Prima Pagina Servizi di Ergopolis Strumenti per la Cittadinanza Pagine & Siti
STIMOLO inverno 2008
Decisioni, competenze e conseguenze (Guglielmo Colombi)

Il tema di moda oggi è che la crisi politica si deve alla incapacità o difficoltà a decidere. L'opinione pubblica si impegna alla ricerca di ricette politico-istituzionali: cambiare la Costituzione, modificare la legge elettorale, inventare nuove aggregazioni poltiche. Questa impostazione presume che la paralisi decisionale sia un fatto limitato alla politica. mentre non è così.

Chiunque abbia familiarità con i servizi pubblici (scuola o sanità, poste e trasporti), gli Enti Locali, i Ministeri, i sindacati, molte grandi organizzazioni registra ogni giorno il grado di indecisione di cui soffrono. Le desioni prese sono pochissime, tormentate, dilazionate fino all'estremo, e una volta prese vengono contraddette, disapplicate, rimesse in discussione. Forse l'Italia soffre di un ceto politico incapace di decidere, ma soffre anche della mancanza a tutti i livelli di capi in grado di prendere decisioni e renderle operative.Anche nella vita quotidiana l'indecisione è sovrana. Si stenta a decidere che studio intraprendere, cosa fare coi figli, se sposarsi o no. Si fatica a scegliere fra diverse opzioni di vita, di viaggio, addirittura d'acquisto.

In Italia l'indecisione è sistema. Ci sono molte spiegazioni possibili di questo sistema italico. L'incertezza del contesto, la assenza di regole certe, la perdita di continuità fra passato e futuro, la diffidenza di tutti verso tutti, la diminuzione del senso di responsabilità, sono alcune. Tuttavia qui vogliamo segnalarne due particolari.

Ci sono due categorie che soffrono meno del morbo dell'indecisione: gli individui molto professionalizzati e le organizzazioni sottoposte a un forte regime di concorrenza. I soggetti ad alta professionalità non fanno fatica a prendere decisioni nel loro campo: chirurghi e falegnami, cuochi o elettricisti affrontano ogni giorno decisioni relative all'oggetto del loro lavoro, forti delle loro competenze professionali. Anche molte imprese operanti in mercati competitivi (dal made in Italy alla ristorazione, dall'editoria allo spettacolo) prendono decisioni frequenti, veloci ed efficaci. In base a queste osservazioni, possiamo affermare che i fattori che facilitano la decisione sono la competenza professionale (il merito) e la competizione (il mercato). Merito e mercato hanno una funzione di cogenza, interna ed esterna. Un professionista che non decide, paga in termini di autostima e valore sociale. E' spinto a decidere dalla consapevolezza di sapere cosa fare e di avere titolo per farlo. Una organizzazione che non decide, in un mercato altamente competitivo, paga anche con vita. E' spinta a decidere spesso, in fretta e bene, dalla minaccia che l'indecisione può costare la sopravvivenza.

Merito e mercato sono due cose estranee non solo a molte organizzazioni nazionali, ma anche a molti di noi. I servizi pubblici (Alitalia docet), come molti cittadini, possono permettersi indecisioni che durano lustri, senza dover pagare alcuna conseguenza. I capi che non prendono decisioni non sono sottoposti ad alcuna forma di cogenza, nè interna nè esterna. Come i politici italioti, molti di noi cittadini comuni sono refrattari alle decisioni per insicurezza e senso di colpa. Non sappiamo cosa fare perchè siamo insicuri della nostra identità e del nostro merito. Non ci siamo conquistati i privilegi che abbiamo, non abbiamo alcuna competenza specifica, non siamo mai sicuri di fare la cosa giusta. D'altronde l'Italia è un Paese che richiede un patentino per fare il barbiere, ma consente a chiunque di dirigere un'organizzazione.