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Globalizzazione vs.protezionismo di Guglielmo Colombi

Noi amiamo le alternative. Come nel caso dell'euro: a favore o contro. Non si sente mai nessuno elencare partitamente quali vantaggi e quali svantaggi avremmo uscendo dall'euro, e quali abbiamo restando. O cosa dobbiamo fare per restare o uscire dall'euro riducendo al minimo i danni: solo slogans e atti di fede.

L'elezione di Trump sta portando in voga un dibattito simile e altrettanto inutile: globalizzazione o protezionismo. L'idea che la globalizzazione sia il nuovo idolo della post-modernità è idiota come quella che il protezionismo sia l'unica salvezza. Come idiota è l'idea che si debba scegliere fra le due opzioni. Non ci vuole un premio Nobel per capire che la globalizzazione, come tutti i fenomeni epocali, andava e andrebbe governata, e che un protezionismo mirato può essere una delle leve per attenuarne gli effetti negativi. Per esempio, anche i ciechi laudatori della globalizzazione converranno che proteggere il "made in Italy" è imperativo.

In dodici anni il mondo ha iniziato a cambiare drasticamente, ma non ce ne siamo accorti. Ci sono alcune svolte storiche che la politica italiana ha osservato passivamente o ha affrontato scegliendo sempre la strada peggiore. Tanti punti di biforcazione nei quali i nostri soloni politici hanno preso sempre la direzione sbagliata.

1. Caduta del muro di Berlino (1989)
La caduta del muro è stata la prima data cruciale, che ha dato la stura al predominio del capitalismo sull'intero pianeta senza il contraltare del potere sovietico. Avremmo dovuto capire subito che il capitalismo sarebbe dilagato con le delocalizzazioni industriali e la finanziarizzazione dell'economia. Avremmo dovuto capire subito che tutto il manufatturiero di bassa qualità si sarebbe spostato nei Paesi del terzo mondo e che la finanza avrebbe eroso sensibilmente le sovranità nazionali. Cosa ha fatto la politica italiana? Per mettere sotto controllo la finanza: niente. Per compensare le delocalizzazioni: contrazione dei diritti e delle paghe dei lavoratori, e immissione selvaggia di un esercito di riserva composto da migranti disperati disposti a lavorare senza diritti e a bassissimo costo.
Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Instaurare nuove norme per il controllo del capitalismo finanziario; fare un piano di riconversione industriale e della forza lavoro (dal materiale all'immateriale); aumentare diritti e paghe dei lavoratori più pregiati; aumentare il welfare per i lavoratori espulsi o meno pregiati.

2. Smaterializzazione (1990 e seguenti)
Possiamo datare al 1990 la nascita della rete, anche se era in incubazione da oltre un decennio. Tim Berners-Lee sviluppa proprio nel '90 il primo browser per navigare in Rete.
I beni immateriali hanno iniziato ad avere lo stesso o più valore di quelli materiali. Spazio e tempo hanno subìto una mutazione epocale. Informatica, telematica, robotica era ovvio che avrebbero drasticamente espulso la forza lavoro di basso e medio livello. Era ovvio che avrebbero dato una accelerazione agli scambi finanziari. Era ovvio che avrebbero richiesto una seria trasformazione delle competenze sociali e professionali. Cosa ha fatto la politica italiana? Una struttura digitale da terzo mondo, nessun progetto di acculturazione informatica di massa, le istituzioni scolastiche e formative abbandonate al progressivo degrado.
Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Attivare una seria informatizzazione del Paese; privilegiare gli investimenti nei settori di produzione immateriale, materiale avanzata, e non facilmente delocalizzabile; mettere in campo un grande piano di istruzione e formazione, teso a convertire le competenze della forza lavoro.

3. Torri gemelle (2001)
L'attacco alle Torri gemelle di New York è il punto di svolta della terza guerra mondiale, iniziata con la complicità italiana e sulla base di bugìe della CIA. Fino ad allora il mondo islamico aveva perlopiù subìto restando in difesa, e le sue minoranze terroristiche avevano un spazio contenuto. Le Torri hanno sofferto una sorta di contrattacco. Da allora, il terrorismo islamico ha dilagato ed oggi la vita di tutto l'Occidente è cambiata in peggio. Era ovvio che un terrorismo all'attacco non sarebbe mai stato fermato da forze che stavano in altri continenti, anche se soverchianti. Era ovvio che il terrorismo sarebbe potuto essere controllato solo da regimi islamici forti e sostenuti dall'Occidente. Cosa ha fatto la politica italiana? Ha seguito servilmente l'imperatore americano nei suoi deliri di onnipotenza, e ha contribuito ad abbattere gli unici potenziali regimi baluardo del terrorismo: prima in Iraq, poi in Tunisia, poi in Libia, poi in Egitto e infine in Siria e Yemen. Dietro lo slogan delle "primavere arabe" il Medio Oriente e il Nord Africa, con la collaborazione attiva o l'acquiescenza dell'Italia, sono diventati il terreno di coltura del terrorismo che guarda all'Europa come meta.
Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Sganciarsi dai deliri di ogni imperatore vecchio e nuovo; riprendere la sovranità in politica estera; negoziare e commerciare con tutti i regimi stabili del Medio Oriente e del Nord Africa; favorire le delocalizzazione industriali in quei Paesi in cambio di un controllo del terrorimo e dell'emigrazione selvaggia.

4. Sciagura euro (2002)
L'euro al posto della lira è stata la più grossa calamità dell'Italia nel nuovo secolo. Ha raddoppiato i costi della vita mentre i salari restavano inalterati. Ha quasi azzerato il ruolo della Banca d'Italia. Ma soprattutto ha regalato la sovranità del Paese. E non solo la sovranità economica, ma anche quella giuridica, legislativa e commerciale. Gli stesso ciechi laudatori dell'euro ammettono che non si doveva creare una moneta senza uno Stato; che non si dovevano far aumentare i prezzi senza aumentare dello stesso tasso i salari; che non si doveva fare una Unione fra Stati dal peso specifico enormemente diverso; che non si doveva unificare una moneta senza unificare le regole salariali. Cosa ha fatto la politica italiana? Carte false per farsi accettare nel club; nessun contrappeso all'aumento del costo della vita; nessuno spazio di manovra a difesa della sovranità nazionale; pochissimo protezionismo al "made in Italy".
Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Uscire dall'euro e magari anche dall'UE è forse chiedere troppo, ma non lo è la richiesta di rinegoziare tutti i patti firmati che si sono mostrati solo una trappola per l'Italia; nè l'impegno a portare avanti una politica estera autonoma; nè la scelta di proteggere seriamente tutti i camparti del "made in Italy".

In conclusione, la globalizzazione è ormai inarrestabile ma può essere governata da un Paese che si riprende la sua sovranità, protegge la sua autonomia e le sue peculiarità produttive, adeguando alla sfida dell'immaterialesimo le proprie leggi finanziarie, le condizioni di vita e lavoro dei Cittadini, la politica estera, la cultura.