Piccolo dizionario per
dirigenti del XXI secolo

Consapevolezza ruolo

Un ruolo è il crocevia delle aspettative del soggetto che lo detiene e del contesto in cui si esplica. Il mio ruolo è la risultante di ciò che io mi aspetto e gli altri si aspettano da me. Si tratta di non fare solo ciò che voglio io, ma nemmeno solo ciò che vogliono quelli che mi circondano: dobbiamo trovare una mediazione creativa ed efficace rispetto agli obiettivi. Essere consapevoli significa sapere ciò che si vuole da se stessi e ciò che gli altri vogliono da me. Se gli altri si aspettano qualcosa da me, e mi hanno dato un certo ruolo, significa che ho un valore ed una certa importanza per loro. Avere consapevolezza del proprio ruolo significa essere orgogliosi del proprio valore per gli altri, e responsabili delle attese che gli altri ci rivolgono. Avere un ruolo dirigenziale consapevole si traduce nella conoscenza del valore e della responsabilità che si ha verso coloro che ci circondano: se gestiamo al meglio il nostro ruolo, sia noi che gli altri ne traiamo un vantaggio economico, sociale, morale, ecc.

Visione strategica

Avere una visione strategica significa essere centrati anche sul futuro. Il che è possibile a partire da una buona conoscenza del passato e del presente, ma anche dalla capacità di immaginare, anticipare, sognare. Chi pensa che il mondo sia un dato cui bisogna solo adattarsi, non ha visione strategica: semmai si limita al vaticinio di un destino predeterminato. Chi pensa che il mondo sia una costruzione da fare assieme ai compagni di strada, è portato ad immaginare la "cattedrale" finita, a fare progetti per realizzarla, a impegnare tutte le sue forze per dirottare il destino. Avere una visione strategica significa avere la capacità e la libertà di pro-gettare il mondo intenzionalmente, di verificare i passi di avvicinamento al sogno, di correggere le deviazioni dalla meta. La strategia è una liberazione dal destino.

Responsabilità

La responsabilità è la capacità di "rispondere" alle attese proprie ed altrui. Il termine si collega a ruolo e ad impegno. Assumendo un ruolo o un impegno legittimo le attese dell’interlocutore verso il fatto che risponderò ad esse. Non essere responsabile significa tradire le attese. Chi fa conto su di me, a causa del fatto che ho assunto un impegno o un ruolo, ha il diritto di aspettarsi che io mantenga la parola data. Mantenere la parola data è uno dei pochi comandamenti laici sui quali nessuna religione o ideologia trova obiezioni. L’unica eccezione ammessa è quando la responsabilità verso qualcuno contraddice la responsabilità verso principi di fondo (è il caso dei militari che rifiutano la responsabilità di commettere crimini). Comunque non si tratta della vittoria della irresponsabilità sulla responsabilità, bensì la prevalenza della responsabilità verso qualcuno/qualcosa rispetto alla responsabilità verso qualcuno o qualcosa d’altro. L’irresponsabilità è un tradimento, tanto più grave quanto più libera è stata l’assunzione della stessa.

Leadership & Teamship

Essere un leader ed essere in un team sono la stessa cosa. Non esistono leaders senza team, né teams senza leaders. Essere leader è diverso che essere "capo" come essere un team è diverso che essere tante persone. Un team, un gruppo, una squadra è un insieme di persone legate in un modo che ne fa più della somma dei singoli. Un team è un organismo che non è solo composto di parti ma ha anche un’anima/psiche/spirito, che ne fa un’unità formidabile. Il leader è la personificazione dell’anima del team, ma possiamo anche dire che un team è la incarnazione plurale dell’anima del leader. Un leader non comanda: rappresenta i bisogni del team, siano questi espressi o inespressi. Per un team, identificare un leader, equivale a identificare la propria identità ed unità. Per un leader, promuovere e far crescere il proprio team è un modo per sviluppare se stesso.

Pluriappartenenza

La storia di questo secolo è la storia della frantumazione, della crisi dei sistemi integrati(Io, famiglia, comunità, Stato). E’ la storia della fine delle certezze, delle sicurezze e delle chiarezze. E’ la storia della piena maturazione della secolarizzazione: il lungo cammino dall ‘appartenenza a Dio, all’appartenenza a se stessi. Nel crepuscolo di questo cammino l’appartenenza a Dio è finita, quella a se stessi non è ancora stata trovata: per ora apparteniamo a tutti ed a nessuno. Possiamo vivere questa condizione come un’angosciante condanna, come perdita e confusione, come ricerca fittizia di monoappartenenze perdute. Oppure possiamo viverla come sfida, come ipotesi, come progetto. L’ambiguità e l’incertezza creano ansia, ma anche libertà. La pluriappartenenza può essere vissuta come come una condizione di apolide, esiliati, rifugiato oppure come ricchezza di opportunità, varietà di possibili, libertà e potere di invenzione. Rivestire tanti ruoli, usare stili diversi, essere plastici e flessibili, senza perdersi ma anzi crescendo è la sfida del XXI secolo. Essere capaci di "far parte" di tanti insiemi, significa avere tanti insiemi dentro di sé.

Assertività

Essere capaci di asserire significa saper esistere, esserci ed essere-con. Stare nella vita e nella storia con un proprio segno originale ed irripetibile. Il che non ha niente a che fare con l’essere contro. L’assertività è uno stile che deriva dalla volontà di contribuire e dalla assunzione di responsabilità. Farsi carico, essere parte, prender parte, dare ciò che possiamo di noi è un piacere prima che un dovere. Chi non è assertivo non c’è. E’ comprensibile che nel secolo del dubbio, l’assertività possa apparire una finzione o una forzatura. Il fatto è che essere assertivi non include credere in una cosa valida per sempre e per ovunque. Assertività è credere in qualcosa "qui ed ora", stante la situazione, visto il contesto.

Soggettività

La soggettività non è l’individualismo come il soggetto non è il singolo. Soggetto è qualsiasi ente umano (singolare o planetario) che funziona non solo in base alla logica razionale ed all’economia, ma anche in funzione delle emozioni e della psico-logica. Il soggetto è per definizione pluridimensionale ed il suo comportamento è determinato dal futuro, almeno quanto dal passato e dal presente. In termini spaziali, il soggetto coincide col territorio coperto dalle sue sinapsi: cioè si definisce attraverso le relazioni.