco", non consente spazi di imprevedibilità, creatività, inventiva, rischio. La filosofia della schiavitù è che il futuro sia uguale al presente, in un'eterna e mortale ripetizione. La sicurezza offerta dall'ipetrofìa normativa viene pagata con la perdita della libertà, e quindi del futuro.

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