Diritto
all'oblìo e immortalità (Vanessa Gucci)
La vita amplificata dalla Rete |
||
Si fa un gran dibattito sul "diritto all'obìo", come diritto che la società dimentichi il nostro passato. Il concetto viene esteso alla Rete come diritto a far scomparire da essa tutte le informazioni che ci riguardano. L'idea fa parte del bagaglio ideologico della post-modernità che, dopo aver azzerato il futuro, vuole cancellare anche il passato. La cancellazione del futuro serve alla conservazione dello status quo, mentre la cancellazione del passato serve alla negazione della responsabilità. In base a questa bizzarra idea dovremmo dimenticare i criminali nazisti e i loro fiancheggiatori, i femminicidi e i pedofili dell'altro ieri. Soprattutto dovremmo dimenticare la Storia. Tradizionalmente, il ricordo dura tre generazioni (nonni-figli-nipoti) poi la memoria si sbiadisce e i bis-nipoti non sanno più nulla dei loro bis-nonni. Questo però non avviene per i registri della Chiesa o dello Stato, e delle altre mega-organizzazioni, che si arrogano il diritto di essere gli unici depositari della memoria. Provate a chiedere il diritto all'oblìo al Comune o allo Stato o alla Chiesa. Provate a sapere dove finiscono e per quanto tempo i dati che vi vengono estorti dalla Sanità e dalle banche. Provate a farvi raccontare che fine fanno le immagini dei milioni di telecamere che ci riprendono in ogni angolo del Paese. La "bufala" del diritto all'oblìo non è che il tentativo delle istituzioni, delle buro-corporazioni e delle multinazionali di detenere il monopolio della memoria. La Rete, nel bene e nel male, è uno strumento di contrasto
a questo monopolio. Grazie ad essa, la memoria è distribuita
e non solo riservata alle stanze del potere. Tutti possono sapere
quasi tutto di tutti. Il tradizionale segreto dietro cui si è
sempre nascosto il potere è oggi, grazie alla Rete, sempre
meno segreto. Naturalmente, questa memoria collettiva e senza limiti di tempo
è sgradita a tutti quelli, potenti e non, che hanno qualcosa
di cui vergognarsi. La Chiesa, lo Stato, i Servizi segreti di ogni
Paese, le istituzioni, le buro-corporazioni, le multinazionali non
apprezzano che per decenni, forse anche per secoli, chiunque possa
venire a conoscere le loro malefatte. Ma è questa la tanto
decantata, a parole, trasparenza. Molte anime semplici si scandalizzano perchè la memoria collettiva e senza limiti di tempo della Rete può riguardare anche dati personali come indirizzi, preferenze, consumi, ideologie che possono essere usati per fini commerciali e addirittura politici. Questo timore è ridicolo, dal momento che dalla notte dei tempi il commercio e la politica si basano sulle informazioni personali, e da almeno un secolo la profilazione del potenziale cliente o elettore è strumento comune di tutte le mega-organizzazioni economiche e politiche. Il marketing, i mass media, le forze politiche vivono e crescono usando i dati e i profili di chiunque. Un secolo fa l'uso dei dati era primitivo. I venditori porta a porta delle enciclopedie si basavano su gli elenchi degli iscritti alle biblioteche. I produttori televisi di quiz usavano i sondaggi. La DC faceva propaganda nelle parrocchie (profilo: cattolici fedeli) e il PCI nelle fabbriche (profilo: operai arrabbiati). Oggi l'uso dei dati è solo più sofisticato perchè la Rete consente dettagli prima impensabili. Invece, quelli che non hanno niente di cui vergognarsi hanno qualche vantaggio da questa Rete trasparente e senza tempo. Il primo è il maggior controllo sulla Storia, col richiamo semplice e immediato del passato di chiunque. Il secondo è una sorta di immortalità virtuale, perchè forse anche fra sei/sette generazioni qualcuno potrà trovare traccia della loro esistenza. |