Il consumatore diventa lavoratore: lo zenith del capitalismo Ektor Georgiakis | ||
La prima fase del capitalismo ha visto i lavoratori come proletari,
possessori della sola prole, e incapaci di consumare i beni che
producevano. La paga per la produzione di uno spillo non consentiva
al lavoratore di comprarlo. La forma più primitiva di questo terzo tipo di capitalismo è quella del karaoke-bar. Un luogo dove la gente va a consumare e spendere, per assistere ad uno spettacolo prodotto dalla stessa gente. Chi sono i veri lavoratori-produttori in un karaoke-bar? Gli avventori che spendono per un servizio offerto da loro stessi. Qualcosa di simile avviene nelle discoteche, che hanno sostituito i clubs con pianista, orchestra e spettacolo. La gente non va in discoteca per ballare o per assistere ad un concerto, ma per vedere se stessa che balla. Il prodotto ballo è insieme creato e consumato dagli stessi soggetti. Il proprietario del bar o della discoteca paga uno sparuto gruppo di lavoratori "di servizio", ma ottiene gratuitamente quello che prima pagava come "show" e costituiva il costo più rilevante della sua impresa. Forme simili a questa sono usate dalle agenzie fotografiche e dagli istituti di ricerche mercato. I fotografi di moda retribuiscono le modelle che sono le lavoratrici che producono gli oggetti in vendita (le foto). I fotografi di panorami o città vendono un prodotto che costa zero. I fotografi di attualità, gossip, costume vendono prodotti lucrando su oggetti che "lavorano" gratis. Gli istituti di ricerche di mercato vendono la raccolta di opinioni altrui. Gli intervistati sono i lavoratori che producono la ricchezza, gratuitamente e senza nemmeno ricevere in cambio un servizio. Una forma più avanzata di questo capitalismo è quella messa in atto dalle imprese televisive negli ultimi vent'anni. I quiz, i talk shows, i realities, le interviste: sono tutte formule nelle quali i produttori di ascolto-ricchezza sono gli stessi spettatori. La gente assiste a programmi nei quali vede solo se stessa. I telegiornali una volta disponevano di giornalisti. Oggi si basano su lettori di Twitter, distributori di filmati YouReporter o YouTube, divulgatori di ricerche di mercato. Anche qui, l'imprenditore televisivo guadagna fornendo un prodotto con un modesto gruppo "di servizio" -che si può permettere di pagare moltissimo-, e con una marea illimitata di lavoratori-spettatori. L'apoteosi di questa formula è quella dei social network come Facebook, Twitter, YouTube, Flickr, Pinterest. Facebook è arrivato al miliardo di utenti con meno di 3.000 dipendenti. Rifornire con un servizio quotidiano 1 miliardo di utenti, avrebbe richiesto 1 milione di dipendenti nella fase primitiva del capitalismo. Oggi Facebook produce ricchezza ed è quotata in Borsa con un numero di lavoratori ridicolo, grazie al fatto che è riuscito a identificare i ruoli di lavoratore e consumatore. Il prodotto che attrae gli utenti è quello che essi stessi forniscono. Un miliardo di consumatori è anche un miliardo di lavoratori, che ogni giorno producono ricchezza in cambio di un servizio fornito da loro stessi. Abbiamo detto che le conseguenze di questo "zenith capitalismo" saranno travolgenti, ed oggi ancora oscure. Una prima conseguenza però è evidente: i karaoke-bar, le discoteche e le televisioni hanno ridotto in quantità e qualità i lavoratori dello spettacolo. Una seconda conseguenza intuibile è che questa identificazione di lavoratore e consumatore, elimina le retribuzioni e quindi inibisce il risparmio. Se un lavoratore della Ford poteva, attraverso il salario ed i risparmi, diventare azionista Ford, è escluso che il lavoratore-utente di Facebook possa comprare azioni Facebook, visto che come compenso ottiene solo un servizio. Ovviamente, questo modello allettante -per i proprietari- di capitalismo,
sta per essere esteso anche a settori diversi da quello produttivo.
L'applicazione di questo modello in politica va verso una logica
per cui i cittadini svolgono una parte dei servizi pubblici che
pagano per intero con le tasse.
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