Fino a pochi decenni fa, la sfera dei
contenuti e degli stati coscienti non era reputata un oggetto
adeguato di indagine scientifica. Essa appariva troppo sfuggente,
troppo imparentata con concetti metafisici per poter essere ricondotta
al modello naturalistico delle leggi universali e al rigore
dei metodi e delle procedure di controllo in uso
nella scienza.
A partire dagli anni '80, tuttavia, il vertiginoso progresso delle
neuroscienze ha portato conferme sperimentali sempre più
numerose sul legame esistente tra fenomeni cerebrali e processi
mentali. Nello stesso tempo, le realizzazioni sempre più spinte
nel campo dell'intelligenza
artificiale hanno alimentato la speranza di poter riuscire
a riprodurre almeno in parte tali facoltà.
Acquisita in tal modo una solida base fisiologica di riferimento,
l'indagine sulla mente e sulla coscienza ha cessato di essere
considerata un argomento di pura speculazione filosofica, per
entrare a pieno titolo nel campo della ricerca scientifica.
Malgrado i progressi finora ottenuti, una autentica comprensione
dei fenomeni mentali appare ancor oggi un traguardo piuttosto
lontano. Poiché se è vero che numerose esperienze indicano una
stretta correlazione tra i nostri stati mentali e le attività
rilevate in specifiche aree cerebrali, è altrettanto vero che
tale correlazione non ci dice molto circa il rapporto causale
esistente tra i due domini di fenomeni. La correlazione non
spiega come da un insieme di eventi che si svolgono impersonalmente
all'interno dei neuroni cerebrali, si giunga a esperienze soggettive
vissute in prima persona da un determinato individuo.
Gli autori - scienziati e filosofi - che attualmente si interessano
al problema della coscienza e degli stati mentali
sono moltissimi, ed estremamente variegata è la gamma delle loro
posizioni. Ci limitiamo ad indicarne alcune tra le più significative
nell'ambito dell'attuale dibattito.
GERALD
EDELMAN
Principale rappresentante del cosiddetto darwinismo neurale,
concezione secondo la quale il cervello si svilupperebbe in seguito
all'interazione dell'organismo con l'ambiente, secondo un meccanismo
che ricorda molto da vicino la selezione darwiniana.
DANIEL
DENNET
Accanito sostenitore dell'analogia funzionale tra cervello
e computer, tende a sminuire l'importanza dei contenuti soggettivi,
ponendo invece l'accento sugli effettivi processi che si svolgono
nel cervello.
MARVIN
MINSKY
Considerato uno dei padri dell'intelligenza artificiale,
propone un modello di mente costituito da un gran numero di "agenti",
specializzati che cooperano tra loro.
ANTONIO
DAMASIO
Neuroscienziato portoghese che critica la razionalità attribuita
alle nostre scelte. Partendo dall'osservazione di casi clinici,
egli propone un modello secondo il quale le emozioni e
i sentimenti costituiscono una sorta di percorso abbreviato
in molti dei processi decisionali dell'uomo.
THOMAS
NAGEL
Filosofo conosciuto soprattutto per il suo saggio "Che cosa si
prova ad essere un pipistrello?" (1), nel quale egli critica le
pretese riduzionistiche di ricondurre gli stati mentali
ai processi oggettivamente rilevabili all'interno del cervello.
JOHN
ECCLES
Rappresentante moderno del dualismo mente-corpo, rivisitato
alla luce della meccanica quantistica.
ROGER
PENROSE
Partendo dall'osservazione che alcune operazioni compiute dalla
mente umana non sono riconducibili alla computazione, nega
ogni possibilità di riprodurre le capacità mentali tramite un
elaboratore elettronico. Egli ipotizza la possibilità di spiegare
i fenomeni coscienti all'interno di una teoria che unifichi la
relatività con la meccanica quantistica.
JOHN
SEARLE
Critica decisamente il modello computazionale della mente
umana, mettendo in rilievo la differenza sostanziale esistente
tra l'esecuzione meccanica di operazioni sulla base di un programma
(computer) e la comprensione autentica di ciò che si sta facendo
(mente umana).
RICHARD RORTY
Filosofo proveniente dall'area analitica, critica la nozione
di irriducibilità della coscienza, sostenendo che lo stesso
concetto di "mente" è destinato a scomparire col progredire della
conoscenza dei concreti processi cerebrali.
HILARY
PUTNAM
Da una iniziale adesione al funzionalismo, ne ha preso
successivamente le distanze, arrivando a riconoscere una dimensione
autonoma agli stati mentali.
PAUL CHURCHLAND
Uno dei principali sostenitori del cosiddetto "materialismo eliminativo",
secondo cui i contenuti e gli stati mentali sono completamente
riducibili alla sfera dei fenomeni fisici. Churchland rifiuta
il modello computazionale della mente, caratterizzato da
un funzionamento seriale, proponendo invece un paradigma
basato sul connessionismo (vedi reti
neurali), che rappresenta più adeguatamente il modo di operare
del cervello (esecuzione di più compiti in parallelo).
JERRY
FODOR
Si oppone all'analogia tra mente e computer, proponendo un modello
modulare della mente, secondo il quale la mente sarebbe
formata da moduli che agiscono in modo sostanzialmente
autonomo, senza essere influenzati dallo stato generale del sistema.
------------- NOTE
(1) In Hofstadter-Dennet, L'io della mente, Adelphi,
Milano, 1985, pagg. 379-391.
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